L’emozione ed il colore in mostra nel racconto dell’opera di Nazareno

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C’è tanto dei sentimenti, delle emozioni, della figura di Nazareno Giusti, graphic novelist, giornalista e documentarista precocemente scomparso nel 2019, nella mostra che apre i battenti questo sabato 11 maggio alla Fondazione Ricci di Barga (inaugurazioen alel 17). “Nazareno Giusti. Il poeta dei colori e delle parole” è un percorso espositivo di 10 sezioni che racconta la notevole produzione di questo ragazzo.

E’ significativo il fatto che non c’è nemmeno una persona tra le varie realtà coinvolte, dai curatori fino a tutti gli enti, le istituzioni a tutti i livelli, che non partecipi alla realizzazione di questa mostra, senza prima aver conosciuto ed essere rimasto colpito dall’opera di Nazareno. Tutti, nessuno escluso.

E’ stato sottolineato nella presentazione per la stampa avvenuta in anteprima stamattina presso la sede della Fondazione  alla presenza dei principali promotori: Cristiana Ricci per la Fondazione Ricci e il padre di Nazareno, Massimo Giusti, per la sua famiglia. Con loro Dario Dino-Guida di Lucca Comics & games e Sara Moscardini, direttrice della sezione di Barga dell’Istituto Storico Lucchese

Inediti, editi e riconoscimenti si ritrovano in questa esposizione che non è l’unica dedicata a Nazareno dato che domenica 12 maggio alle 11 inaugura al Palazzo delle Esposizioni di Lucca una piccola esposizione parallela e tematica dal titolo “Nazareno Giusti. Il poeta dei colori e delle parole – Il sogno del cinema italiano”.

“Un ragazzo di poche parole, ma che sapeva comunicarti, attraverso  suoi colori, le sue ricerche, i suoi tratti ed i suoi scritti, tutto quello che aveva dentro e che voleva raccontare – è stato detto dalla presidente della Fondazione Cristiana Ricci – Un lavoro dalla potenza espressiva e comunicativa enorme quello di Nazareno che pur nel breve percorso della sua vita  ha saputo esprimere, comunicare quello che a tanti artisti ci vuole una intera e lunga vita”

“Nazareno aveva il rigore scientifico dello storico e una bravura ed abilità a raccontare le cose unica” ha detto invece Sara Moscardini, mentre Dario Dino-Guida aggiunge: “La parte che mi ha sempre colpito di lui e della sua opera è l’emozione che sanno trasmettere i suoi colori”

Sulla scelta di Barga per questa mostra che gli rende omaggio in tutto quello  che è stato il suo percorso è il babbo Massimo a parlare: “A Barga si trovava bene perché trovava persone  che parlavano la sua stessa lingua. Ci si intendeva con la gente di questo luogo.

Nazareno nelle sue ricerche e nei suoi lavori partiva sempre da una attenta ricerca. Gli piaceva raccontare quello che aveva da dire; si emozionava in questo e sapeva dare emozioni”

Nazareno è stato definito narratore della contemporaneità che ha saputo interpretare con i disegni e le parole. Ma non solo. Attraverso l’indagine storica e giornalistica e le tecniche dell’illustrazione e del fumetto, in pochi anni aveva infatti dato vita a una quantità significativa di produzioni.

La mostra celebra senza dubbio le capacità narrativa, cromatica, di ricerca delle fonti e accuratezza giornalistica di Giusti: lo confermano i contributi in catalogo. “Era chiaro che aveva un grande talento”: lo scrive il Maestro del fumetto italiano, Vittorio Giardino, che parteciperà all’inaugurazione in collegamento audiovisivo, per testimoniare il suo apprezzamento per i lavori di Nazareno, e la sua amicizia. Nel catalogo, firmano parole di stima e rammarico Marco Del Corona, referente di Giusti a «la Lettura», Edoardo Castagna, che aveva lo stesso ruolo per “Avvenire”, l’amico di sempre Vincenzo Pardini, dalle cui parole è tratto il titolo della mostra. Nel volume si trovano anche 3 articoli dello stesso Nazareno.

23 le illustrazioni inedite a Barga, dedicate a I Volti della Shoah, 100 complessivamente quelle esposte tra disegni e bozzetti, per la maggior parte originali, corredate da testi di approfondimento, oltre a pannelli esplicativi. Si tratta di opere tratte dai suoi lavori pubblicati da diverse case editrici tra le quali Hazard e per gli inserti culturali del Corriere della Sera, “laLettura”, e di Avvenire, “Agorà”.

