Amarezza e sconcerto; delusione e rabbia: la tanto attesa “relazione” ha davvero scontentato tutti. Ieri è stata infatti presentata, in sede di conferenza generale dei sindaci, la relazione prodotta per definire quale tipo di ospedale unico si potrà costruire a Piano della Pieve se e quando verranno dismessi i due presidi presenti.
E gli esperti non ha dato buone notizie. Nel senso che, calcolati flussi, utenti, distanze, l’ospedale unico della Mediavalle avrà 80 posti letto, di cui solo 64 per le attività ordinarie e il day surgery. Dieci posti di quelli totali saranno infatti destinati alla riabilitazione (contro i 20 presenti attualmente) e 6 per degenti a bassa intensità di cure, ossia, per il sistema di assistenza integrato delle Case della Salute.
Anche le specialità presenti subiranno una riduzione con, in particolare, la scomparsa dell’ortopedia e della chirurgia. Attività che, secondo gli esperti, in Valle non hanno sufficiente casistica da giustificarne la presenza.
Resteranno invece il pronto soccorso, il punto nascita, la riabilitazione e il reparto di medicina, che saranno integrati da un potenziamento delle attività territoriali come l’assistenza domiciliare.
Nell’ottica della razionalizzazione avviata dalla Regione emerge chiaramente l’idea che la sanità è cambiata sia per quanto riguarda l’offerta che la richiesta e quindi, il nuovo ospedale, dovrà esprimere questa nuova via, fatta di minor permanenza dei pazienti nei reparti, di integrazione tra strutture, di rotazione dei medici su diversi presidi.
Non è quello che si desiderava, però, anche se in molti già avevano previsto che il nuovo ospedale di Piano della Pieve sarebbe stato di tipologia “ridotta”. Scontenti ovviamente i sindaci della Media Valle e Garfagnana, che hanno chiesto di poter discutere con calma a proposito di questa relazione che cambia di molto le aspettative.
E se fosse stato costruito altrove, il nuovo ospedale, sarebbe stato diverso? Impossibile da sapere, né l’assessore regionale né i tecnici che hanno studiato la relazione si sono espressi.
La seduta, avvenuta alla presenza di rappresentanti comunali di tutta la provincia, del direttore generale dell’ASL 2 Antonio D’Urso e dell’assessore regionale alla sanità Luigi Marroni, è stata aperta proprio da un commento di quest’ultimo a proposito della ancor più temuta chiusura o depauperamento dei piccoli presidi ospedalieri della toscana.
“Nessuna soppressione è prevista – ha dichiarato Marroni – in nessuna delibera si parla di chiusure”; a quanto si è appreso ieri da Marroni, infatti, la Regione ha intenzione, anzi, di potenziare i piccoli ospedali investendo sulle singole potenzialità. L’accordo sindacale medici – regione avvenuto agli inizi di luglio non avrà quindi l’effetto di far sparire posti letto come si era temuto. “Gli ospedali oggi sono 41 e 41 rimarranno”, ha dichiarato l’assessore riferendosi alla situazione dell’intero territorio regionale.
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Luti Giuseppe
28 Luglio 2013 alle 15:29
Ospedale
Ci si arrampica sempre sugli specchi del politichese, per dire nello stesso tempo non dire. Gli ospedali ci sono già e non occorre farne uno nuovo di zecca e peggiorativo della somma dei due già esistenti. Dovrebbe essere anche il pensiero di tutti coloro che “dovrebbero” avere a cuore la salute spicciola di tutti di noi. (N.B. – “spicciola” non perchè non conti niente o poco, ma perchè la salute di tutti noi può essere un intervento eseguito per salvare una vita o eliminare un qualcosa che ci da”noia e ci molestia”, come di una seplice radiografia e/o ecografia o Tac veloce, o ancora più semplicemente per venire a capo di una puntura di insetto o qualsiasi cosa anche la più banale che può sembrare ad un occhio profano. Finchè non si capisce e si adotta la semplictà delle cose, si faranno sempre troppi discorsi, e quando si fanno fatti, sono quasi sempre fatti che accontentano alcune “lobbies” che lucrano senza ritegno su tutto quello che fa girare i soldi. E’ ormai una pratica assodata e di cui tutti noi, cittadini e quelli che fanno politica, sanno e sanno bene. Altrimenti non spieghererebbeil motivo per non rendere integranti di due ospedali esistenti invece di spingere in tutti modi per un ospedale nuovo che non soddisfa affatto le esigenze alla salute degli abitanti della Valle del Serchio. Dai Carpinelli a Valdottavo., Da Pradarena al Piaggione. Da Gramoazzo-Gorfigliano a Bagni di Lucca.Mai fidarsi di “politicanti” che non abbiamo eletto noi e che soprattutto non “sanno niente” del nostro territorio. Lottiamo per tenerci i nostri due “MEZZI OSPEDALI” e facciamo in modo che non vengano smantellati. E bando alle dispute su dove essere o non essere un determiato reparto. Basta la pantomima “deve essere a Castelnuovo” o “deve essere a Barga”. MI sembra che la spartizione attuale possa essere accettata senza tanti discorsi. Quello che non dovremmo mai accettare è che i “politici” (Sindaci, assesssori, rappresentanti dei partiti che eludono le direttive della loro parte politica magari per ragioni di mero e negletto campanilismo, deputati, senatori, ammistratori della Asl, tutti quelli che navigano e “mangiano” con la nostra salute ) ci dicano “QUELLO CHE VOGLIAMO SECONDO LORO”. Ora Basta. Non se può più.Giuseppe Luti28 luglio 2013 – ore 15,20