Estate 1974: Opera Barga rende omaggio a Giacomo Puccini a cinquant’anni dalla sua morte.

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Dei lettori, forse qualcuno sa che prossimamente dovrebbe uscire un libro che parla del rapporto intercorso tra Puccini e Pascoli, curato dallo scrivente, che spera ciò si avveri, questo secondo una certa scelta culturale maturata sin dall’ingresso nel presente anno del centenario di Puccini.

Puccini e Pascoli, l’incontro tra questi due grandi della Musica e della Poesia, seppur non producesse collaborazione, certamente i loro pensieri sfociarono nella convinzione che il cuore avesse un battito, per tantissimi aspetti, che producesse un ritmo comune, uguale, che li stava portando nell’arte a rivolgersi al prossimo con un parlare nuovo, suadente, infinitamente e drammaticamente dolce.

Tornando al libro, se questo è dedicato al rapporto tra Puccini e Pascoli, va detto che nel sottotitolo si chiarisce il suo doveroso riferirsi “A cento anni dalla morte del Musicista”. Un lavoro che trae le mosse ormai da un quarantennale impegno dello scrivente, che altre due volte ha divulgato in forme di dispense storiche, ciò che oggi, ampliato in diversi aspetti, si spera riesca a veder le stampe.

Si sa che anche Barga, con molte iniziative, diverse di esse ancora da svolgersi, sta rendendo degno omaggio al Musicista, quella città a mezza valle del Serchio, che già ebbe occasione di conoscere e con certezza, proprio grazie al Poeta, che più volte, forse tre, volle fargli visita a Castelvecchio. Un importante aspetto che già decise l’anno del cinquantesimo dalla morte, era il 1974, a far sì che Puccini fosse commemorato anche da noi e allora crediamo sia interessante ricordare che ciò avvenne grazie a Opera Barga, così come vedremo.

Artefice dell’allora bel ricordo, in ciò incaricato dalla dirigenza di Opera Barga, fu il giovane regista Ruggero Rimini (1947 – 1976), che curò per il Festival Lirico barghigiano la messa in scena di due delle opere che compongono il celebre “Trittico” di Puccini: “Il Tabarro”, il 18 e 20 luglio, e poi “Gianni Schicchi”, i 24 e 27 dello stesso mese. Mancò, per stare in argomento con il soggetto del libro, la più “pascoliana” delle tre opere di cui si compone il “Trittico”, ossia, “Suor Angelica”. Ci fu ancora un concerto di arie da opere di Puccini e il tutto ebbe come luogo d’esecuzione il Teatro dei Differenti. Le due opere poi raggiunsero anche il Teatro del Giglio la sera di venerdì 19 luglio di quello stesso anno 1974.

Quanto detto per ciò che attiene alla lirica, mentre in quello stesso anno, solita iniziativa, ci fu un’altra straordinaria occasione per rendere omaggio a Puccini, sempre grazie al regista Rimini, che per l’occasione dette nel Teatro dei Differenti, sempre per Opera Barga, una sua commedia “La storia della Butterfly di Puccini”, composta proprio per l’occasione del cinquantesimo dalla morte di Puccini e soprattutto proprio per darla al Teatro di Barga, ma continuiamo a leggere.

Nel libro si ricorda il “fiasco” in cui incappò, centoventi anni fa, “Madama Butterfly” alla sua prima al Teatro alla Scala di Milano in quella sera del 17 febbraio 1904 e di un Pascoli, che, già interessato ma senza risultati, alla divulgazione della nuova opera di Puccini, appena lo stesso poeta apprende la brutta notizia, gli invia il suo fiducioso sostegno per l’opera, con una delicata poesia: “La farfallina volerà”, molto ma molto gradita dal musicista.

Il Compositore, nonostante l’accaduto, era apparso anch’egli fiducioso sul futuro della sua amatissima creatura, ma dopo la drammatica “prima”, passata la cena con Illica, Giacosa e Ricordi, a notte, solo nel suo letto, i familiari e parenti lo sentono singhiozzare disperato. Questo episodio lo raccontò anche la nipote Alba Franceschini Del Panta nei suoi ricordi dell’amato zio.

Puccini, come non mai, confidava in questa sua opera, mi sia permesso dire: la più “pascoliana” con la futura “Suor Angelica”, in cui aveva profuso tanto del suo sentire e “vissuto”.

Eccoci allora alla commedia del ventisettenne Ruggero Rimini (1947 – 1976), in cui l’autore mette nel suo lavoro tutta una congerie, tale solo all’apparenza ma leggendo e sapendo uno capisce il senso dell’ammassarsi le tante figure di personaggi, che paiono non avere una logica attinenza a chi conosce, ma poco Puccini, mentre chi sa, capisce, soprattutto quando appare tra loro Doria.