La novità è proprio il corpus di 23 opere ad oggi sconosciute che fa parte dei lavori rimasti incompiuti: si tratta di una serie di ritratti riconducibili ad un progetto dei volti della Shoah: acquerelli realizzati fra il 2013 e il 2014 che immortalano i protagonisti di questo buio momento della storia umana. Ogni ritratto ha dei colori violenti, dominanti; i volti sono trasfigurati in un’espressione tra lo ieratico e il doloroso, spettatori inermi di una tragedia più grande di loro. Tra di loro, volti che gli uomini hanno reso noti dopo la Guerra, come la giovanissima Anna Frank, Kurt Gerron, star del cinema tedesco, Padre Massimiliano Maria Kolbe, religioso polacco che sacrificò la propria vita prendendo il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame, Edith Stein, che dopo la conversione dall’ebraismo divenne Teresa Benedetta della Croce, carmelitana, perse la vita ad Auschwitz, destinata direttamente al suo arrivo alle camere a gas. Árpád Weisz, il leggendario allenatore della squadra di calcio del Bologna, che dopo la gloria sui campi sportivi incontrò la morte, pure lui ad Auschwitz. Ma ci sono anche i volti dei narratori, coloro che attraverso la propria voce e la propria espressione hanno raccontato la Shoha. Art Spiegelman, figlio di sopravvissuti ad Auschwitz, autore del famosissimo fumetto “Maus”; il regista Roman Polanski, Primo Levi, Elie Wiesel. E poi gli angeli, coloro che si impegnarono per salvare gli ebrei e le persone a rischio deportazione, sempre sotto silenzio e gratuitamente: Oskar Schindler, noto per “Schindler’s list”, Giorgio Perlasca, conosciuto come “lo Schindler italiano”, ed altri. Nazareno lavorò ampiamente su Giovanni Palatucci, funzionario di polizia di stanza a Fiume, morto nel campo di concentramento di Dachau dopo aver operato per anni, all’interno del sistema, nel tentativo di salvare gli ebrei. Su Palatucci Nazareno scrisse il volume “L’ultimo questore”, volto a smentire le voci sorte a discredito dell’operato di Palatucci. Una ricerca rigorosa e documentata che gli ha meritato nel 2015 il riconoscimento di “Paladino delle Memorie”.

Il filo rosso della mostra è infatti quello della scelta poetica fatta da Giusti, teso verso una selezione di soggetti ai quali in qualche modo sentiva che dovesse essere “resa giustizia”, raccontando ancora la loro storia sotto una diversa luce, facendo emergere i loro ideali, i loro valori e il loro senso di giustizia, per offrire una lettura diversa da quella storicizzata. Giusti era un esploratore della memoria che dai suoi viaggi di documentazione e interpretazione riportava a casa storie ispirate da uomini che mostravano coerenza e aderenza ad un ideale, sincerità e onestà di prospettiva visuale.

La mostra è divisa in dieci sezioni; tutte raccontate e descritte dagli scritti di suoi amici che ne hanno conosciuto i sentimenti che hanno animato questi lavori: Una sezione descritta da Vittorio Lino Biondi, altre da Sara Moscardini, e poi Cristiana Ricci, Umberto Sereni…

Si inizia con tavole tratte dalla storia su Matilde di Canossa pubblicata il 19 luglio 2015 sulle pagine della «Lettura» del «Corriere della Sera»: una breve graphic novel dedicata a questa protagonista del Medioevo italiano, una figura alla quale si avvicinò, attratto dal suo fascino ma altrettanto incuriosito dall’importante ruolo che la contessa ebbe in Valle del Serchio.

Si prosegue con la storia di Monsieur Cheval, il postino che costruì il palazzo dei sogni, uscita su Agorà cultura del quotidiano “Avvenire” il 12 agosto 2016, di cui in mostra, per motivi di spazio, sono esposte solo alcune tavole. Racconta di un uomo che da solo si costruì il suo castello lavorando per lunghi anni. È una storia vera e questo castello si trova nel sud-est della Francia, ad Hauterives, un paesino della regione della Drôme. A realizzarlo è stato Ferdinad Cheval, un postino vissuto alla fine dell’Ottocento, che ebbe la fortuna di vedere il successo del suo lavoro realizzato in vita: iniziarono a uscire articoli, la notizia si sparse per tutta la Francia, e lui economizzò la sua creatura tanto da far pagare un biglietto ai curiosi (e numerosi) visitatori.

