Storia del Teatro dei Differenti: la crisi anni ’20 e ’30 del Novecento e una serata speciale. (27)

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Il 1929 si apre per il nostro Teatro con la sua piena funzionalità e quindi varie sone le rappresentazioni tra cui film al prezzo unico di £ 2,50 con libero accesso ai palchi. Per l’estate la solita stagione teatrale con la compagnia Tettoni,Duse, Lombardi, che aveva attori di grande valore ma alla prima fu poco brillante per poi riprendersi al meglio con le successive rappresentazioni. La sera di San Cristofano che prevedeva i fuochi artificiali, si dice che per deferenza alla Compagnia, furono anticipati a quando fu subito buio, cosicché chi andava a Teatro poté farlo alle ore 22. I biglietti si potevano acquistare al Caffè Capretz.

Come per il passato non mancava qualche spettacolo a favore delle casse di qualche istituzione locale e il primo settembre 1929 fu la volta di una Gran Serata di Gala a beneficio della Banda. Furono rappresentati dei lavori drammatici e poi la signorina Mary Marchetti, detta prima danzatrice del Keiths Circuit, con orchestra e pianoforte si esibì tra gli applausi del pubblico.

Come dal titolo, questa parte di storia del Teatro dei Differenti, il meglio di questo 1929 doveva ancora venire e questo si ebbe la sera di domenica 29 settembre, quando il Teatro dei Differenti visse una serata molto speciale. Il Teatro era affollatissimo, pieno all’inverosimile, con il pubblico accorso per ascoltare “L’ultimo dei trovatori” o il “Il Cristo di Lucca”. Un personaggio, un artista straordinario, che la stampa britannica aveva definito “Uomo strano e pittoresco”, infatti, aveva una barba e i capelli che lo assimilavano a un prete ortodosso e il fare di un innocente bambino. Questi era il mitico chitarrista e musicista Italo Meschi (Lucca 1887 – Carignano 1957), dalla vita molto movimentata, prima lavorando in Italia e poi emigrando negli USA e anche in Inghilterra. Così si parlava di lui nelle cronache del tempo, cioè, di un artista che suonava una stranissima chitarra e arpa detta “chitarpa” o “ala d’aquila”, non in possesso di una cultura scolastica, avendo frequentato le scuole sino alla quinta. A sei anni imparò un poco di musica all’allora Istituto Pacini di Lucca ma ci fu lasciato solo un anno. Da se stesso, quando era emigrante a San Francisco, aveva Iniziato a frequentare una biblioteca dove imparò a leggere la musica. (77)

La cronaca della serata barghigiana ci dice che dopo i trionfi di Londra e New York e altre città, con la sua chitarra magica e la voce dolcissima, al Differenti cantasse stornelli, canzoni, interpretando Pergolesi, Wagner e poi, allietando i barghigiani con la Ninna Nanna di Alfredo Bonaccorsi (Barga 1887 – Firenze 1971), un canto popolare che lo stesso Bonaccorsi aveva armonizzato sul suono delle campane del Duomo di Barga e pubblicato l’anno 1922. Questi era già un musicologo di fama e in diversi lavori in cui trattò della musica popolare, non mancò di inserire il nome e l’arte di Meschi. (78) Durante lo spettacolo al Differenti molti furono gli applausi e al termine il pubblico al Teatro esplose in un’ovazione, oggi diremmo con termini televisivi molto in voga, che si tributarono a Italo Meschi tanti applausi con tutti in piedi, una vera e propria “standing ovation”.  (79)

 

A proposito di Italo Meschi, lo scrivente ricorda uno straordinario spettacolo tenuto proprio al Teatro dei Differenti la sera del 16 aprile 1982 a cura del Circolo Arci di Barga. Si tratta di un recital del “nuovo trovatore meschiano” che fu Riccardo Marasco (1938-2015) che si esibì cantando brani popolari, accompagnando la sua voce con una melodica ma strana chitarra che a tutti parve una stravaganza del musicista. Oggi, avendo ricercato notizie su Italo Meschi, ecco che quella buffa chitarra, ha ripreso a tutto tondo la sua storia. Infatti, quella sera al Differenti, Marasco si accompagnò nelle sue canzoni con lo strumento che fu proprio di Italo Meschi, pervenuto a lui diciannovenne alla morte dello stesso Italo, nel 1957, tramite il fratello Mario, che in pratica, ritenne cosa buona consegnare quella “chitarpa” a chi stava e avrebbe continuato a fare musica popolare secondo l’insegnamento del fratello. Se i ricordi sono giusti, pare allo scrivente, che Marasco suonasse la “chitarpa” che aveva l’aquila stampata sulla cassa, quindi, in quel lontano anno 1982, chi fu presente al Teatro dei Differenti, udì lo strumento che già aveva suonato Italo Meschi nel solito Teatro più di mezzo secolo prima. Ovviamente, altra la mano che suonava, comunque, fu come se Italo Meschi avesse fatto ritorno al Teatro e va detto ancora che anche Marasco ebbe un bellissimo successo.

