Natale vuol dire Babbo Natale, Babbo Natale vuol dire regali e bambini, bambini e regali ci riportano agli elfi. E qui si apre un mondo tutto da esplorare. Eh sì, perché gli elfi non sono tutti uguali.
Ci sono quelli che aiutano babbo Natale a produrre e impacchettare regali, ci sono quelli che vanno in “missione” a controllare che che i bambini si comportino a dovere; ci sono quelli che vanno nelle case ad imparare l’importante mestiere di aiutante. Lo sapevate?
Io no. Ecco cosa ho scoperto.
Cominciamo dagli Elfi “controllori”, presenti soprattutto nella tradizione americana ma da qualche anno sbarcati anche in Europa. Prendono il nome di Elf on the Shelf (“Elfi sulla mensola” o Elfi Scout) e arrivano nelle case dopo la festa del Ringraziamento (in Europa attorno ai primi di dicembre) attraverso un portale magico. Di norma restano fino alla vigilia di Natale, ma non è raro che in Italia si fermino fino alla vigilia dell’Epifania. Lo scopo della loro visita è vedere come si comportano i piccoli di casa per poi riferirlo a Babbo Natale, in modo che sia certo che i regali richiesti siano meritati. Gli elfi scout se ne stanno buoni su una mensola o in qualche luogo tranquillo della casa e osservano; non desiderano essere disturbati altrimenti se ne vanno ma si ha notizia anche di qualcuno che è disposto a interagire. Durante il giorno prendono nota, durante la notte, attraverso il portale da cui sono comparsi, volano al Polo Nord a raccontare la giornata dei bambini a Babbo Natale. Si dice che siano molto corretti e preparati nel loro lavoro, ma pare che siano anche un po’ dispettosi. Quindi non è difficile, quando l’elfo scout passa le vacanze di Natale in casa, trovare pasticci grandi o piccoli e qualche marachella.
C’è poi un altro tipo di elfo che può farci visita nel periodo prima di Natale se abbiamo bambini, ed è l’Elfo Apprendista. Anche l’Elfo Apprendista viene inviato da Babbo Natale, ma non per riferire sul comportamento dei bimbi: si reca nelle case per apprendere il mestiere di elfo aiutante. Si tratta infatti di un giovane elfo che deve imparare a interagire con i bambini, capire i loro comportamenti, entrare nelle loro routine per poi, un giorno, avere abbastanza competenze da diventare assistente di Babbo Natale. Anche gli elfi apprendisti sono piuttosto dispettosi ma ricambiano il disturbo proteggendo i più piccoli e lasciando tracce del loro passaggio per divertirli e intrattenerli. E, in questo caso, sono i bambini, alla fine del periodo natalizio, a riferire a Babbo Natale come si è comportato l’elfo durante il training. Se le cose sono andate bene, l’elfo potrà tornare nelle vacanze natalizie successive per specializzarsi ancora di più. Anche l’Elfo Apprendista arriva e riparte da uno speciale portale che può essere invisibile o creato dai bambini di casa ma, al contrario dell’Elfo Scout, si sposta per casa, si nasconde e a volte non si fa nemmeno vedere per l’intero periodo regalando però a tutta la famiglia una magia straordinaria.
E adesso, se siete tra quelli che aspettano ancora Babbo Natale, smettete di leggere immediatamente.
Perché sto per dirvi come sono nate queste usanze del Natale, fresche di una decina di anni o poco più.
La prima, quella dell’Elfo Scout, nasce dal libro The Elf on The Shelf di Carol Aebersold e Chanda Bell pubblicato negli Stati Uniti nel 2005 senza nemmeno troppo successo iniziale. La storia dell’elfo “controllore” ha però attecchito velocemente in famiglie e bambini anche grazie ai social, da un lato per il valore educativo che ha (“non fare il cattivo o l’elfo lo dice a babbo Natale!”) e dall’altro per la magia che porta (Un elfo di babbo Natale come ospite, ma vi immaginate?). E piano piano sono nate pagine web ed eventi tramite cui acquistare, ehm, invitare l’elfo per il periodo di Natale.
Anche l’Elfo Apprendista esce dalle pagine di un libro, questa volta tutto italiano. Sono infatti le autrici Monica Pezzoli e Martina Caterino che hanno raccontato la sua storia fantastica e tracciato la sua identità nel libro “Che la magia abbia inizio. Attenzione: Elfo in arrivo!” e altri libri successivi. L’Elfo Apprendista affonda le sue radici in leggende nordiche, ha un nome (Lumi Amael) ed anche lui ha pagine web e social dedicate. Qui le famiglie ospitanti (soprattutto mamme, va detto) si incontrano e si confrontano andando a creare una grande community che dà letteralmente vita agli elfi.
Piaccia o no, la visita degli elfi in famiglia durante le vacanze di Natale comincia ad essere davvero sentita e partecipata pur essendo una tradizione relativamente nuova. Del resto vogliamo tutti sognare, e a Natale è sicuramente più facile. E, complice la velocità del web e la reattività del mercato, domani anche voi potreste ospitare un elfo in casa vostra senza nessun problema.
La cosa più difficile da reperire è la fantasia, e quel pizzico di incanto con cui ormai raramente entriamo in contatto.
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