Anno 1711: “Campo San Pieri” rivuole il grandioso crocifisso del Maestro di Barga.

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Quando il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi nella primavera del 1992 ebbe occasione di visitare il nostro Duomo, giunto alla cappella della Concezione e attratto dal grandioso e antico Crocifisso del “Maestro di Barga”, dai più e sino ad allora ritenuto di scuola giottesca, dopo averlo osservato attentamente di fronte agli astanti pronunciò il suo giudizio, oggi divenuto patrimonio comune: “scuola bolognese del sec. XIV”. L’autorevole attribuzione la ritroviamo trascritta nella “Guida di Barga” stampata in quegl’anni e curata dallo storico Antonio Nardini.

Prima di andare avanti chiariamo subito che quel “Maestro di Barga” non è da ritenersi un artista locale, ma trattasi dell’abbreviazione di una più lunga dicitura, sotto la quale si raccolgono tutte quelle opere che convergono per stile esecutivo all’ignoto autore del Crocifisso di Barga. Il termine fu coniato nel 1976 dal celebre critico d’arte Federico Zeri, oggi scomparso, che dopo una mattiniera visita al nostro Duomo in suo saggio riferì all’anonimo “Maestro della Croce della collegiata di San Cristoforo a Barga” un gruppo di opere sparse in Italia e all’estero, volente o nolente, valorizzando al meglio la nostra opera.

 

La storia dell’esposizione in Duomo della Croce ci dice, come narra un disegno del suo interno del 1860, che questa da tempo era visibile sull’arco centrale che è sopra l’altare maggiore. Il canonico Magri ci dice che nel 1886 fosse collocata dietro il Battistero, denunciandone l’abbandono all’umido; cosicché nel 1895 la troviamo inventariata dalla Soprintendenza di Pisa come “danneggiatissima” e giacente nel magazzino dell’Opera del Duomo. Il Groppi nel 1905 parlando del Duomo la censisce in posa su di un muro alla cappella di San Cristoforo. Finalmente nel 1912 la Croce fu soggetta a restauri da parte della Soprintendenza di Pisa con l’affido dell’opera al pittore Francesco Manetti (Pisa 1875-1954).

 

Da un’immagine in cartolina dell’interno del Duomo dei primi decenni del sec. XX possiamo vedere che la Croce, dopo il restauro, tornò a pendere dall’arco centrale sopra l’altare maggiore e qui vi rimase sino ai restauri del Duomo (1927-39), quando nel 1937 fu inviata a Firenze, presso l’Ufficio Restauri della Regia Soprintendenza, per un nuovo restauro, da cui tornò nel 1939 e fu posta nei pressi del Battistero. Il restauro fu curato dal Soprintendente Giovanni Poggi (Firenze 1880 -1961) e Ugo Procacci (Firenze 1905-1991), quest’ultimo destinato anch’egli a divenire Soprintendente; nel 1932, giovane funzionario, aveva fondato il Gabinetto dei Restauri.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché colpita da schegge e da una pallottola, la Croce nel 1948 fu sottoposta all’ennesima riparazione presso il Gabinetto del Restauro di Firenze, tornando sotto osservazione a Ugo Procacci. In uno scritto di Mons. Lombardi del 1951 apprendiamo che al ritorno la Croce fu posta “in prossimità del Battistero”, mentre oggi, ma da tanto tempo, è collocata su di una parete alla cappella della Concezione. L’ultimo consistente “ritocco” risale al 1996-98 e gli interventi attuati sono pubblicati, con diversi studi, nel libro a cura di Maria Teresa Filieri: “Sumptuosa Tabula Picta” del 1998.

 

Per quanto riguarda la critica, premesso che Sgarbi la vuole del sec. XIV, tutti gli altri sono concordi per il sec. XV, quindi quattrocentesca, ma si faccia attenzione che puntano il dito su di un particolare aspetto stilistico che in qualche misura potrebbe dare ragione a Sgarbi, ossia, che l’ignoto autore si attardò a stilemi precedenti, tanto da far definire la Croce “di cultura Tardogotica”.

