Di solito a Maggio
C’è chi mi abita così.
C’è chi arriva e vola altrove.
C’è chi ritorna e si prende l’anima.
C’è chi succhia il nettare finché ce n’è.
C’è chi insegna a volare.
C’è chi insegna a morire.
C’è chi prende e pretende.
C’è chi dimentica il resto e c’è chi resta.
C’è chi si offre senza sapere a chi.
C’è chi si distrae
C’è chi fa attenzione.
E ci sono anch’io, fatta di polline e destinata al vento.
Di solito a Maggio, aspetto che il sole asciughi fiori, strade e pelle, aspetto di svegliarmi in un mattino d’estate e spalancare una finestra sul mare. Aspetto il profumo del caffè nei pomeriggi di Giugno, aspetto che questo tempo freddo si arrenda a questo Maggio. Aspetto i piedi nudi, le passeggiate sul bagnasciuga, i tramonti sulla spiaggia, aspetto la nostalgia di tutto questo, non appena Barga si veste d’estate e mi incanta e mi respinge al contempo. Aspetto di sentire bruciare addosso tutte le mie contraddizioni, la voglia di partire, la voglia di restare, i nodi da sciogliere, i legami da stringere.
Di solito a Maggio,
Io cerco fra le nuvole i miei oracoli, il filo rosso dei miei destini mancati. Smossi dal vento fanno a pugni col mio cuore, cane randagio,
batte il mio tempo seguendo il ritmo del mare.
Mare che non bagna i miei giorni.
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