Ci si era lasciati con il primo articolo del 3 dicembre, con l’idea di vedere ciò che di positivo riservava l’emigrazione.
Infatti, per converso, l’emigrazione sarà poi la grande ricchezza d’Italia, da noi, Barga, piccolo lembo e prima città in provincia di Lucca dove si agiva politicamente come Toscana, poi divenuto italiano, con il rientro dei primi, ma non primissimi “esploratori” del mondo, questi saranno chi darà il via, appunto, alla Nuova Barga.
Un nuovo fatto di famiglie che nei suoi giovani, i più fortunati s’intende, in genere espatriati per intraprendere l’avventura quale “figurinai”, costruttori e venditori d’immagini di santi religiosi e laici, che tornati da campagne di errante lavoro nelle due America e in Europa, ora hanno quei soldi che l’Italia non era in grado di offrirgli. Un gruzzolo importante racimolato con grandi fatiche, fisiche e mentali, che ora gli permettono di costruirsi anche delle belle case, palazzotti e villini, comprare poderi, magari dove prima, con i familiari erano mezzadri e ora possono far vivere meglio tutti.
Una Barga che si avvia al nuovo, dove sin dal 1862 ha in funzione una Fratellanza Artigiana di Mutuo Soccorso, con presidente onorario chi si spese per quest’idea sociale: Garibaldi. È posta dentro le mura di Barga, verso Porta Macchiaia, un luogo simbolo della vecchia aristocrazia locale che ora deve pian piano cedere assai il passo. Un nuovo, come detto, composto essenzialmente da quegli emigranti che come detto, avendo fatto soldi, ora vuol contare nella società. La vecchia aristocrazia, abituata a veder quella gente dipendente nelle terre che gli davano a coltivare a mezzadria, ora sente che il loro rapportarsi sia cambiato, con Tonio o Gianni, prima pronti allo scappellarsi a ogni incontro mentre ora salutano allungando la mano.
Così ha inizio in Barga l’epoca della contrapposizione paesana tra il Castello della vecchia oligarchia e il nuovo sobborgo detto Giardino, una lotta che sfociò in doppi servizi. Due medici condotti ben distinti nelle due località da servire, due farmacie, due le bande cittadine e altri due caffè concorrenti, uno è il Capretz dentro Barga, l’altro il caffè di Alessandro Moscardini in piazza San Rocco, antenato dell’attuale “Bar del Bino”, questi locali si fanno una serrata concorrenza sia con le prime proiezioni cinematografiche, che d’intrattenimento teatrale e musicale nelle lunghe estati di Barga, togliendo il barghigiano dall’essere adagiato nel torpore che il caldo genera. E non finisce qui perché due saranno anche i giornali, La Corsonna, sorta nel 1903, più disposta per la vecchia oligarchia paesana, mentre La Gazzetta di Barga, nata nel 1905, è di stampo marcatamente popolare con vene socialiste. Così anche la nuova Società Cristoforo Colombo nasce e cresce da quel seme che il nuovo ha piantato e si fa conoscere esattamente come il doppio della Fratellanza Artigiana, cui possono aderire solo chi ha maturato la qualifica di emigrante.
In questi frangenti ecco che le due posizioni contrapposte hanno bisogno, è vitale per continuare a esistere, di crearsi e avere un appoggio politico e allora vediamo nascere tra la gente due partiti barghigiani, uno denominandosi “Popolo”, sorretto da’ La Gazzetta di Barga, mentre la vecchia oligarchia va arroccandosi nel partito della “Crema”, sorretto dal giornale La Corsonna. Complice del movimento d’idee popolari il nascente Partito Socialista, diretto in loco da un medico legale che va imponendosi anche in Italia come attento studioso delle malattie causate dal lavoro: il prof. Cesare Biondi.
La Società Cristoforo Colombo alla nascita avrà come primo presidente l’emerito medico dott. Alfredo Caproni, amico di Giovanni Pascoli e nipote dell’altrettanto grande amico del Poeta: “Zi’ Meo”, al secolo Bartolomeo Caproni, che abitava vicino al Poeta. Quest’ultimo era stato un emigrante con figli ancora in giro per il mondo e da Enrico la piccola nipote Isabella, “Molly”, che malata fu portata al sole d’Italia sperando in una guarigione, la protagonista la struggente“Italy”, il poemetto di Pascoli sacro all’Italia raminga; era l’anno 1904.
