Barga sulla Linea Gotica (11) – il tragico Natale barghigiano (settima e ultima parte)

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(nell’immagine: la chiesa di S. Frediano polverizzata dai bombardamenti aerei del 27 dicembre 1944)

Come annunciato nel precedente articolo eccoci tornati a Sommocolonia. Il ferrigno Castello non è più quello di tre giorni fa – prima della fatidica e cruenta Battaglia di Natale – che seppur già duramente colpito dalle cannonate Alleate e dell’Asse, mostrava ancora la sua bella fisionomia. Ora che siamo al 29 dicembre è semplicemente un ammasso di fumanti rovine.

La sua gente, con il rettore della parrocchiale S. Frediano don Fredianelli, è tutta fuggiasca, sparsa nei casolari in basso e in balia al terrore. Ogni tanto volgono gli occhi in alto, vorrebbero tornare alle distrutte case per recuperare quel poco che è rimasto, ma non è facile avere il permesso per introdursi nel paese circuito da filo spinato e sorvegliato da sentinelle.

Dalle interviste raccolte nel libro di Solace Wales Sheets “La Battaglia e il bombardamento di Sommocolonia – Testimonianze dal vivo” (1996), possiamo farci un’idea della situazione; distruzioni al paese, con la Torre della Rocca e la romanica chiesa di S. Frediano polverizzata. Incominciamo con uno stralcio dalla testimonianza di Irma Biondi Pedrigi:

“Le case danneggiate gravemente erano tante!!! tante, tante –l’ottanta per cento senz’altro. […] Dopo la guerra hanno portato via anche tanta roba. La gente non c’era, capisci, per quello è stato portato via tanto, perché il paese è rimasto in balia di se stesso per mesi, mesi e mesi […]”.

Gina Marchetti ci fa conoscere la situazione in cui venne trovata la Torre della Rocca e la chiesa:

01la_chiesa_di_frediano_distrutta_dai_bombardamenti_aerei..jpg“Gli americani hanno distrutto quella bella torre che era proprio una torre magnifica lì alla chiesa. (nell’immagine a fianco) […] Ci aveva uno spessore molto grande! I travi erano bellissimi. In cima c’era un bellissimo albero e ci si ballava – c’era una bella terrazza. Prima della guerra ci si ballava tante volte. Era molto grande, una bella terrazza. Poi tutti quelli che venivano al paese andavano sulla torre per vedere tutto il panorama. Si vedeva Castelnuovo, tutto si vedeva perché la torre era altissima, non so quanti metri era, ma era bellissima. […]

Poi c’erano tante case che sono state distrutte. Dov’è la mia sorella Maria Marchetti Guidi, lì tutto quel prato sotto erano case lì, tutte case…
Prima la chiesa era anche quella bellissima. Ora, no, perché è stata ricostruita e l’hanno fatta moderna.
Era stile romanico, ma era bellissima. C’erano tutti quei vetri belli verdi, celesti, ma tutti come lavorati con le figure di apostoli. In proporzione era la stessa come ora, però la facciata era più bella. […]”.

La distrutta chiesa di S. Frediano.

Sommocolonia fu veramente danneggiata in tutto, tanto che nei ricordi di quei paesani, sempre tratti dal libro di Solage Wales Sheets, si rammentano anche i castagni, importantissimi per la loro economia, che a causa dei cannoneggiamenti e bombardamenti aerei al termine del conflitto incominciarono a seccare. Così ci dice Pina Chiappa circa la farina di castagne:

“ […] Noi si campava sempre con quella. […] Quando è venuta la guerra, tutte quelle bombe, tutte quelle cannonate, quella polvere hanno seccato tutti i castagni. E’ successo come alla nube di Chernobyl. Li ha bruciati tutti e le castagne sono sparite, poco alla volta… […]”.

