Sono sbocciati i fiori di croco

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Sono sbocciati i fiori di croco, a Barga se ne vedono tanti, molti sono al parco sotto casa mia e a me sembrano un dono.

Mi piace ogni tanto affacciarmi da queste pagine e prestare i miei occhi estranei a chi legge, mi sembra di portare a compimento un esercizio di attenzione e lntrospezione e ogni parola scritta assume il valore, il peso, la misura di una dichiarazione d’amore. Perché dichiarare amore a un luogo? Perché ogni luogo ci determina, non siamo solo noi ad abitare i luoghi. I luoghi che abitiamo, a loro volta, abitano nel nostro immaginario e influenzano il nostro modo di percepire lo spazio. Io vivo a Barga da dodici anni e qui ho imparato a osservare i colori delle case, apprezzare le facciate che, a poco a poco, perdono l’intonaco, si struccano, si spogliano, si dichiarano vinte dal tempo, arrese. Eppure qui il tempo invecchia, ma non troppo, perché all’abbandono si accompagna sempre un timido resistere. Si resiste con una pianta di ciclamino davanti all’uscio di casa; chiacchierando in piazza; seduti su una panchina esposta al sole. Può bastare? Non lo so. So che oggi ho visto i fiori di croco e mi è sembrato un giorno di festa.
Non mi arrendo all’idea che i paesi saranno un giorno o l’altro fagocitati dal tempo, io resto qui e mi commuovo leggendo su una panchina che “è tardi, è l’ora”. Per me è questa l’ora per guardarsi intorno, respirare, ringraziare, camminare piano e accorgersi della bellezza che c’è, della lentezza che anima le cose, della pazienza che hanno qui tutte le cose che invecchiano e chiedono a noi ancora una carezza.

Doris Bellomusto

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