Avendo citato Pascoli va detto che l’anno 1897, nella sala principale del palazzotto di cui si parla, allora unicamente la sede della Società Cristoforo Colombo, il Poeta vi aveva ricevuto per mano del senatore Antonio Mordini, la cittadinanza onoraria di Barga. Dopo Caproni diverrà presidente l’emigrante Leopoldo Giuliani, poi Cesare Biondi. Nel 1931 la Società Colombo e la Fratellanza Artigiana iniziano a parlarsi per fondersi insieme e ciò avverrà l’anno 1935. Con loro si fonde anche la Biblioteca Circolante Angelio, andando a comporre la Fratellanza Bargea, con sede alla Colombo.
Tornando un passo indietro vediamo che la vecchia aristocrazia locale ha come santo da venerare il patrono San Cristoforo che ha in spalla il Bambino benedicente, che anche il mondo emigrante di Barga sente vicino per la sua qualità di “traghettatore”, ma per questi ultimi si è aggiunto l’omonimo e laico Cristoforo, ossia, Colombo. È questi chi li ha preceduti per il nuovo mondo, il cui ricordo gli ha dato anche quella forza per intraprendere le ignote vie del mondo e quegli emigranti sono ancora con lui, una congiunzione d’amore e speranza specialmente esemplificata nella quarta caravella posta sul petto del grande navigatore, quella di Barga.
Infatti, tutti sappiamo che Barga ha la barca nello stemma, che lo scultore, di cui diremo il nome, fu invitato a voler scolpire sul busto, esattamente in quel medaglione che sta tra due catenelle che servono da aggancio per mantenere uniti i due lembi dell’ermellino che è sulle spalle di Colombo. Tutto quanto si è detto ora, circa questo particolare del busto che misero gli emigranti all’ingresso della loro casa comune in Barga, appunto, alla loro Società Cristoforo Colombo, perché il marmo sta all’altezza di circa quattro metri, non è ben visibile al passeggero ma occorre sapere che c’è per distinguerlo.
Con quest’ultimo passaggio del nostro racconto siamo arrivati a dover rivelare chi fu lo scultore del busto barghigiano di Cristoforo Colombo, ma prima dobbiamo ancora dire come nacque la reale idea. Abbiamo detto che la Società Colombo nacque nel 1893, stabilendosi in affitto nel palazzotto di cui parliamo, poi acquistandolo nell’aprile 1911 e questo fu l’atto che decise il busto, probabilmente avendolo già ordinato allo scultore con la fondata speranza che in quest’anno avrebbe potuto prendere in esame la sua sistemazione nei modi che ancora vediamo, infatti, poco dopo s’inaugura. Va comunque detto che c’è un indizio storico di non comune spessore che ci porta ad analizzarlo e che ci apre uno spaccato interessante per Barga, anche nell’ottica attuale di sistemazione di una piazza: quella del Giardino, poi intitolata a Giovanni Pascoli.
Come si è già spiegato l’anno 1889, tramite il giornale di collegamento tra i barghigiani e valligiani in patria e quelli all’estero: L’eco del Serchio, s’inizia a saper compiutamente del progetto di un monumento a New York per il grande Navigatore. Certamente tale “novità” scalda i cuori dei nostri emigranti e di chi sostiene le loro battaglie in patria, il giornale locale La Gazzetta di Barga.
Intanto è da sapersi che l’anno 1905, il partito locale del Popolo, ha iniziato a propagandare la sua idea di una piazza nel sobborgo di Barga, al cosiddetto Giardino. Tale e importante iniziativa prese le sue mosse quando si vide che diverse erano le case, diremo palazzi, anche grandi, che si andavano costruendo nel detto sobborgo, che inevitabilmente andava urbanizzato. Ovviamente l’altro giornale, La Corsonna, era in parte contrario a quest’idea, perché riteneva fosse un’inopportuna aggiunta ai grandi problemi barghigiani da risolvere.
Per tale iniziativa, il partito del Popolo, aveva indetto una manifestazione che La Corsonna (5) non tarda a etichettare come “Inopportuna agitazione per la nuova piazza”: “Il movimento in parola ridonda tutto in danno dei veri e reali interessi cittadini”. Poi elenca tutta una serie di cose che ancora sono da portare a compimento: acqua potabile, latrine, fabbricato scolastico, il macello pubblico. Non sono contrari alla piazza, che dicono opera nobilissima, però antepongono le cose dette, aggiungendo il problema che assillava non solo Barga ma tutta la Valle del Serchio: la ferrovia. Infatti: “La costruzione di un piazzale dovrà col tempo imporsi, ma francamente ora non ne vediamo tutta quella necessità che altri strombazzano ai quattro venti …”.