È la Doria Manfredi che nel periodo in cui Puccini componeva “Butterfly”, dopo l’incidente di macchina e la gamba rotta, lei entrerà in casa Puccini per essere e così sarà, la sua brava, attenta, amorevole e buona “geisha”. Troppo “geisha”, così e ingiustamente, appare agli occhi di Elvira, la moglie di Puccini, cui va l’attenuante per come il marito vivesse il mondo femminile, ma sarà comunque inquisita e più ancora, ecc. Doria, illibata, si ucciderà nel 1909, distrutta per essere stata additata da Elvira al ludibrio del suo paese.

Così finisce di presentare la sua commedia Rimini, che compose proprio per Opera Barga nei cinquanta anni dalla morte di Puccini e data al Teatro dei Differenti il 4 e 5 luglio 1974 in prima nazionale. “Un avvertimento ai fans (specie ai torrelaghesi) e ai fanatici (un po’ eccessivi, qualche volta, come tutti gli innamorati): non mi saltate fuori che ci sono inesattezze di date e personaggi. Lo so benissimo, ho letto 22 libri! Ma questo testo si chiama FIABA, e nelle fiabe non importa la verità e la realtà, importano i buoni, i cattivi e soprattutto il clima. E come Gianni Schicchi, <se stasera vi siete divertiti, concedetemi l’attenuante>! Grazie.

Così è presentata la commedia in un unico atto:

“La storia della Butterfly di Puccini” è andata in scena, in prima nazionale, a Barga il giorno 4 luglio 1974 alle ore 21,30 al Teatro dei Differenti per l’inaugurazione del Festival <Opera Barga> 1974.

La produzione dello spettacolo è stata realizzata da Festival <Opera Barga>.

Amministrazione Provinciale di Lucca.

Comitato di Zona per il decentramento Teatrale, in collaborazione con L’Associazione Teatro Regionale Toscano e Cooperativa teatrale <Il Centro di Lucca>”.

 

Tratti dal libretto di sala, questi sono invece i nomi dei principali personaggi della commedia:

ovviamente Puccini che poi diviene Pinkerton, segue Tito Ricordi, David Belasco, Butterfly, Suzuki, Doria ed Elvira.

Seguono chi realizzò lo spettacolo.

 

Scene di Emanuele Luzzati.

Costumi: Santuzza Calì.

Colonna sonora: Raffaele Cecconi.

Direzione di scena: Annamaria Martini.

Luci: Marco Bertini.

Amministrazione:Patrizio Amaducci.

Ufficio stampa: Mariagrazia Saccuzzo.

 

Alle battute finali della commedia, Butterfly saluta Suzuki prima di uccidersi e nel momento si accorge che non è sola, dice la trama “Per la prima volta Butterfly percepisce la presenza di Doria”, che prende la parte anche della stessa Butterfly, dicendo: “Con onor muore chi non può serbar vita con onor”, che sono parole tratte dall’opera.

Si ripete ora il finale dell’opera, con l’arrivo del bambino, che bendato, non vedrà il suicidio della mamma e in quello stesso istante anche Doria, che è lì, bevuto il veleno, cade a terra morta.

Pinkerton (Puccini) invoca per due volte Butterfly, mentre ella, ripetute le parole dell’opera “Peccato che i pettirossi non abbiano fatto il nido nuovo”, così muore.

Pinkerton (Puccini), togliendosi la giacca: “È compiuto, il mio capolavoro è compiuto.”.

Belasco: “Un fiasco, Giacomo, un fiasco. Urla e zitti alla prima della Scala.”.

Puccini: “Butterfly, ma saresti morta per niente? Si può morire per niente?

La commedia termina con le parole di Tito Ricordi che annuncia l’intervento al Maestro, mentre Puccini cade a terra morto.

Concludiamo questa nota, se Dio vorrà, che farà parte del libro, con l’osservare, come già lo scrivente pose in evidenza nel suo libro “Barga. Storia del Teatro dei Differenti”, che la commedia del giovanissimo Ruggero Rimini, il bel successo che ebbe, dette l’avvio a Barga a una nuova stagione della prosa che ancora si svolge nello stesso Teatro.

Altra cosa che ci viene incontro in questo articolo è la  citazione di “Gianni Schicchi”, che ci riporta proprio a Giovanni Pascoli, che da studente era additato tale, perché, per i ricercati soldini, passava i compiti belli e fatti ai suoi amici studenti.

 

 

 

 

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