Passa il 1929 e con il 1930 ci accorgiamo da un titolo presente su La Corsonna, che il Teatro è stato chiuso perché si faranno gli spettacoli all’aperto. Il Differenti è chiuso e lo rimarrà chissà per quanto tempo e causa di ciò e il comportamento dell’Accademia che non adempie le ingiunzioni delle Autorità, per cui funzionerà un teatro all’aperto nel giardino dell’Albergo Libano, detto “Teatro sotto le stelle”. Si dice che si tratta della Compagnia Gramatica, Ruggeri, Plavova e Carini, diretta dal Cav. Uff. Manlio Calindri. Quest’ultimo era padre del più celebre Ernesto. Questo fu l’unico programma dell’anno 1930. (80)

 

Barga, nel suo Comune, c’erano diversi luoghi dove, in quest’anno 1930, legalmente si facevano spettacoli o si ballava e questa notizia si apprende con precisione da un Bollettino della Società Autori ed Editori di quell’anno. Qui vediamo che a Barga è censito il Teatro dei Differenti che ha otto persone impegnate saltuariamente ma, anche la Sala Colombo che ha una piccola banda di sette persone non sempre impegnate. Ci sono poi la Sala Rocchiccioli a Castelvecchio, la Da Prato a San Pietro in Campo, quella Rossi in Mologno, il Teatro Puccini a Fornaci con cinque persone che saltuariamente prestano servizio.  Il cinema Ania esistente nell’omonimo paese che pare faccia un servizio fisso e infine la Sala Notini a Filecchio. Gli abitanti del Comune sono ancora in crescita e si nota un certo incremento ma nei calcoli ci sono anche molti che sono all’estero e in tutto siamo su 11.700 persone.

Anche con il 1931 le rappresentazioni estive, che con tre titoli si sarebbero dovute tenere al Teatro, invece furono all’aperto e seppur non si dica e quindi non si sappia dove, noi si pensa sempre ai giardini dell’Albergo Libano, la struttura prediletta dai villeggianti. In quest’anno però, sempre La Corsonna, ci fa conoscere in un numero di aprile che l’Accademia ha prodotto un progetto per il suo Teatro, che si rivelerà un fuoco di paglia, ma leggiamo cosa racconta sotto il titolo, Al nostro Teatro:

Finalmente l’Accademia dei Differenti ha ritrovato la via giusta e diritta; e fedele alle sue antiche e nobili tradizioni ha approvato un piano di lavori razionale, organico, completo in ogni suo particolare.

Come giustamente rilevava la stampa quotidiana, a proposito della crisi che travagliava tutti i nostri teatri, una delle ragioni principali di questa crisi andava attribuita all’abbandono in cui questi teatri erano rimasti per oltre un secolo.

Le loro condizioni deplorevoli specie per quanto riguardava l’attrezzamento tecnico attestavano la loro vecchiaia; e le loro glorie passate accentuavano sempre più il triste abbandono in cui erano lasciati: polverosi, sudici, freddi, costituivano una sfida alle più elementari norme d’igiene.

A tutto questo aggiungasi le condizioni statiche deteriorate, con le decorazioni interne corrose cadenti e con attrezzature sceniche assai più appropriate per i nostri rustici maggi che per rappresentazioni moderne.

Sia dunque lode all’Accademia dei Differenti che finalmente ha ritrovato se stessa con un programma razionale, completo intende riportare il nostro teatro ai suoi antichi splendori …

 

Qui si parla alla pluralità degli antichi teatri esistenti in Italia, tutti gravati dalla vetustà che man mano, se non s’interviene, genererà continui danni, anche igienici. Si allude ancora alle attrezzature, ormai utili per il Maggio, lo spettacolo  teatrale popolare che si attua nelle campagne dai contadini e di cui si è parlato che non è molto. Poi di condizioni statiche ma più che altro di decorazioni interne deteriorate che se non s’interviene tenderanno sempre più a smontarsi sino alla deplorevole perdita.

