Il 44° parallelo

-

Antefatto:
Una delle prime nozioni di geografia che ci venivano inculcate da piccoli è che “da Fornoli passa il 44° Parallelo”, e ce lo dicevano con un orgoglio che mi ha sempre lasciato perplesso perché, francamente, non ho mai capito cosa ci fosse di così onorevole e meritorio nel fingere di essere attraversati da una linea assolutamente immaginaria.
Fatto sta che, a forza di sentirla ripetere in continuazione, questa cosa era diventata così noiosa che siamo cresciuti cercando di parlarne il meno possibile.
———-
Cercando di fare tardi, contrabbandando l’oggi nel domani, ci ritrovammo fuori dal bar a discutere di geografia col tipico piglio di chi s’è fatto qualche birra di troppo e, naturalmente, evitando come la peste l’innominabile argomento di cui sopra
Era una di quelle calde sere d’estate mirabilmente descritte da Ligabue nella sua famosa “Certe Notti” ma, purtroppo, di quella canzone c’erano solo le zanzare perché le cosce dovevano essere toccate a qualcun altro…
Si parlava di una delle singolarità più curiose, la linea del cambiamento di data e al tavolo vicino al nostro un signore dall’età indefinibile e con un vestito elegante, ma che aveva visto giorni migliori, non si perdeva una parola.
«Lo sapete che ci sono alcune isolette dove, per quanto vicinissime tra loro, in una è domenica e nell’altra è ancora sabato alla stessa ora? Se ci s’andasse per l’ultimo dell’anno si potrebbe festeggia’ due volte!» dissi, evidentemente alticcio.
Il fatto che sul pianeta esistano luoghi del genere, più metafisici che geografici, mi ha sempre affascinato e fatto sognare fin da quando ero piccolo.
Neanche a dirlo, l’idea di raddoppiare i tradizionali bagordi ebbe un successone e il tasso alcolico ci fece promettere che quella sarebbe stata la meta per il prossimo capodanno.
Proprio mentre facevamo dettagliatissimi e strampalati progetti di viaggio che la mattina dopo nessuno si sarebbe ricordato…
«Lo sapete che da Fornoli passa il 44° Parallelo?»
Disse ad alta voce e gonfiando il petto il nostro vicino.
«Ah si? E a che ora ci passa?..»
Risposi io, vomitando sarcasmo. Ma quello, imperturbabile:
«L’ora precisa un la so, ma passa dall’orto di Scintilla!»
Tacque per un attimo e poi, avvicinandosi con l’aria di chi stava per metterci a parte di un grande segreto, proseguì:
«In certi periodi, quando il sole è basso, si vede anche!»
«Questo un ci si fa scappare!!!…»
Dissero i nostri sguardi tra l’incredulo e il divertito.
Lo invitammo al tavolo con noi e, dopo un altro paio di birre eravamo diventati talmente amici che, siccome era ormai quasi giorno e il periodo quello giusto, acconsentì ad accompagnarci a vedere quel portento della natura.
Trattenendo a stento le risate, partimmo sgommando alla volta di Fornoli.
Arrivammo sul posto mentre la notte sfumava lievemente nell’alba e a est il cielo già si tingeva di quel rosa che ha sempre ispirato i poeti.
Il cancello dell’orto era chiuso con un robusto chiavaccio, così dovemmo scavalcare un muro di cinta che pretese un souvenir della mia camicia nuova, ma per la scienza questo e altro!
Appena toccammo terra i cani si misero ad abbaiare fiutando gli intrusi e subito una finestra si illuminò, rivelando uno Scintilla assonnato ma battagliero.
«Chi è? Andate via o sciolgo i cani!»
«Sono il Foglietta! Ho portato degli amici a vedere il Parallelo!» disse la nostra guida.
Scintilla, famoso elettrauto della zona e uomo di spirito, scese nell’orto ancora in pigiama, calmò i cani, ci squadrò per bene e disse
«Ragazzi, mi dispiace ma il Parallelo un ve lo posso fa’ vede’ perché quest’anno ci ho piantato i pomodori! Lo vedete quel filare lì? È proprio sul 44° Parallelo. Un avete idea di come son più boni rispetto a quell’altri!»
La delusione sul viso del Foglietta era così evidente che quasi mi dispiacque per lui.
Però, effettivamente, quei pomodori sembravano insolitamente belli e succosi; chi stava prendendo in giro chi?
«Anzi, ve li faccio assaggiare! L’avete mai fatta colazione a pane e pomodoro?»
Proseguì Scintilla, staccandone alcuni dalla pianta e apparecchiando alla buona un piccolo tavolino di legno.
In men che non si dica, mentre il sole prendeva il suo posto nel cielo, ci abbuffavamo a base di fette di pane casereccio col pomodoro strusciato sopra e vino “di quello bono”.
Mentre tutti, Scintilla compreso, facevamo continue smorfie cercando di restare seri, il Foglietta annuiva orgoglioso nel suo completo stazzonato: se non era riuscito a farci vedere il Parallelo, almeno ce ne faceva assaggiare i buonissimi frutti!

p.s.
In questa storia le uniche cose vere sono quelle che riguardano lo stramaledetto 44° Parallelo, pertanto il Foglietta e lo Scintilla non sono mai esistiti. Forse…

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.