Duello a Wembley

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È il 1966 e l’Inghilterra sembra essere davvero il centro del mondo; la “Swinging London” è carica di un’energia mai vista prima, i Beatles e i Rolling Stones dominano la scena musicale, da Carnaby Street escono mode che conquistano ragazzi di ogni latitudine e le gesta dell’agente 007 raccontano di una nazione che ha ancora una grande influenza sui destini globali. Insomma, tutto quello che è nuovo ed eccitante esce dalla terra di Albione per irradiarsi a livello planetario.
A rendere completo il predominio inglese manca solo la supremazia nel calcio ma adesso, come nazione organizzatrice dei Campionati Mondiali, questi autoproclamatisi inventori e maestri del football hanno una ghiotta occasione per conquistarsi anche questo primato.
Non starò a raccontare l’arcinota storia di quei mondiali e di quei fatti che gettarono cupe ombre sulla regolarità di certi risultati; cercherò, invece, di farvi partecipi delle emozioni di un bimbo innamorato del pallone che, con occhi sgranati, stava incollato al televisore quasi senza respirare per seguire una delle due semifinali.
Se ci sarò riuscito sarete voi a dirlo.

Nella magica atmosfera che solo la TV in bianco e nero e la voce del grande Niccolò Carosio potevano regalare alle partite, specialmente in notturna, si affrontano due delle squadre più forti del momento, entrambe piene di campioni che hanno scritto pagine indimenticabili del libro del calcio.
Dopo qualche minuto di reciproco studio, il leitmotiv del match appare chiaro: il gioco del Portogallo è tecnico e manovriero, mentre l’Inghilterra, più fisica e potente, si affida a lanci lunghi e alla corsa sulle fasce laterali.
A centrocampo Bobby Charlton è in formissima e giostra da par suo, Coluña tesse trame che deliziano anche i palati più fini e Nobby Styles, mediano tanto grande quanto maligno picchiatore, distribuisce calci e entratacce a chiunque gli capiti a tiro, prendendosela con l’arbitro che gli fischia falli sacrosanti…
I lusitani prendono il comando delle operazioni e sembra che la partita sia una sfida tra la pantera nera Eusebio, di gran lunga il più grande dopo Pelé, e il glaciale e leggendario Gordon Banks, uno dei migliori portieri di tutti i tempi.
Un paio di minuti prima una delle fantastiche punizioni-bomba di Eusebio, scagliata da almeno 30 metri, era sibilata, rabbiosa, mancando il sette per pochi centimetri e strappando al pubblico un boato di meraviglia ma, fedele al suo personaggio, il “glaciale Banks” aveva alzato solo un sopracciglio senza minimamente scomporsi.
La partita va avanti col Portogallo che attacca ancora, mentre l’Inghilterra gioca di rimessa aspettando il momento propizio per colpire in contropiede.
Un perfetto triangolo con Torres mette Eusebio solo davanti al portiere inglese che gli esce incontro.
Come in duello western, i due si guardano negli occhi per un lungo istante…
il pubblico trattiene il respiro e su Wembley cala una cappa di silenzio…
Non appena Banks si abbassa, il portoghese arma il destro ed esplode una botta omicida: è un lampo!
La palla rimane incredibilmente incastrata tra il braccio sinistro e il fianco di un incredulo Banks!
Il pubblico è ammutolito, Eusebio si avvicina al portiere inglese, sorride e gli tende la mano, Banks gliela stringe e dagli applausi viene giù lo stadio!
Appena il boato della gente si affievolisce, Niccolò Carosio se ne esce con una battuta rimasta nella storia:
«E dopo, vada come vada, tutti a farci un bel whiskaccio!!!»
La partita finì con la vittoria dell’Inghilterra per due a uno, con due reti di Bobby Charlton e una di Eusebio ma, anche dopo aver spento il televisore, con le immagini ormai ridotte a un puntino luminoso, i miei occhi continuavano a vedere quei due grandi campioni che si stringevano la mano.
Altri tempi, altri uomini…

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