Credo che seppur si parli di tutti ce ne sia uno che ci viene incontro e che pensiamo fosse, se non in tutte quelle condizioni, certamente indirizzato su quella via e non a caso è chiuso. (81)

 

Si faccia attenzione a una cosa importante che si apprende leggendo tra le righe di questo scritto e pensiamo proprio ai decori che nel dopo guerra 1940-45 videro degli interventi per mano di decoratori locali e con ciò vogliamo dire che, probabilmente, qualcosa si modificò, com’è chiaro sia stato per la base dei palchi al piano della platea, il finto marmo di gesso trattato a scagliola, dove compaiono allegorie che non è credibile ci fossero in precedenza. Di quest’argomento ne parleremo a tempo opportuno.

Intanto, chiuso il Teatro, si vede che a Barga non si sta con le mani in mano, perché, sulla scia di ciò che si fece a Fornaci di Barga, il cinema Teatro Puccini (82) ecco che anche a Barga, su quella falsariga, per opera di alcuni emigranti di ritorno con un investitore locale, si fece un locale nella parte nuova di Barga che chiameranno Teatro-Cinema Roma, capace di circa cinquecento posti. Certamente nell’attuazione di quest’idea giocò la sua parte importante la chiusura del Teatro dei Differenti, ma oltre a ciò, anche il fatto che in Italia sempre più prendeva campo il cinema che occorreva avesse delle sale di proiezione.

Il luogo scelto è in via Canipaia, la strada che taglia da sud a nord il nuovo quartiere di Barga sempre più denominato il Giardino, che partendo dall’omonima via, tra i campi di canapa va alla costa che guarda il Camposanto.

Nel mezzo di questa strada, all’incrocio con la nuova via Roma (da questo evento anche il nome del cinema?) che taglia in due tutto il Piangrande, in una vasta area, sulla parte sinistra a scendere, ecco sorgere il vasto stabile che ha tre piani ma guardandolo di fronte, con la sua facciata a semicerchio, s’innalza da terra sino al primo piano, mentre la retrostante e più ampia parte ospita una vastissima sala che va al tetto. Sotto, per l’intera grandezza, sarà adibita a falegnameria di uno degli imprenditori la costruzione: Augusto Biagi di Michele detto “il Rossino”. In quest’ambiente, pensato multifunzionale, come detto, hanno investito soldi anche due o tre emigranti di ritorno. Uno di loro è Pietro Lorenzini di Emilio che con la sua ditta edile sarà anche il costruttore utilizzando il nuovo metodo del cemento armato; tra l’altro sarà chi con il tempo rileverà tutte le quote del teatro-cinema, restandone l’unico proprietario. L’inaugurazione si ebbe con un veglione studentesco di fine anno tra il 1932 e il 1933.

Circa il Teatro dei Differenti, dall’annuncio dell’anno 1931, quando si scrisse su La Corsonna che l’Accademia aveva fatto i necessari e importanti passi nella direzione di un progetto di restauri allo stabile, ora che siamo al 1934, ancora non si è visto niente di concreto. Anzi, tramite La Corsonna si apprende che gli Accademici, rispetto all’annunciata ritrovata concordia in favore del futuro del loro Teatro, di fatto, non siano riusciti a mantenere la concordia d’intenti. Questo si evince da ciò che leggiamo su una La Corsonna del luglio 1934, sotto il titolo: Teatro dei Differenti. In pratica si nota che c’è stato un pronunciamento del Tribunale di Barga che ha nominato un Amministratore provvisorio dell’Accademia nel nome del dott. Paolo Rinuccini, che il Console dell’Accademia rimasto ignoto, chi ha passato la notizia al giornale, invita: di venire a Barga per ricevere in consegna il Teatro.

