Un Natale del Futuro

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Anno Galattico 3024.

Geffer Baygon imprecò alla vista delle troppe astronavi che orbitavano intorno all’asteroide doganale che s’ingrandiva negli schermi di prua.

«Grandi Stelle! A che serve avere dei motori a curvatura se ogni volta devo perdere tutto questo tempo?»

Mentre il raggio traente posizionava la sua nave in fondo alla coda per l’ispezione si accese nervosamente una Krypton.

In un angolo della cabina di pilotaggio l’ologramma che rappresentava un verde alberello carico di piccole sfere colorate vibrò di un leggero tremolio come per ricordargli che, secondo il tempo del proprio pianeta, dopodomani sarebbe stato Natale e lui si trovava ancora a diversi anni luce da casa.

Quell’anno il suo lavoro di corriere galattico aveva reso abbastanza bene e così aveva promesso a sua moglie e a sua figlia di otto anni che avrebbero passato delle feste indimenticabili su Dolomya.

In quel piccolo pianeta ai margini della Cintura di Orione era stato ricreato fedelmente il favoloso paesaggio e la festosa atmosfera natalizia di un territorio che anticamente pare si trovasse in una zona chiamata Tyrolia, nel pianeta Terra dov’era nata la razza umana che adesso colonizzava gli spazi.

Grazie a un colpo di fortuna era riuscito ad affittare una graziosa baita con un grande camino in pietra alimentato con la legna tagliata nei rigogliosi boschi perennemente innevati.

Ancora ricordava come brillavano gli occhi della bimba al pensiero delle gite in turboslitta e delle discese con i nuovi sci a induzione micronica e non voleva assolutamente deluderla arrivando in ritardo.

E poi anche lui aveva bisogno di staccare dalla propria vita di vagabondo degli spazi e pensava che qualche serata intima davanti al fuoco lo avrebbe rimesso a nuovo.

C’erano momenti in cui si sentiva alienato proprio come il protagonista di “Rocket Man”, quella vecchissima canzone di Aldon Gions, o come diavolo si chiamava quel tipo strano del ventesimo secolo che aveva visto su Galaxy TV.

Mentre la Krypton si consumava in lente volute azzurrine si ritrovò a pensare al Natale.

Su questa festa circolavano molte leggende le cui origini sparivano a ritroso in un passato del quale non rimanevano che labili e controverse tracce.

Una delle tante storie ne faceva risalire l’origine alla venuta sul pianeta Terra di un certo Messia e lui, pur non avendo una posizione in proposito, pensava che, siccome parlava di buoni sentimenti e portava gioia ai bimbi, fosse da accettare di buon grado.

Per il suo animo impaziente la fila delle navi in attesa alla dogana avanzava talmente lenta che poteva quasi vedere i singoli granelli di sabbia cadere, uno a uno, nell’enorme clessidra del tempo.

E poi c’era la questione del Krop…

Bastava il possesso di pochi grammi per essere condannati a pene severissime e lui ne stava contrabbandando molto, ma molto, di più.

Il Krop era una sostanza estremamente velenosa che veniva ricavata da una pianta presente solo nel settore K-15 della stella Banik-Ostrava.

Una volta raffinato veniva trasformato in Allumax, un potentissimo allucinogeno che pare rendesse incredibili i party della nobiltà galattica che, nonostante i divieti, spendeva delle fortune per farne largo uso.

Un rarissimo derivato della raffinazione dell’Allumax, chiamato Spandex, era l’unica speranza di bloccare la rara malattia che stava minando la salute mentale di sua figlia.

Ridotto alla disperazione, Geffer Baygon aveva accettato di sfidare la sorte ai confini della galassia per contrabbandare una certa quantità di Krop in cambio della dose di Spandex sufficiente a curare la bimba.

Il ronzio del dispositivo di teletrasporto lo strappò ai suoi pensieri e fece materializzare l’unità cinofila d’ispezione della dogana che, come nei suoi peggiori incubi, era dotata di uno dei famosi segugi telepatici del pianeta Daparox ai quali nulla e nessuno può sfuggire.

Nei lunghi minuti di sudori freddi e di cuore in gola, mentre i doganieri rovistavano nella nave e la mente del cane cercava di scandagliare la sua, Geffer lottava strenuamente per non pensare alla sostanza proibita e alla sua bimba che aveva già manifestato i primi importanti disturbi ma, alla fine, dovette arrendersi e permettere alla superiore volontà del segugio di penetrare in ogni anfratto della sua mente e di leggere tutte le sue speranze, le sue paure e persino le sue disperate suppliche a quello Spirito del Natale nel quale non aveva mai creduto.

Già vedeva le manette scattare ai propri polsi, la nave sequestrata e il futuro di sua figlia in frantumi, quando accadde l’impensabile.

Anziché abbaiare mostrando i denti, il segugio gli si avvicinò uggiolando e leccandogli la mano, al che lui rispose con qualche carezza incredula e impacciata, sotto lo sguardo perplesso dei doganieri che non poterono far altro che decretare l’immediata fine dell’ispezione.

Poco dopo, mentre ai comandi della nave accelerava preparandosi al salto nell’iperspazio, si sorprese a canticchiare un vecchio motivetto natalizio che nemmeno sapeva di conoscere.

Sarebbe arrivato a casa in tempo e col regalo più bello!

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