I popolari non demordono, anzi, nel settembre del solito anno, pubblicano su La Gazzetta di Barga (6) il resoconto di un’adunanza del movimento popolare. L’articolo è intitolato “Per la piazza al Giardino”, dove si dice che domenica 10 luglio vi fu l’adunanza annunziata. Presiedeva l’Avv. Alfonso Stefani … fu letta la stima del campo, dove realizzare l’idea. Cioè, dove avrebbe avuto esecuzione, la piazza, l’attuale Pascoli, atto eseguito dall’Ing. Giulio Biondi e accettata in parte dal cavalier Mordini, che era il proprietario che cedeva il detto campo per costruirvi la piazza. Poi avevano eletto una nuova commissione composta dal Col. Ruggero Micheluccini, l’Avv. Stefani Alfonso, il Dott. Casci Luigi e il direttore del giornale, Amedeo Chiappa Agostini.
Eccoci ora all’anno 1906, siamo in primavera e tutta la natura, risvegliandosi dall’inverno, riprende il suo bel corso di vita e così spera La Gazzetta di Barga lo sia anche per le idee da portare avanti tra la popolazione, dichiarando che la testata continuerà a fare la sua parte per incoraggiare le positive volontà. Questo è lo incipit di un articolo dal titolo molto eloquente, diremo, oltremodo intrigante, perché ha inizio sotto il titolo “Barga a Cristoforo Colombo”: cosa sta accadendo? (7)
Leggendo vediamo che si torna con forza a un progetto dell’anno precedente, il 1905, ossia, l’idea di una piazza al Giardino, lanciata proprio dalle colonne della Gazzetta. Nel frattempo c’erano state le elezioni e tutto si è addormentato e ora si sprona la ripresa degli interessi, nello specifico, di costruire la piazza per rendere urbanizzato il nuovo sobborgo di Barga.
Ora si arriva al bello del nostro racconto, perché si fa presente in quell’articolo che dalle lontane “americhe” i figli di Barga hanno scritto che sono d’accordissimo che si costruisca una piazza al Giardino, però, soggiungendo che il progetto tenga conto, perché siamo in un’area nuova della cittadina, di arredarla con un monumento e voi direte: dedicato a chi? Neanche a dirlo, perché ci si voleva vedere raffigurato chi aveva preceduto tutta quella gente lontana da Barga, cioè, Cristoforo Colombo.
Il direttore de’ La Gazzetta è subito molto preciso dicendo che si tratterebbe di un modesto monumento all’immortale scopritore dell’America. Così chiosa la Gazzetta di Barga:
“Noi non possiamo che applaudire alla simpatica proposta e ben volentieri la facciamo nostra, certi così d’interpretare il pensiero dell’intera maggioranza della popolazione Bargea che sente certo nel cuore la voce della riconoscenza e della gratitudine per il grande navigatore italiano. Certo non ci illudiamo: aumenteranno le difficoltà e l’attuazione dell’intero progetto richiederà un tempo maggiore ma il buon volere di chi si impegnò e l’aiuto di tutti servirà a superare tutti gli ostacoli.”.
Come detto, pensiamo sia quasi inutile dire che l’idea del modesto monumento sia stata mossa dal ricordo del fattivo impegno di New York che aveva eretto un monumento al navigatore nel non molto lontano 1892, trascinando in tante persone emigrate l’idea di un’emulazione in patria.
Intanto il giornale, per restare sul concreto del futuro di quest’idea, lancia un chiaro messaggio alla Società Colombo di Barga, teso a farla cooperare all’iniziativa, soggiungendo che nella benemerita associazione “ci sono persone energiche e capaci.”, così suggerendo che al suo interno si pensi alla formazione di una Commissione che assieme al Comitato per la piazza, escogitino quei migliori modi per raggiungere, non solo uno ma entrambi i risultati.
Così finisce l’articolo, “Dunque coraggio e all’opra, l’unione, come dice il proverbio, fa la forza, uniamoci allora e con un lavoro laborioso, assiduo e intenso, procuriamo di donare alla nostra cara cittadina ciò che le è necessario e utile e soddisfacciamo insieme con un intimo sentimento del cuore: piazza e monumento a Cristoforo Colombo non devono essere idee ma devono tramutarsi in realtà.”.
Il Comitato fu realmente fatto e si apprende da un numero de La Corsonna del settembre 1907 (8), dove vediamo che si era veramente formato in Barga un Comitato per un monumento a Cristoforo Colombo, infatti, in un articoletto dal titolo si dà ragione di alcune donazioni “Per il monumento a Cristoforo Colombo”:
“Da Charlestown (Stati Uniti) sono state rimesse al cassiere del Comitato Pro-Colombo £ 37,50 raccolte Sig. F. Pieroni. Ecco il nome degli oblatori: Aristo Pieroni £. 5, Elia Da Prato 5, Penelope Donnini 5, Celestino Cardosi 5, Giuseppe Cecchini 5, C. Notini 1,25, Giuseppe Luti 2,50, Abele Biagiotti 5, Lodovico Francini 2,50, Arrigo Arrigoni 1,25.”.
