KME Fornaci; addio al rame, dal 2016 si coltiverà

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Svolta epocale alla KME di Fornaci. Una storia di 100 anni dedicata alla metallurgia ed alla produzione del rame è destinata a chiudersi ancor prima dell’anniversario dei cento anni e la fabbrica di Fornaci a svoltare definitivamente pagina dal 2016 con la trasfornazione dello stabilimento nel più grande impianto europeo di coltivazione idroponica (tecnica di coltivazione fuori suolo: la terra è sostituita da un substrato inerte (argilla espansa, perlite, vermiculite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite, ecc.).
Una notizia shock se si vuole, comunicata oggi ai sindacati nell’ambito dell’incontro con i vertici aziendali previsto a firenze per affrontare la difficile situszione di KME in Italia.
Così l’hanno definitiva i sindacati stessi che si sono riservati di approfondire meglio quanto proposto dall’azienda alla cui base sarebbe un programma di rilancio delle attività in Italia per uscire da una crisi che secondo KME non può essere superata da azioni tampone dell’attuale produzione che servirebbero solo a ritardare, parole dell’azienda, l’ineluttabile. A ritardare insomma la chisura dello stabilinento di Fornaci di Barga.
Così oggi, nell’incontro tenutosia Firenze con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, i vertici del Gruppo KME hanno illustrato un ampio programma triennale di rilancio delle sue attività in Italia, che si articola in due capisaldi: settore rame: concentrazione delle produzioni di Fornaci di Barga (laminati e prodotti speciali) in Germania per ottimizzare la capacità produttiva e contemporanea creazione in Italia di una Società di Distribuzione per garantire e rafforzare la leadership sul mercato italiano dei prodotti del gruppo. Firenze sarà trasformata in un Centro Servizi per tutto il Gruppo, con forte riduzione della struttura dirigenziale e utilizzo degli ammortizzatori sociali a livello attuale (o equivalenti più efficienti); Nuove attività: trasformazione di Fornaci di Barga nel più grande stabilimento europeo di agricoltura idroponica. Realizzazione su un’area di 40 ettari di un impianto idroponico che impiegherà a regime 400 dipendenti con un investimento previsto di 50/60 mln di € nell’arco di tre anni. Sviluppo inoltre della Dynamo Social Valley a Campo Tizzoro, in stretto collegamento con le attività di Dynamo, per la realizzazione nell’arco di tre anni di un polo di diffusione di imprese sociali dedicate a progetti di sostenibilità ambientale, salvaguardia del territorio e inclusione sociale.
“KME – sta scritto in un comunciato ufficiale – ha comunicato alle rappresentanze sindacali i principali termini del progetto di ristrutturazione e riconversione sopra descritto, nella convinzione che la concretezza degli obiettivi indicati possa portare non solo a salvaguardare i livelli occupazionali, che restano una delle priorità delle strategie aziendali, ma anche ad aprire importanti prospettive di sviluppo in settori altamente innovativi e di indubbio impatto per la promozione e la tutela del territorio.
La svolta strategica illustrata ha come premessa la necessità inderogabile per il Gruppo di assicurare sostenibilità economica anche nel contesto di un quadro obiettivamente deteriorato, a causa di un mercato mondiale del settore dei semilavorati dei metalli non ferrosi in crisi oramai strutturale.
KME ha infatti sostenuto negli ultimi 10 anni perdite in Italia pari ad oltre € 200 mln ed effettuato investimenti per €130 mln. Proprio per questo il Gruppo ha scelto di proporre alle parti sociali non delle mere azioni di tamponamento utili solo a ritardare l’ineluttabile, bensì un concreto piano di rilancio imprenditoriale con reali prospettive di successo stabile e duraturo per tutti gli stake holders.
KME è fiduciosa che le parti sociali coinvolte vorranno e sapranno condividere le scelte innovative proposte, che avranno tanto più possibilità di successo quanto più saranno frutto di spirito costruttivo e di collaborazione”.
La parola ora passa ai sindacati e la riflessione si apre tra tutti i lavoratori dell’azienda che si troveranno ad affrontare quella che in apertura definivamo una vera svolta epocale, svolta epocale nella storia industriale e del mondo del lavoro di Fornaci.
Di più per il momento non è dato sapere sul mantenimento di qui ai prossimi tre anni dei posti di lavoro esistenti, ma dall’incontro di Firenze sarebbe emersa la volontà di garantire, anche attraverso ammortizatori sociali, i posti e di arrivare ai 400, 450 posti che a regime dovrebbe garantire il nuovo progetto industriale anche attraverso prepensionamenti ed uscite volontarie.

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