- 7 di Redazione

Dalla parte del postino

  Frequentemente ci lamentiamo del servizio postale ma altrettanto frequentemente abbiamo una qualche responsabilità nel malfunzionamento di una macchina che, anche se non è perfettamente a punto, rimane fondamentale per le piccole e grandi cose di tutti i giorni. Quando troviamo la nostra busta nella cassetta delle lettere non spendiamo più di tre secondi a pensare come sia finita lì: l’ha sicuramente portata il postino… ignoriamo però che, come per noi, quel lavoro di consegna è stato fatto per almeno duecento o trecento altri indirizzi. Se anche solo la metà, o un terzo delle destinazioni creano un piccolo contrattempo al portalettere – numero civico non corretto, indirizzo approssimativo, cassetta postale poco visibile – è facile capire come il lavoro di distribuzione si complichi: ecco la testimonianza di qualcuno che ogni mattina vive questa situazione Parlare male del postino è come sparare sulla Croce Rossa o sul pianista, come volete voi. Perché questo? Perché è molto più facile criticare l’operato di persone che ogni giorno con…

- di Stefano Elmi

Le valli valdesi della Toscana

Fu Giorgio Spini che iniziò a chiamarle ‘Le Valli Valdesi della Toscana’, come le ben più grandi, sia per estensione che per popolazione, valli piemontesi. Il professor Spini vi trovò rifugio nel periodo della guerra, e successivamente, nel dopoguerra, furono molti i suoi soggiorni estivi col figlio Valdo e tutta la sua famiglia. Renaio, Tiglio e  Piastroso sono oggi rispettivamente le frazioni montane dei comuni di Barga e Coreglia Antelminelli, divise dai torrenti Ania, Loppora e Corsonna dall’altro lato. Erano i centri più importanti dove vivevano molte famiglie valdesi. La presenza documentata lungo queste valli risale al 1879. In quell’anno alcune famiglie, soprattutto di figurinai di origine lucchese, di ritorno dalla Francia decisero di stabilirsi su queste montagne. A seguire anche altre famiglie di emigranti di ritorno dal Regno Unito, in particolar modo dalle miniere del Galles, si stabilirono fra queste montagne. In entrambi i casi tutti questi nuclei familiari erano entrati in contatto con la realtà protestante di quelle…

- di Maria Elena Caproni

L’ultimo barbiere

BARGA – Il barbiere, essere dalle dita agili sempre dotate di forbice o rasoio, dalle orecchie sempre pronte alla confidenza, custode di segreti personali e di una cultura popolare maschile; figura che rischia ormai di scomparire soppiantata da aggeggi elettrici, parrucchieri unisex, tempi sempre più veloci. A Barga, fino all’anno scorso i barbieri erano tre: adesso resiste soltanto quello sul Ponte, Mario Carminati, l’ultimo rimasto nella sua bottega ferma nel tempo ad accogliere clienti per “barba e capelli”, ma soprattutto per i capelli, dato che le barbe, ormai, hanno trovato il loro paradiso nelle lamette ultratecnologiche  e nei sempre più funzionali rasoi elettrici. Comunque non si perde d’animo, e ci dice, schietto “finché campo , questo è il mio lavoro”, anche perché è il lavoro che fa da una vita: aveva 13 anni quando ha cominciato, adesso ne ha 61 e potenzialmente ha ancora diversi anni davanti a se per radere gli uomini barghigiani. Ma la lunga esperienza del Carminati…