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Con Marcello Buiatti i ragazzi dell’ISI di Barga: “Non dimenticate che la vita è la cosa più importante”
Per celebrare la “Giornata della memoria” dedicata alle vittime dell’olocausto presso l’aula magna dell’Istituto Superiore d’Istruzione di Barga, l’incontro con il Prof. Marcello Buiatti Buiatti sopravvisse allo sterminio, dopo essersi nascosto per mesi in un appartamento a Firenze. Ha raccontato a centinaia di studenti la sua storia, ma a loro soprattutto ha rivolto un messaggio sull’importanza della vita. La cosa più importante per tutti noi, ha detto il professore. Ecco le sue parole a proposito della vita Grazie a questa iniziativa, organizzata da ISI, comune di Barga e Tra le righe libri, ancora una volta Barga dimostra una forte sensibilità e una valida progettualità sui temi della Memoria, sull’Olocausto e la Shoah Per la giornata della Memoria il prossimo appuntamento è per venerdì 27 gennaio alle 9,30. Presso l’aula magna verrà presentato “Voci dentro e fuori dal coro”, spettacolo liberamente tratto dalla storia di Giovanni Palatucci, messo in scena dai ragazzi delle classi quinte dei Licei Pascoli e Ariosto di…
Giornata della Memoria; a Barga mercoledì 25 gennaio il Prof. Marcello Buiatti
Un rifugio, una casa segreta, la salvezza dai campi di concentramento. Si salvarono nella chiesa sconsacrata di San Jacopo in Campo Corbolini a Firenze alcune famiglie di ebrei e tra questi Marcello Buiatti. Lui un bambino era appena rientrato fortunosamente con il padre e la madre dalla Libia, dalla quale erano fuggiti, e si trovarono al centro delle ricerche dei nazisti. Si nascosero nell’appartamento collegato alla chiesa lui il padre, italiano, che era già nei partigiani di «Giustizia e libertà», e la madre, una ebrea polacca. Ma non erano soli. Con loro, c’era la famiglia Fiandra: ebrei triestini, due figli di 20 anni che, appena poterono, andarono con i partigiani. C’era una zia, polacca, fuggita da un campo di concentramento italiano il giorno prima dell’arrivo dei nazisti che l’avrebbero portata in Germania. Poi Imre Schwed, anche lui ebreo, con il figlio, Riccardo. Tra i bombardamenti aerei, i rastrellamenti, la fame e anche il tifo (il piccolo Buiatti venne salvato grazie…