Un caso di doping

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C’è stato un tempo nel quale, come qualcuno dei meno giovani ricorderà, nella nostra zona la pallavolo era uno sport molto praticato e seguitissimo dal pubblico.
Ogni paese aveva la propria squadra che militava in campionati federali e, durante l’estate, venivano organizzati agguerritissimi tornei all’aperto in notturna le cui partite facevano sempre il pienone di pubblico.
Nell’entusiasmo dei ragazzi, nuovi eroi prendevano il posto di quelli classici del calcio e intorno a reti improvvisate nascevano sfide all’ultimo sangue con in palio l’ambita bottiglia di spuma bianca comprata nella bottega della Giovanna, davanti alle scuole medie.
Alimentato dal forte campanilismo, sempre presente quando si scontravano squadre dei paesi vicini, il tifo sfociava spesso in qualche rissa, la più memorabile delle quali fu quella che avvenne a Barga sotto il ponte nuovo e oggi l’avrebbero definita come “la madre di tutte le scazzottate”.
Uno scrittore troverebbe ben altre parole per dipingere il clima di grande entusiasmo e aspettativa nel quale si svolse l’episodio che voglio raccontare e che mi vide tra i protagonisti ma siccome vi sono toccato io, metteteci del vostro e fate uno sforzo d’immaginazione…

È la finalissima dello storico Torneo Lido Lucchesi a Fornaci e si affrontano la squadra locale, che nella zona non ha rivali, e quella del Gallicano che, per cercare qualche vittoria nei tornei estivi, è solita “pescare” nella provincia di Pisa per ingaggiare atleti di categorie ben superiori, primo fra tutti quel formidabile Leonardo Sabatini che ha giocato anche in serie A.
I giocatori fornacini considerano questa pratica come una mancanza di fair play ma, lungi dallo scoraggiarsi, ne traggono ulteriori e potenti stimoli e, siccome siamo tra noi, diciamo pure che “ci s’incarogniscono abbestia”!
Mancano pochi istanti all’inizio del riscaldamento e siamo nello spogliatoio del Fornaci, dove l’adrenalina è alle stelle e i giocatori, carichi come molle e consapevoli di essere chiamati a una impresa quasi impossibile, si incitano l’un l’altro senza riuscire letteralmente a star fermi.
A un tratto si apre la porta ed entra il Presidente che con fare sospetto inizia un breve conciliabolo con l’Allenatore.
Ricevuto un cenno d’assenso da parte di quest’ultimo, il Presidente estrae dalla giacca uno strano barattolino e dice che, tramite un parente americano, è riuscito ad avere delle pillole miracolose che permettono di aumentare forza fisica e riflessi.

«Sembra che le usino i Marines… proprio quello che servirebbe per battere quei mostri là! Badate bene, però…»

continua il Presidente

«Io vi prospetto solo una possibilità, ma la scelta è vostra!».

Con un misto di curiosità e diffidenza ci avviciniamo al barattolino magico… le scritte nell’etichetta multicolore sono in una lingua straniera e al suo interno ci sono delle pillole di un vago colore biancastro.
Cala un silenzio nel quale ci guardiamo negli occhi, accorgendoci che lo stesso pensiero attraversa la mente di ognuno: FACCIAMOLO!

«Una sola! Sono talmente forti che prenderne due sarebbe pericoloso!» dice l’Allenatore.

Porto alla bocca una di quelle pillole con un misto di reverenza e timore, faccio un respiro, e la mando giù a occhi chiusi aspettandomi di sentire chissà cosa, magari una scossa elettrica come nei cartoni animati.
Nulla!
Non succede nulla… e sa anche di poco, ma i suoi effetti non avrebbero tardato a farsi sentire.
Inizia la partita e, in breve tempo, appare chiaro a tutti che non ci sarebbe stata storia.
In campo sembriamo leoni affamati e dall’altra parte della rete la nostra grinta viene ricambiata da sguardi pieni di sorpresa e smarrimento.
Con la massima naturalezza ci riescono cose eccezionali e ogni punto conquistato ci stimola a nuove prodezze, mentre i campioni nemici perdono sicurezza e si disuniscono.
In piena trance agonistica, oltre alle solite congratulazioni ci scambiamo brevi cenni d’intesa e strizzatine d’occhio che stanno a significare «Caspita se funzionano!!!».
In mezzo al pubblico, che urla e si spella le mani dagli applausi, vediamo che anche i nostri più vecchi amici ci guardano con ammirazione e nuovo rispetto ed è una sensazione così bella che vorremmo che non finisse mai.
Il primo set fila via liscio e così anche il secondo; solo nel terzo set il Gallicano riesce a opporre una forte resistenza, ma col solo risultato di rendere ancora più gustosa una vittoria che arriva con un boato liberatorio talmente forte far tremare la notte.
È un tre a zero perentorio e senza discussioni al quale noi stessi stentiamo a credere perché ottenuto su una squadra avversaria zeppa di giocatori fortissimi.
L’entusiasmo esplode incontenibile e durante la premiazione, che avviene tra i flash dei fotografi e gli applausi entusiasti del foltissimo pubblico, tutti siamo euforici e finalmente consapevoli della grande impresa compiuta.
Poi, rientrati negli spogliatoi, cala l’adrenalina, qualche viso inizia a rabbuiarsi e lentamente spuntano i primi dubbi sull’eticità di quello che abbiamo appena fatto.
Proprio mentre qualcuno sta per dare voce al proprio rimorso, la porta si spalanca di botto e irrompe un raggiante Allenatore che, esplodendo in una fragorosa risata delle sue, urla a squarciagola:

«Alloraaa?! Funzionano le ZIGULÍ senza zucchero???!!!»

Dietro di lui, il Presidente ridacchia sotto i baffi come uno che l’ha appena combinata grossa…

Potenza della suggestione, l’indiavolata squadra del Fornaci aveva trionfato grazie a delle caramelle che erano esposte in tutti i bar del paese…

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