Giusti si è confrontato anche con una figura grande per la sua terra natale, quella di Giovanni Pascoli. Nell’estate del 2012, nell’ambito del Festival Tra le Righe, Nazareno Giusti realizzò nell’atrio di Palazzo Pancrazi, sede municipale di Barga, una mostra di acquerelli dedicata a Giovanni Pascoli, inserita tra le iniziative dedicate al poeta nel centenario della scomparsa, unendo i personaggi, gli argomenti e i paesaggi conosciuti dell’autore: la vita pubblica del poeta, il suo impegno politico giovanile, le amicizie, il suo legame con la Valle del Serchio, ove si stabilì nel 1895, e della quale raccolse le tradizioni, il dialetto, le istanze sociali, trasfondendole nella propria poesia. Nazareno era riuscito, in tempi non sospetti, a cogliere tutta la straordinaria attualità di Giovanni Pascoli. La curiosità di Nazareno su Pascoli si orientò anche ad alcuni aspetti biografici: sulle pagine del quotidiano «Avvenire» articoli sui rapporti di Pascoli con gli Scolopi (8 maggio 2016) e con Gabriele d’Annunzio (1 giugno 2017); numerosi anche i suoi contributi apparsi sul Giornaledibarganews tra il 2012 e il 2015.

Nel 2008, in occasione dei 150 anni dalla nascita di Giacomo Puccini, Nazareno Giusti aveva fatto una operazione analoga con i testi e le illustrazioni di un libretto dal titolo: “Giacomo Puccini… scrutando l’eternità”. Le pagine, pubblicate dal Comune di Lucca, città natale del compositore, mettevano insieme due dei suoi fiori all’occhiello: il grande operista e il fumetto. La città dei Comics intendeva dare ad un giovane artista (aveva allora solo diciannove anni) l’opportunità di confrontarsi con la grande storia della Lucchesia, rielaborandola con un linguaggio moderno e in grado di dialogare con i nostri tempi. È con questo spirito che Giusti ha messo mano alla vivace biografia pucciniana e ai personaggi partoriti dalla mente del musicista, traducendoli nel proprio linguaggio visivo.

È invece un graphic novel di 165 pagine uscita nel 2014 per Hazard, che Giusti dedica al pittore e scultore Ligabue: in questa sezione sono esposte alcune illustrazioni a tutta pagina nelle quali il pittore compare in disegni che trasmettono i toni e gli umori di alcuni momenti della sua, per lo più difficile, esistenza.

A Giovanni Guareschi, Giusti dedica i due volumi del graphic novel uscito per Hazard nel 2013. Anche in questa sezione una selezione di tavole e pagine descrive un Guareschi a tutto tondo, dalla nascita alla morte attraverso periodi duri come quello dell’internamento nel campo di Czestokowa in Polonia, in una narrazione volta a dimostrare il valore dell’uomo dietro alla condanna di alcune critiche aprioristiche.

Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco sono al centro di un lavoro di Giusti che mette in luce, oltre all’ingiustizia della condanna a morte avvenuta, anche l’attuale difficoltà alla riabilitazione della loro memoria, negli Stati Uniti d’America. I due, attivisti e anarchici italiani, furono arrestati, processati e condannati a morte con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia di un calzaturificio. A nulla valsero le proteste, l’intervento del Governo italiano e la presa di posizione di molti famosi intellettuali: Nick e Bart (come venivano chiamati) vennero uccisi sulla sedia elettrica nel 1927.

A fianco della loro storia, quella di Mario Rigoni Stern, “Il sergente è ancora nella neve”, uscita domenica 3 giugno 2018 sul Corriere della Sera, nel decennale della scomparsa dello scrittore.

“Nell’ambito della straordinariamente ricca produzione dell’indimenticato Nazareno Giusti le tavole che volle dedicare al martirio di Guido Rossa segnano un capitolo di centrale rilevanza” – scrive Umberto Sereni nel testo di accompagnamento alla sezione dedicata a “La firma: Guido Rossa un operaio contro le BR”, opera che esce nel 2010 per una prima edizione seguita da altre due con il titolo cambiato in “Guido Rossa un operaio contro le BR”. Guido Rossa è un operaio comunista ucciso il 24 gennaio del 1979 da un commando delle Brigate Rosse che lo attese all’uscita di casa, colpevole di aver denunciato un brigatista che diffondeva volantini all’Italsider di Genova.

L’ultima sezione è quella dedicata ai volti della Shoa.

La mostra “Il poeta dei colori e delle parole” è realizzata dalla Fondazione Ricci e dalla famiglia Giusti, in collaborazione con l’Istituto Storico Lucchese sezione di Barga grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, con il patrocinio del Comune di Barga, della Provincia di Lucca, dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, di ANAFI, di Lucca Crea (Lucca Comics&Games), dell’associazione Art. 21, del Club dei Ventitré (Guareschi); sarà aperta dall’11 maggio al 16 giugno 2024 a ingresso libero con i seguenti orari: martedì 11-13, sabato e domenica 11-13 e 17-19.

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