La mattina di venerdì 17 febbraio 1912, Giovanni Pascoli, che è gravemente malato, appoggiato al Dott. Caproni e Maria, dalla sua casa si avvia a salire sulla macchina che lo aspetta a basso sulla strada maestra per la Garfagnana. Castelvecchio è in ambasce, perché tutti sanno che sta seriamente male e ora che è partito lo salutano con grande mestizia, una donna mormora: “Ce l’hanno fatta a portarcelo via”, mentre a Barga non si è parlato di altro. Lui deve andare per raggiungere Bologna sperando in un soccorso medico.
Passato il Ponte di Campia, la macchina ora svolta a destra, sino a una stradina, la cui discesa è stata resa comoda per l’occasione, affinché il mezzo possa raggiungere il treno speciale che lo attende alla piccola fermata del Salice, al casello di Piezza. Il cuore parrebbe fiducioso ma forse è presago, perché ha già salutato molti e con la mano continua a farlo, persone che lui ama. I suoi occhi ripassano ogni cosa intorno, i monti, i boschi e quel “fiume del popolo”: il Serchio. Ha già reso omaggio al frusciante e amato Rio dell’Orso, alla dolce Corsonna, a Barga là sul colle e alla cerulea Pania ed ecco ora che un sordo sbuffo dà l’avvio allo sferragliamento delle ruote sui binari, il treno si muove e man mano le persone si fanno più piccole e lentamente si va a destinazione, alla città di Bologna.
Passano i giorni e poi, ecco La Gazzetta di Barga dell’aprile 1912, aprire la sua pubblicazione con queste precise parole – Era partito di qui e aveva detto: tornerò. È ritornato: non più a cantare … e così inizia il racconto del freddo ritorno del Poeta “nostro” e soprattutto d’Italia.
Era il sabato santo del 6 aprile quando la notizia che Giovannino era salito tra gli eletti pian piano si era diffusa per ogni contrada d’Italia come un tuono che scuote e agita. Anche tra noi, dagli alpeggi al remoto casolare, il cordoglio è universale e ogni cuor gentile, lo piange immensamente. Un murmure lamento che solca e vaga per ogni luogo della sua amata Valle del Serchio.
A Bologna, in un giorno di sole, era martedì 9 aprile, in un mare di gente, ecco gli imponenti funerali, oltre un chilometro di gente, preceduti e aperti da un umile fraticello e da un bimbo che impugna una semplice croce di legno. Chi e quale mente riposasse in quella bruna cassa lo sintetizzò magnificamente Massimo Gorki: “Memoria eterna a Giovanni Pascoli, all’uomo che ha ingrandito il tesoro della poesia e la gloria d’Italia”.
Da Barga erano in tanti a Bologna, capeggiati dal commissario prefettizio Giovanni Salerni, assieme al segretario comunale Luigi Fiesoli e al donzello Salvatore Santi che portava il gonfalone. Castelvecchio era presente, oltre che con Maria, con il rettore don Alfredo Barrè, Agostino Gonnella, Giovanni Conti e Pietro Ghini. Poi c’erano i presidenti e alcuni elementi delle fratellanze di Barga: l’Artigiana con il dott. Eliodoro Carradini, Giuseppe Rocchiccioli e Giovanni Piacentini. La Militare con il colonnello Ruggiero Micheluccini e Umberto Moscardini. L’associazione Cristoforo Colombo era presente con il prof. Cesare Biondi e Pietro Funai, poi la Banda Comunale rappresentata da Candido Santi, mentre per l’Ospedale San Francesco, Pietro Giuliani e Olinto Arrighi, infine, si notano anche i responsabili di due delle banche barghigiane: la Cassa di Risparmio di Firenze, con Giuseppe Jacopetti e il Piccolo Credito Toscano, con Antonio Equi. La stampa barghigiana era presente con Italo Stefani de’ La Corsonna. Poi c’era anche la locale politica, nella persona di Emilio, figlio dell’indisposto consigliere provinciale Enrico Nardini. Infine ricordiamo la presenza dell’Arciconfraternita di Misericordia di Barga con il suo vice governatore, l’orefice Giovan Battista Rocchiccioli, la pia e benemerita associazione che svolse in loco il rito del trasporto della salma, in pratica, come dal titolo dell’articolo, gli ultimi due viaggi del Poeta nella nostra terra.
