Natale e il melodramma

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In concomitanza con la nascita dell’opera lirica, concepita da umanisti fiorentini e romani nel XVII secolo, si compongono opere ispirate al Natale. Tra le prime del 1600 c’è “Il gran natale di Christo salvator nostro” composto da Giovanni Battista da Gagliano e Iacopo Pieri su libretto di Jacopo Cicognini (1622); nel secolo successivo “Per la festa del Santo Natale” di Giovanni Battista Costanzi su libretto di Metastasio (1727). Nel XIX secolo il musicista russo Ciajkovskij compose “Gli stivaletti” su libretto di Jakov Petrovic Polonskij, rappresentato a Mosca nel gennaio 1887, dramma riveduto di un suo precedente lavoro “Il fabbro di Vakula” (1874). L’opera si rifà al racconto “La notte prima di Natale” dello scrittore Nikolaj Valisevic Gogol dove il fabbro, tra numerosi ostacoli, tenta di sedurre la gelida Oksana. Gli accadimenti principali hanno luogo la notte della vigilia e il giorno di Natale. A partire dall’antivigilia fino al Natale si svolge interamente “Il grillo del focolare” (1908) di Riccardo Zandonai, tratto da un libretto ispirato dalla novella di Charles Dickens “The Cricket on the hearth”, uno dei cinque racconti in “Raccolta di Natale”.

Molti altri hanno utilizzato l’ambientazione natalizia o il tema Natale nelle loro opere. Tra gli italiani: Cipriano Pontorno, “La notte di Natale” (1872); Ruggero Leoncavallo, “Chatterton” (1876); Fortunato Cantoni, “Notte di Natale” (1904); Franco Vittadini, “Nazareth” (1925); Riccardo Zandonai, “I cavalieri di Ekebù” (1925); Giuseppe Pietri, “Primarosa” (1926); Giancarlo Menotti, “Amahl and the Night Visitors” (1951). Il Natale fa una fugace apparizione pure in “La Wally” di Alfredo Catalani, musicata da Luigi Illica (1892).

Giacomo Puccini, uno dei maggiori operisti di sempre, fa iniziare la storia della sua Bohéme alla vigilia di Natale. Le vicende dell’opera, rappresentata per la prima volta nel 1896 al teatro Regio di Torino, si svolgono nella Parigi dell’anno 1830. Si tratta di un componimento in quattro “quadri” su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, che avevano tratto ispirazione dal romanzo di Henri Murger “Scene della vita di Bohéme” (anche Leoncavallo, con stessa fonte letteraria, musicò e mise in scena un’opera con lo stesso titolo – Venezia 1897). La spensierata esistenza di giovani artisti bohémien, che affrontano le difficoltà di una vita povera con spirito di avventura, finché la realtà non finisce per schiacciarli, è lo sfondo della sventurata vicenda pucciniana che narra dell’amore tra il poeta Rodolfo e la ricamatrice di fiori Mimi malata di tubercolosi, del capriccio amoroso tra il pittore Marcello e l’esuberante Musetta, dell’amicizia che lega questi giovani con il filosofo Colline e il musicista Shaunard. Nel quadro finale tutti si ritroveranno accanto a Mimi morente. In quella vigilia natalizia le strade parigine sono affollate con venditori di giocattoli e i locali sono pieni di avventori, ma in città c’è una miseria quotidiana elevata e le soffitte, come quella di Mimì, sono fredde. Nel mese di febbraio Mimì muore circondata dal calore degli amici e dell’amato Rodolfo. In questa opera pucciniana si trova sublimata la forza delle passioni giovanili: l’incoscienza, l’ambizione, l’amicizia, la dolcezza, l’amore e la gelosia, congiuntamente al dolore, turbamento che porta alla consapevolezza della morte.

In questo 2024 di Puccini se ne è parlato, giustamente, moltissimo. Anche nel Comune di Barga, che ha confezionato “Barga e Puccini”. Per commemorare il centenario della morte è stato proposto un ricco calendario di manifestazioni iniziate il 19 marzo alla biblioteca Gli Incartati di Fornaci dove, il maestro Massimo Salotti, ha raccontato la vita del compositore lucchese con aneddoti, lettere e testimonianze nel suo “Giacomo Puccini si racconta nel centenario della sua Morte”; eventi continuati con il “Concerto Puccini Rhapsody” a Glasgow; la messa in scena di “Rosa Antico: le donne di Puccini”, a cura dell’Associazione 50&Più, al teatro Differenti; la conferenza del Salotti, a Unitre Barga, “Aspetti signorina… le dirò con due parole chi son…”; e poi concerti, presentazione di libri… Anche Pier Giuliano Cecchi, vice direttore dell’Istituto Storico sezione Barga, lo ha omaggiato con la sua pubblicazione “Puccini e Pascoli tra la fine del XIX secolo e la morte del poeta”. Concludo rammentando un aneddoto natalizio legato al maestro lucchese. I rapporti tra Puccini e Toscanini non erano propriamente idilliaci, e dopo la Prima Guerra Mondiale si raffreddarono ulteriormente. Puccini erroneamente un Natale spedì a Toscanini un panettone. Appena si rese conto dell’errore mandò un telegramma con su scritto “Panettone inviato per sbaglio”. La risposta di Toscanini fu “Panettone mangiato per sbaglio”.

Vi invio, e non per errore, i miei più sinceri auguri di Buon Natale, e che sia pieno di affetto, gioia e serenità. Un particolare augurio giunga agli ammalati.

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