Ma di là dal contendere e delle doverose premesse, eccoci arrivati al nocciolo del presente articolo. Come si è già capito dal titolo la grandiosa Croce del “Maestro di Barga” pervenne all’interno del Duomo dedicato a San Cristoforo (il San Christofano da Barga) da “Campo Sanpieri”. Precisamente dall’abbandonata e diroccata chiesa del Campo San Pietro, luogo che nei tempi vide nelle strette vicinanze la presenza di un monastero di suore Agostiniane, secoli sec. XIII e XIV, poi di generici frati, con buona probabilità anch’essi Agostiniani, che all’epoca dello Statuto di Barga del 1360, con i loro servienti, tutti erano tenuti a giurare sui sacri vangeli, che avrebbero partecipato a qualsiasi difesa di Barga.

Nell’Estimo di Barga del 1477. l’intero e vasto luogo “Campo Sanpieri” o San Pietro, fu censito senza misure (esente da tasse?) tra i beni dell’Opera del Duomo, confinato tra “ La Fratta, la Strata, el Margine de la Corssonna (sic!), Mologno, el Margine de le Remiti, el Piangrande”; tutta una serie di dati che fanno riflettere non poco in diverse direzioni. Per ora ci limitiamo alla novità della provenienza della Croce, notizia senz’altro utile a chi sta studiando l’opera e il suo probabile autore.

Intanto vediamo il documento (1) che apre questa nuova pagina di storia per Barga e San Pietro in Campo, scoperta dallo scrivente e sino al 2009,  tempo in cui fu pubblicata la notizia su Il Giornale di Barga del dicembre di quell’anno e sino ad allora dimenticata e a tutti i contemporanei sconosciuta.

Premettiamo che siamo nel 1711, anno in cui si fa chiara la volontà del distacco dalla parrocchia di Barga di quattro terre: San Pietro in Campo, Sigliari, Mologno e Nebbiana, le quali nel 1723 saranno elevate a Vicaria di S. Pietro in Campo, cioè, a parrocchia autonoma dalla stessa Barga. Come sempre accade però non tutto filò liscio e la strada fu accidentata da beghe e questioni a non finire, con la scesa in campo dei Signori Nove di Firenze, del Vescovo di Lucca, del Comune, ecc. Tra le questioni da dipanare si presentò anche la volontà del volersi far riferire la chiesa all’ente laicale Opera San Cristofano che gestiva il Duomo di Barga e non alla Propositura, cioè alla parrocchia della stessa Barga.

 

Quel popolo, che si riuniva nella riedificata e stessa chiesa di Campo Sanpieri, per chiarire a tutti il desiderio, scrisse ai Signori Nove di Firenze un esposto incentrato sulla richiesta di restituzione alla chiesa della grandiosa Croce toltavi quando era diroccata, cogliendo così l’occasione per far conoscere la sua “fedeltà” alla stessa Opera di San Cristofano:

“… li Priori e fratelli della Ven.le Comp.ia di S.P. in Campo … come la detta chiesa è Padronato della Ven. le Opera di S. Cristofano, per la calamità dei tempi essendo la detta chiesa in gran parte rovinata, l’Imagine del SS. Crocifisso dipinta sopra una Croce antichisimma fu levata e collocata nella detta chiesa di S. Cristofano di Barga in grandissima altezza, vicino al tetto di detta chiesa, e perché li comparenti non solo hanno restaurata la detta Chiesa e fattivi due altari et ingrandita la medesima notabilmente, vorrebbero farvi il 3° altare con collocarvi il quadro che hanno riposto ove era la detta Immagine del Veneratissimo Crocifisso titolare del Padronato dell’Opera, e riporre al suo luogo detta Sacra Imagine, con esporla all’addorazione come prima … fanno istanza commettere et ordinare a chi si aspetta, che gli sia consegnata detta Sacra Imagine per l’affetto che sopra …”. (2)

Da Firenze, dove si era già deliberato che a officiare quella chiesa si mandasse un cappellano dell’Opera del Duomo e non uno della Parrocchia di Barga, si scrisse al Cancelliere della Comunità di Barga affinché conducesse indagini sulla questione e quindi riferisse. Lui chiese lumi al facente funzioni di Operaio del Duomo, il dott. Bartolini il quale confessò che era vero quanto si reclamava, ma il Cancelliere della Comunità, anche perché il Bartolini era procuratore degli interessi di San Pietro in Campo, prima di dare una risposta, restò nell’attesa che si nominasse il nuovo Operaio. A cosa fatta fu a sua volta interrogato il nuovo Operaio ma gli disse che non sapeva niente della storia della Croce e che per lui era dell’Opera.

