In questi primi giorni dell’anno che ci portano alla festa dell’Epifania, il mio pensiero corre sempre all’Annona, la vera Befana che ha fatto emozionare e palpitare i cuori di generazioni di Fornacini.
Quanti regali e quanta gioia ci ha portato, e con quanta dolcezza ha saputo tramutare in sorrisi le lacrime dei bimbi impauriti che, vedendola per la prima volta, nascondevano il viso nella sottana della mamma!
Non importa quanta gente la richiedesse per quella sera in cui, spesso, doveva affrontare neve e gelo: lei non era capace di dire di no a nessuno e non è mai successo che anche un solo bimbo non ricevesse i propri regali.
Perché, vedete, quella sera lei era davvero la Befana e per la Befana certe aride leggi che valgono per noi mortali, come quelle che regolano il tempo e lo spazio, non hanno alcun significato.
Nessuno l’ha mai vista accusare la fatica o lamentarsi dello sforzo sostenuto perché, in quanto Befana, traeva una forza inesauribile dalla fede che i bimbi avevano in lei; un po’ come la Campanellino di Peter Pan, se ricordate bene la fiaba.
L’Annona e suo marito Pietro, un uomo fintamente burbero ma dal cuore immenso, erano vicini di casa e grandi amici dei miei nonni Giulio e Faustina, tanto che non ricordo neanche più quante merende ho fatto a casa loro mentre erano in corso accanite partite a briscola.
Mi erano talmente simpatici che li consideravo delle figure a metà strada tra nonni e zii, perché noi bimbi di una volta, nella nostra ingenuità, volevamo intensamente che tutte le persone a noi care ci fossero parenti, quasi per essere legittimati a voler loro “il più bene possibile”.
L’allegra casa dell’Annona, aperta e accogliente, risuonava sempre di risate e battute di spirito, ma il pomeriggio del cinque gennaio, a una cert’ora, lei spariva e non si trovava più.
A ripensarci adesso, era il Pietro che stendeva una cortina di rispettoso silenzio e chiudeva, una volta tanto, la porta di casa come a proteggere la sua Anna mentre avveniva l’arcana trasformazione.
Più tardi, col buio, magicamente appariva la Befana, ancora una volta pronta a regalare sorrisi a tutti quelli che l’aspettavano con trepidazione, piccoli o grandi che fossero.
Poi, una volta esauriti i regali da consegnare, la magica vecchina scompariva nella notte e il giorno dopo tornava sulla scena la bonaria Annona di sempre, quella che mi preparava la merenda e mi scompigliava i capelli dicendo «Mangia, bimbo, che sei tutt’ossi!».
p.s.
L’Annona è stata anche un’appassionata giocatrice di tombola, un gioco a cui vinceva talmente spesso che qualche malalingua insinuava che si servisse dei suoi poteri di Befana… ma chi l’ha conosciuta davvero sa che non l’avrebbe mai fatto.
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