Probabilmente l’idea di mettere in piazza un monumento ebbe un certo stop per degli inghippi politici e pratici circa la stessa piazza, infatti, l’anno 1922, il sindaco di Barga dott. Domenico Lazzeroni, parlando del nuovo fabbricato scolastico, quello delle elementari maschili, ripercorre alcune cose. Infatti, comunica la notizia che l’atto definitivo di acquisizione dell’area per le scuole sia stato fatto solo nel 1913, informando che riguardava il dono fatto al “Comitato all’uopo, costituitosi per la costruzione della nuova piazza al Giardino di Barga”. Il Consiglio dà mandato al Sindaco di regolare il tutto. (9)
Ovviamente la piazza fu decisa ma non eseguibile negli anni che abbiamo ricordato il primo decennio del secolo XX. I soldi per un modesto monumento a Cristoforo Colombo, in diverse rate, arrivarono dagli emigranti barghigiani e in patria cosa ci fecero? Ovviamente la Società Colombo rimase l’unica impegnata per l’idea che prospettò La Gazzetta di Barga, perché il comitato specifico per la piazza fu reso inagibile dagli eventi contrari all’idea. I soldi rimasero alla Società Colombo che ci fece il bel busto che oggi si ricorda, però, non potendolo mettere in una piazza su di un fusto o base di marmo, se ne fece carico con esporlo, molto opportunamente, all’ingresso della sua sede.
Come detto gli anni dell’esecuzione dell’opera è tra la fine del 1910 e la primavera del 1911, quando nell’aprile fu inaugurato. Presidente della Società Colombo era allora il prof. Cesare Biondi, che probabilmente, poiché la piazza era di là da venire, si prese in carico l’idea di ricercare uno scultore che almeno portasse a buona conclusione la pensata commissione artistica, consistente in un busto del navigatore. Biondi allora prevalentemente abitava a Firenze, dove il 2 agosto 1900 aveva sposato la fiorentina Paola Biondi, omonima nel cognome, ma non parente, dove viveva in alternanza con Barga. Conosceva bene la città e i suoi artisti e tra questi, eccoci finalmente a chi scolpì Cristoforo Colombo, senz’altro Paolo Testi.
Ecco che abbiamo citato l’autore della scultura di Barga e che sia stato lui a scolpire il busto non ci sono ragionevoli dubbi perché lo scrivente ha ritrovato la sua firma sull’opera di Barga e confrontata con altra che lui lasciò su di un monumento funebre che è nel cimitero monumentale di Forlì, questa ci dà la conferma. Si tratta del monumento funerario alla cappella Albicini, al cui piede l’autore, Paolo Testi tracciò la sua firma che è simile a quella di Barga. Va detto, però una cosa, ossia, che nella firma barghigiana ci sono delle cifre iniziali staccate, a noi rimaste illeggibili, che pensiamo non inficino l’idea.
Di Paolo Testi abbiamo fatto una ricerca sul web ma siamo arrivati a ben poco. Si conosce solamente un altro monumento funebre al cimitero delle Porte Sante a Firenze, altri lavori sparsi in toscana, tra cui un busto di Giosuè Carducci dove, anche qui, compare la firma dello scultore simile a quella di Barga. Altro lavoro un altorilievo di bronzo per lapide funeraria, raffigurante il pittore Emilio Lari, morto nel 1898 e poi, nel 1894, un medaglione celebrativo con l’immagine di Fra Benedetto da Foiano. Non mancano poi altri lavori che testimoniano la valenza di quest’artista.
Paolo Testi studiò con un buon profitto a Firenze all’Accademia delle Belle Arti, dove vinse anche un premio, e sempre per lo studio pare si recasse anche a Roma, luogo in cui si trasferisce per aver vinto un pensionato artistico nella città. Si dice che nacque nel 1865, luogo ignoto ma forse a Firenze, e che di lui si abbiano notizie sino solo al 1928.
Certo anche a noi di Barga, sin da quando si è potuto vedere quel busto, non è mai mancata l’idea di esser di fronte a un valente artista, però senza poter attribuire quella scultura a una persona specifica. Un buco che oggi si colma e con questo anche la storia di quella Piazza Pascoli che speriamo che mantenga quel recuperato e originario ruolo a servizio dei cittadini.
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