BARGA – “Di tutti i miei libri, questo è quello per cui ho durato più fatica”: così lo scrittore Vincenzo Pardini ha presentato il suo nuovo romanzo Storia di Cristo e del suo cane randagio (Vallecchi Editore). “Degli altri libri sono io il regista: muovo e faccio dire ai personaggi quello che voglio. Qui, invece, ero di fronte alla storia delle storie. Ho dovuto riscriverlo tre volte, prima di riuscire a trovare le parole adatte per raccontarla”.
Niente di accademico, ma piuttosto una chiacchierata tra amici quella che si è svolta sabato 9 novembre alla Fondazione Ricci per parlare della nuova opera del grande autore garfagnino. L’incontro, che rientrava nel programma “Itinerari letterari a Barga” promosso dalla Fondazione Ricci, ha visto la presenza di un numeroso pubblico. D’altra parte è noto l’affetto che lega lo scrittore con la comunità di Barga, di cui è prova anche la frequente collaborazione che Pardini ha con il nostro giornale.
Ad accompagnare l’autore in questo piccolo viaggio intorno alla sua opera erano i due amici “apuani” Paolo Giannotti e Massimo Dalle Luche, con i quali Pardini ha sviscerato il senso e le molteplici sfaccettature di questa nuova “fatica”, che nasce proprio dal suo profondo e incondizionato spirito religioso.
Nell’avviare l’incontro, Paolo Giannotti ha proposto una lettura che unisce gli ultimi tre romanzi di Pardini. Un percorso che lega L’Accecatore, Il Vallico dei briganti e questa Storia di Cristo nel tentativo di rispondere a una delle domande capitali dell’uomo: che cos’è il male. Leggere i tre romanzi in successione significa svolgere una specie di percorso iniziatico attraverso le tre realtà narrate: da quella “infernale” e senza remissione dell’Accecatore, al racconto intermedio e con una lieve luce di speranza del Vallico per infine approdare alla “luce” e alla speranza di questa riscrittura evangelica che Pardini ha realizzato ispirandosi principalmente al vangelo più esoterico, quello di Giovanni, che è anche il più ricco di particolari sulla vita del Cristo.
Molto si è detto e letto (letture di Massimo Dalle Luche) a proposito del vero e proprio deuteragonista del libro, il cane Ebaù, un bianco e nobile maremmano che accompagna e protegge la vita del Cristo dalla mangiatoia di Betlemme alla cima del Golgota. Un animale misterioso, Ebaù, che ogni lettore potrà interpretare a modo proprio e secondo la propria visione del mondo. Certo è che si tratta di un personaggio nuovo, in cui si fondono l’amore di Pardini per la natura (che lo ha reso celebre e unico nella letteratura italiana) e la personale ricerca spirituale. Cristiana Ricci, presidente della Fondazione, ha sottolineato nel suo intervento proprio questo elemento di novità in un autore che sa comunque rimanere sempre sé stesso: l’unione tra il sacro della natura e quello dell’Uomo.
Il romanzo sarà disponibile nei prossimi giorni presso la cartolibreria Poli.
Lascia un commento