Il corteo funebre di Bologna giunse così a quella stazione, dove anche qui un treno speciale avrebbe riportato Pascoli a casa sua e, naturalmente, su di esso salirono tutti: Maria e parenti assieme alla fida Attilia, politici, personalità, gli studenti bolognesi e tutti i barghigiani.
Giunti in Toscana il tempo si era mosso al brutto, con pioggia, che comunque non scoraggiò nessuno e a ogni stazione molta gente aspettava con i suoi fiori, simile a Bologna, gettai da tante finestre sul feretro. A Lucca una numerosa e mestissima folla attese il passaggio, poi l’avvio verso Castelvecchio, però, per il brutto tempo, fu deciso l’arrivo alla stazione di Fornaci di Barga, nel mezzo le note della Marcia funebre di Chopin intonata da due bande alla stazione intermedia di Bagni di Lucca.
Quando il treno giunse a Fornaci di Barga era notte e ad attendere la salma tutta una popolazione afflitta come non mai. Scesa la cassa sorretta dagli studenti, ecco farsi avanti il carro funebre condotto da “Ciapo”, Pietro Betti, lì arrivato per l’ovvio ordine della Misericordia di Barga, che nel pomeriggio, alle 16,00, con il suono della campana, aveva avvisato i confratelli che si erano resi disponibili, affinché si preparassero all’uscita funebre per il confratello Giovanni Pascoli, con Maria, iscritto al sodalizio sin dal 1897. Non era, però, una normale “gita funebre” perché bisognava andare a riceverlo alla stazione di Fornaci di Barga per accompagnarlo alla sepoltura a Barga. Tra l’altro il tempo non era dei migliori anzi, tutt’altro.
In genere la squadra si componeva di circa cinque confratelli incaricati per trimestre, detti “sopranumeri”, più il capo guardia, ma per quest’occasione vediamo nel libro dei “Giornanti” che ancora si conserva nell’Archivio della Misericordia, che furono molti di più, infatti, raggiunsero il numero di diciotto. Se teniamo di conto che la giornata era delle peggiori, con acqua e vento da vera tempesta, non resta difficile capire quanto fosse sentito nella Misericordia come in tutto il comune di Barga, il ritorno del Poeta.
Tutti i confratelli andarono al seguito del “Ciapo” che conduceva il carro a cavallo di Felice Goti, titolare della convenzione con la Misericordia di Barga che riguardava i funerali dei suoi iscritti, appunto, così per Pascoli. Essendo che il servizio si presumeva avvenisse a notte, tutti avevano le torce per illuminare il loro cammino lungo i cinque chilometri che da Fornaci, via Loppia, portavano a Barga, ma anche quale segno religioso. Queste cose sono conosciute ma altrettanto non lo sono i nomi di quei partecipanti al rito funebre: Nutini Salvatore, Marchetti Pietro, Michelini Ragneri (Ranieri), Brogi Michele, Predigi (Pedrigi) Emilio, Pieraccini Frulindo (Florindo), Pagni Ferruccio, Da Prato Fortunato, Giannotti Giuseppe, Casci Giovanni, Brogi Giuliano, Nutini Antonio, Biagiotti Pietro, Donati Giuseppe, Ghiloni Francesco, Mancini Girolamo, Corrieri Luigi. Capo Guardia Castelvecchi Giovanni.