Allora il cancelliere fece ricorso agli inventari dell’Opera stessa e vide che sin dal 1621 era censita come presente nel Duomo, terminando – ma glissando sul vero problema – che la richiesta di restituzione, per essere eseguita, avesse bisogno di un riscontro cartaceo di deposito. Questo è quanto riferì il cancelliere ai Signori Nove di Firenze, i quali laconicamente risposero:

“Magnifico Nostro, se li Priori e Fratelli della Comp.ia di San Pietro in Campo non provano che il Crocifisso preteso sia di detta loro Comp.ia, si lasci stare il medesimo dove è di presente …”.

Terminiamo osservando che la parola usata dai Priori con riferimento alla Croce: “Antichissima”, fa riflettere una memoria che valica di molto il secolo da loro vissuto. Allora viene spontaneo riportare un passo della storia delle Agostiniane di Campo Sanpieri, il quale potrebbe togliere “tardo” al “Tardogotico” attribuito alla Croce di Barga: “17 aprile 1287- Maestro Taddeo di Dato di Barga confessa di aver ricevuto dal prete Bonnese Sindaco del Monastero di S. Pietro in Campo di Barga, Lire 26 che avanzava da suor Giovanna e altre sorelle” (Magri); e se questo Maestro fosse stato l’autore della Croce? Si faccia attenzione che nella Croce di Barga si ravvisa un certo accostamento stilistico con la Croce eseguita per Rimini da Giotto circa il 1303. Ovviamente si tratta di una provocazione culturale, comunque non impressioni l’idea che un barghigiano possa essere stato un maestro di levatura ispirato da Giotto. Dico questo pensando al celebre scultore Pietro di Mario Simoni da Barga, che dopo i fasti alla corte dei Medici, terminò i suoi giorni nella sua cara Barga.(3)

Lo scrivente, dopo la ricordata pubblicazione delle notizie avvenuta l’anno 2009, fu poi invitato dal Comitato di San Pietro in Campo, era la primavera 2015, a renderla nuovamente conosciuta in una delle conferenze organizzate quell’anno dal Circolo del Paese: “San Pietro in Campo. Particolari e affascinanti storie di un borgo.”.

Altra occasione è di questo anno 2024, esattamente il giorno 24 aprile, sempre favorita da un ciclo di conferenze organizzate per la ricorrenza dei 300 anni della Parrocchia di San Pietro in Campo. Questo il titolo della conferenza del sottoscritto: “Il territorio della Parrocchia nella storia. Le Suore, la Barca, l’Organo e la Grande Croce.”.

 

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(1)  Lettera copiata a suo tempo dagli Atti del podestà Angelo Antonio Stefani – 1710, 1712.
2) La storia della chiesa di San Pietro in Campo ci dice che l’anno 1467, anno di una Visita Pastorale del Presule lucchese alla Pievania di Loppia, questa fu trovata scoperta:
“Monastero femminile di Campo San Pietro – Visitatio ecclesia dominarum de Campo Sancti Petri, que discoperta reperta fuit.” (una visita alla chiesa delle Dame di Campo San Pieri, che è stata scoperta).
In quello stato erano anche la quasi totalità delle chiese del barghigiano, compresa la sua Pieve.
Questo atto, salvo altre e precedenti visite pastorali, dichiara che almeno al 1467 la chiesa fosse scoperta e certamente la croce vi era già stata tolta dall’Opera di San Cristofano del Duomo di Barga.
Per altro, non sappiamo da quando l’Opera avesse la padronanza della chiesa, però sappiamo che la grandiosa croce fosse il simbolo della padronanza dell’Opera sul luogo, che io reputo, secondo una mia intuizione, essere stato la Magione del Tempio di Barga.
3) Pier Giuliano Cecchi – Lo scultore Pietro o Piero di Mario Simoni, alias Pietro da Barga – Notizie barghigiane. Pixartprinting, 2015.

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