C’è un posto a Barga

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C’è un posto a Barga dove il vento si ferma a chiacchierare con me, il cinguettio varia e mi parla delle cose confuse che io non so nominare: l’amore, la felicità, la fantasia. Qui qualcuno secoli fa ha costruito una pieve e questa chiesa nel tempo è diventata un Duomo. Non poteva andare diversamente, io non credo in Dio, ma qui quasi quasi potrei cambiare idea.
Senza che io me ne accorga, a volte, l’anima mi chiede di camminare piano e portarmi qui dove c’è silenzio, natura e bellezza. Spesso, mi siedo sotto quest’albero imponente che mi pare sappia parlare. Mi spiega che bisogna fidarsi del tempo e affidarsi al vento, dare ospitalità alle creature che ci abitano il cuore. Io mi fido di questo fusto così alto e ramificato, dalla circonferenza così ampia e mi sembra una creatura familiare, un Nume, un Daimon vegetale. Ci sono posti magici, dove basta sedersi un solo minuto e ascoltare le cose mute che solo il silenzio sa dire.
Il Duomo di Barga è fra i posti più belli del mio mondo piccolo.
Da qui aspetto che il sole asciughi fiori, strade e pelle, aspetto di svegliarmi in un mattino d’estate e spalancare una finestra sul mare. Aspetto il profumo del caffè nei pomeriggi di Luglio, aspetto che questo tempo si arrenda a questo solstizio. Aspetto i piedi nudi, le passeggiate sul bagnasciuga, i tramonti sulla spiaggia, aspetto la nostalgia di tutto questo, non appena Barga si veste d’estate e mi incanta e mi respinge al contempo. Aspetto di sentire bruciare addosso tutte le mie contraddizioni, la voglia di partire, la voglia di restare, i nodi da sciogliere, i legami da stringere.

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