74sommocolonia.jpgIrma Biondi Pedrigi che abitava a Sommocolonia, personalmente mi racconta che per tanti mesi il suo distrutto paese rimase in balia di se stesso e degli sciacalli. Ci si tornava ogni tanto con la speranza di poter recuperare qualcosa ma tutto era quasi inutile. All’ingresso in paese ci accoglieva un odore insopportabile che si attanagliava alla gola, togliendoci il respiro. Si avanzava tra le rovine con il fazzoletto alla bocca ma anche quello serviva a poco. Vidi anche ai bordi della strada un elmetto da cui usciva un grosso verme.

Irma mi racconta ancora che la chiesa romanica di S. Frediano, già colpita in qualche parte dai cannoneggiamenti di entrambi gli schieramenti, specialmente dagli Alleati il giorno 26 – quello della Battaglia – nel pomeriggio del 27 dicembre fu bersaglio dei cacciabombardieri Alleati che ne attuarono la completa distruzione.
Vivemmo per mesi in condizioni drammatiche, con gli uomini costretti dai tedeschi a portare i loro feriti nelle retrovie. Si era tutti sparsi qua e là rifugiati in case molto più a basso rispetto al paese, in tutto il territorio di Barga e oltre.
(a fianco: la torre della rocca di Sommocolonia distrutta)

Uno spaccato di cosa volle dire la guerra a Sommocolonia si trova anche nel libro di Bruno Sereni “Barga paese come tanti” del 1947:

“Gli sfollati di Sommocolonia e di Catagnana, ai quali è vietato di tornare alle loro case, che del resto non sarebbero neanche più abitabili, si trovano in pietose condizioni. Non hanno indumenti, non hanno scarpe. I bambini tremano dal freddo. Le custodie di cartone catramato dei bossoli da cannone delle batterie anglo-americane, diventano dell’ottimo combustibile. I ragazzi si avvicinano ai pezzi, raccolgono le custodie, ne fanno fasci, se li caricano in ispalla.
I soldati non dicono nulla, lasciano fare. I ragazzi prendono confidenza, oltre alle custodie prendono anche i bossoli di ottone. I soldati non dicono nulla, lasciano fare.
90sam_7663.jpgHa inizio il commercio dei bossoli di ottone. Gli artigiani li lavorano trasformandoli in coperchi, in bacinelle e qualche artista del ferro battuto tirerà fuori da quei bossoli delle artistiche anfore con bassorilievi. Il genio inventivo ed artistico del popolo è sempre in funzione operativa.”

I bombardamenti aerei degli Alleati su Sommocolonia si verificarono circa le ore 13 del 27 e nella mattina del 28 dicembre.
Dal libro “Barga sulla Linea Gotica” di mons. Lombardi apprendiamo come don Fredianelli, parroco di Sommocolonia rifugiato con tanti suoi compaesani in Merizzacchio, fu avvisato che la sua chiesa era stata polverizzata:

“Il giorno 28, quando ancora era in Merizzacchio, D. Fredianelli fu avvertito da persona che dalla montagna seguiva l’attività degli aerei, che la sua chiesa era stata distrutta da bombe aeree. Contemporaneamente veniva a conoscenza che i tedeschi si ritiravano; ma ormai l’irreparabile era avvenuto”.

Don Fredianelli, il 4 gennaio 1945, ottiene dal Comando Alleato un permesso per recarsi a Sommocolonia a salvare qualcosa della sua chiesa e canonica. Poi scattò il divieto di salire al paese e tanta altra roba andò irrimediabilmente perduta. Fortuna volle che alcune cose sotterrate fossero state in precedenza recuperate.
La ferrigna Sommocolonia, contro di cui non ce la fecero neanche i medicei a espugnargli la Rocca, ora giace sconquassata in tutte le sue parti, con la sua gente raminga per tutto il territorio.
Intanto, le posizioni dei due schieramenti sono tornate sulle vecchie posizioni. Barga e la sua campagna sono tornate a essere battute dall’artiglieria dell’Asse. Gli Alleati riforniscono la gente di viveri e indumenti e tutti impazziscono per accaparrarsi le cose. Il Governatore Alleato ha il suo daffare a tener buoni gli animi esasperati dalla fame, ma è un sottosopra infernale, anche con sfondi politici di un’appartenenza che ora è di là con l’Asse. Intanto, la guerra non si è ancora fermata. (continua)

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