Oggi ho messo in ordine stelle e pianeti, ho misurato la febbre a mio figlio con un bacio sulla fronte, mi sono fatta piccola per prendere l’abbraccio grande di mia madre.
Ho avuto vent’anni stamattina e dieci stasera. Nel resto del tempo, i miei quarantacinque anni mi hanno tenuta desta. Ho attraversato il giorno calpestando la noia, cercando la gioia negli abbracci, sciogliendo i lacci del tempo, corrompendo il destino, scrutando il cielo, squarciando il velo che mi copre gli occhi.
Ho messo in ordine stelle e pianeti
e ora so che i miracoli esistono e sono dappertutto. Ho misurato l’amore con un bacio sulla fronte
e so che l’infinito è ovunque sia
il suo cuore.
Le mie mani e le mie labbra hanno ereditato la sapienza di mia nonna, a mamma capitava di sbagliare, si lasciava confondere dalle emozioni, mia nonna, al contrario era sempre “scientifica”, sapeva esattamente dove posare il suo bacio da strega quando mi ammalavo. Ogni volta che mio figlio ha la febbre mi basta un bacio per sapere, non è straordinario perché credo sia istintivo e comune a molti. Quello che, a me, pare straordinario è ricordare limpidamente i baci di nonna e avere l’illusione bellissima di sentire sulla pelle di mio figlio lo stesso odore buono, intimo, familiare. Un odore tenero e fragile, come teneri e fragili sono mia nonna e mio figlio nei miei pensieri.
L’amore non ha altro volto che quello di chi amiamo, gli occhi dicono chi siamo solo se chiusi e la bocca digrigna verità se tutto tace; la fronte ha nostalgia della febbre e del bacio.
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