Buon Natale, sig. Giulio

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Baciata da un sole che, dopo aver accarezzato le rosse tegole dei tetti ha ormai dissolto le ultime brume mattutine, Lucca indossa il suo vestito della festa per questa giornata di shopping natalizio ed è bello gustarsi, senza alcuna fretta, l’atmosfera di gioiosa aspettativa che cresce di giorno in giorno e sembra riempire anche le piazzette e i chiassi più piccoli e nascosti.

Gente carica di regali dai colori vivaci mi viene incontro da ogni direzione, lasciandosi dietro una scia di auguri, risate e scampoli di discorsi che, tutti insieme, formano la colonna sonora che sale nel cielo di questa inimitabile città-salotto.
Passeggiando senza meta, giungo in piazza S. Michele, con la sua cattedrale dalle mirabili colonne istoriate, i palazzi medievali e i turisti che, rilassati, conversano intorno ai tavoli dei bar.
Sfilo davanti alla loggia con la bella statua di Matteo Civitali, oltrepasso il bar Casali e mi fermo davanti alla bottega più bella di tutta Lucca: quella del Buccellato Taddeucci, preziosa proprio perché all’interno dell’antica cornice in legno è rimasta immutata nel tempo anche nel più piccolo particolare.
Sul ripiano inferiore sono esposte le prestigiose confezioni regalo, pronte per far fare bella figura a chi le acquisterà per regalarle ad amici e parenti.
Nella parte superiore l’azzurro del cielo di Toscana e il bianco della chiesa si riflettono tra i coloratissimi bastoncini di zucchero, le confezioni di torrone e quelle di panforte preparate con la segretissima ricetta della casa.
Ma, poi, il mio sguardo si posa sul ripiano centrale, dove un trenino elettrico dai vagoni carichi di cioccolatini multicolori entra ed esce da gallerie fatte di buccellato, biscotti e dolciumi vari.
Come in una dissolvenza, la realtà sfuma nel ricordo e mi vedo in questa stessa posizione nel mio grigio cappottino della festa, col naso schiacciato al vetro e gli occhi sgranati che seguono quel trenino che gira… gira… gira… senza averne mai abbastanza.
«Hey, giovanotto! Un lo vedi che m’appanni tutta la vetrina?»
Apparso sulla porta, un signore elegantissimo mi richiama bruscamente alla realtà e finge di darmi uno scappellotto sul pon pon del berretto di lana dai colori dell’Inter ma, come per magia, nella sua mano compare un grande cioccolatino avvolto in una stagnola dorata che mi porge delicatamente.
«Lo scusi, signor Giulio, ma lui quando vede i treni…» dice il mi’ babbo.
«Ha ragione, mi garbano anche a me, sennò un ne mettevo uno in vetrina…Buon Natale!» fa il sig. Taddeucci, con un sorriso bonario.
Un’oretta dopo, come una rombante tartarughina color antracite, la nostra cinquecento risaliva la vallata con me che, allungato di traverso sul sedile posteriore, cercavo di decidere se mangiare subito quel grande cioccolatino dorato o se serbarlo per Natale.
Non arrivò al Piaggione.

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  1. La ricetta Della paneforte antica di San Nicola. Grazzie

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