Un ricordo di questo servizio fu fatto anche dal barghigiano Giannino Giannini per L’Ora di Barga dell’aprile 1977. Questi era già allora un confratello della Misericordia e l’articolo che scrisse è: “La morte di Giovanni Pascoli”, dove ricordava che anche lui fece il servizio funebre quella notte del 9 aprile 1912. Non seppe ridire tutti i nomi ma noi trascriviamo quelli che lui elencò nell’articolo: Gianni del Biancotti (che poi è Castelvecchi Giovanni), Beppe Castelli, Pietro Tiburzi, Pippo del Marracci, Michele del Cecchetto, Giuseppe Donati (visto), Cecchini della Giuvicchia, e finì con queste parole “e tanti altri di cui mi sfugge il nome”. Ovvio che agli incaricati si erano aggiunti altri confratelli.
A Fornaci di Barga la salma di Pascoli è scesa dal treno sorretta da studenti e tra due ali di popolo, è caricata sul carro funebre contornato dai confratelli della Misericordia. Anche qui, come a Bologna, molti assistono alla partenza della ferale processione, giunti da ogni vicinanza: Barga, Filecchio, Ponte all’Ania, Gallicano, Castelnuovo, Coreglia e altri ancora dalla valle. La notte è illuminata dalle torce della Misericordia che riflettono la luce nella strada che è tutta un acquitrino. La tempesta di acqua e vento sbatte le ghirlande che sfioriscono. Si piegano anche le piante, come se volessero inchinarsi al passaggio del Poeta. Alle dieci di notte si giunge a Barga e anche qui molta popolazione, nonostante l’ora, assiste al passaggio del corteo funebre sino al cimitero urbano. Qui, al lento suono delle campane del Duomo e di San Nicolò a Castelvecchio, il feretro è sceso dal carro e dopo che fu impartita la benedizione da don Barrè, gli studenti prendono la salma a spalle e la conducono al luogo della sepoltura che è sotto la nuova edicola della Misericordia, ponendola nel loculo che la stessa Misericordia ha disposto per l’Illustre Confratello.
Sono le undici di notte e data l’ora ma anche per l’inclemenza del tempo, non ci sono state commemorazioni, tutto si è svolto assai celermente e ora restano solo le forze dell’ordine a guardia della tomba per il pericolo che la salma sia sottratta da quelli di San Mauro.
Solo dopo sei mesi esatti Pascoli poté fare veramente ritorno a casa sua, quando la cappella della stessa casa sarà resa idonea per accogliere la salma del Poeta. Il ritorno al suo colle dei Caproni, da lui ribattezzato Caprona, avverrà domenica 6 ottobre e finalmente ecco anche la solenne commemorazione, cui furono invitate tantissime personalità italiane e pure il governo nazionale. Primo appuntamento al Teatro dei Differenti a Barga dove giunsero anche l’amico Giacomo Puccini assieme ad un illustratore delle sue poesie, il pittore Plinio Nomellini. Nel pomeriggio, al cimitero di Barga ci ebbe l’estumulazione e poi la traslazione della salma a Castelvecchio ed anche qui intervenne il carro a cavallo della Misericordia, guidato sempre dal “Ciapo”, Pietro Betti, ma non abbiamo memoria che sia intervenuta la squadra della stessa Misericordia, parteciparono solo amici, studenti e associazioni. Il vero corteo funebre, autorità, scolaresche e chi fu presente alla cerimonia della mattina, per la troppa distanza dal cimitero di Barga, si formò a circa un chilometro dalla casa del Poeta, quando lì arrivò il carro funebre condotto dal “Ciapo”, come le persone che dal cimitero, attraversando il torrente Corsonna, erano lì arrivate.
Vincenzo Pardini
30 Dicembre 2024 alle 17:55
Bellissimo articolo. Dove tutto rivive.
pier giuliano cecchi
1 Gennaio 2025 alle 19:43
2- Pier Giuliano Cecchi –
Grazie Vincenzo. Le tue parole mi onorano e confortano. Desidero solo dire che l’idea era proprio quella di far rivivere quel momento, importante non solo per Barga ma anche per chi ama il Poeta. Su questa falsariga vedrò di far rinascere a oggi altre pagine storiche di Barga, forse che parleranno di Pascoli ma anche di generico e importante spessore.