 Ovviamente è chiaro che in seno all’Accademia, come si dice anche nell’articolo, siano insorte delle posizioni d’opposizione al progetto restauro. Cosa? Non si dice ma certamente, come spesso accade, la questione potrebbe essere stata finanziaria. Si dice anche che la faccenda sia affannosa perché si è creato uno stato anormale delle cose che va definito. Il giornale riporta anche la decisione del Tribunale di Lucca “estesa con alta dottrina e profondo senso della realtà dal Giudice Marchese Giovanni Battista Piuma”, questi notò che la controversia più grave fosse quella di stabilire la natura giuridica dell’Accademia dei Differenti. Altra questione i debiti che gravano sull’Accademia, ritenuta una comunione vera e propria e non da vedersi tramite i singoli appartenenti, e che questa faccia attenzione che esiste il pericolo che il dovuto ai creditori porti alla decisione di “subastare” il Teatro, quindi, la cosa migliore è che ci sia l’accordo a far fronte ai detti debiti, così è la via della salvezza del Teatro a se stessi e alla città di Barga. Per le spese che occorreranno gli Accademici ricerchino un ripartimento divisionale da concordarsi in sede di decisione costi.

Una cosa interessante circa la natura dell’Accademia ce la dice la questione sollevata dall’avvocato barghigiano Ferruccio Salvi, consistente nel far osservare, come fosse una domanda, se la comproprietà del Teatro risieda nei soli diciotto Accademici o anche in coloro che a diverso titolo ne sono investiti per le quote in cui è frazionata la proprietà. Ora si fa chiaro che ci siano due entità che hanno sul Teatro un sia pur diverso diritto, grande o piccolo che sia, ma di quest’osservazione non se ne fece niente di concreto essendo stata rigettata, forse per non sancire legalmente l’esistenza di due posizioni, ciò a favore della comunione del bene. Comunque, questa domanda, chiarisce che ci fossero due parti padronali, però il maggiore dissidio, anche assai feroce, è tra gli Accademici, il cui numero si conferma sia ancora diciotto persone, e per la mancata concordia fu deciso un Amministratore unico. Inoltre, si chiude il giudizio del Marchese Piuma con un ammonimento molto severo:

Chi ha orecchie per intendere e cuore per la propria Città si persuada che nessuno vuol distruggere l’antica e nobile Istituzione, non morrà: ma fusa nel crogiolo di una divisione, solo rimedio per eliminare le lotte interne risorgerà più bella e purificata a nuova vita … (83)

 

Tutto, comunque si ferma e da ora il teatro ufficiale di Barga, il ruolo di raccolta per momenti importanti lo svolge il Teatro Cinema Roma. Parate militari, la Croce Rossa Italiana vi tiene le sue conferenze e perfino gli studenti della Garfagnana vi allestiscono una commedia musicale brillantissima in tre atti “Il diavolo in sacrestia” di Melani, musicata da Morbidelli. Concerti musicali della Banda Comunale e degli istituti scolastici, come quando nel 1939, il Regio Istituto Magistrale ubicato al Conservatorio, qui dette, secondo le disposizioni ministeriali, i tre concerti obbligatori di musica italiana, con commenti introduttivi, alla presenza di tutti gli studenti “medi” della Città. Non mancava ovviamente la molto attiva filodrammatica locale che vi realizza delle commedie musicali come “Il casino di campagna” con la direzione orchestrale del maestro barghigiano Giuseppe Da Prato, chiamato affettuosamente e chissà perché, “Beppe del Rombò”, particolarmente buona la orchestra nel reparto degli archi. Di tutto se ne fanno cronache su una La Corsonna dell’anno 1937, dove non mancano gli accenni al nostro languente Teatro:

L’orchestra ben diretta dal M° Da Prato, composta d’ottimi elementi cittadini, rivelò buone qualità, specialmente negli strumenti ad arco … e vogliamo augurare che la vecchia tradizione barghigiana torni a rifiorire in questo ramo musicale. All’opera dunque … e per questo fidiamo nella prossima riapertura del vecchio indimenticabile Teatro Differenti. (84)

 

Vediamo cosa si muoveva a Barga in questo periodo che prelude alla drammatica guerra 1940-45. Infatti, siamo al 1939 e vediamo che a Barga arriva, per la prima volta, il popolare Carro dei Tespi Toscano che si sistemò con le sue scene al nuovo Campo Polisportivo Comunale, che era dove oggi si gioca a Tennis e dove c’è anche un parcheggio. Questo luogo di sport, con un suo espressivo ingresso e da dove si godeva come oggi una magnifica visione di Barga e del Duomo, era stato realizzato l’anno 1928. Si narra che lì, il 27 luglio 1939, con un gran successo, di fronte a circa duemila persone, si desse la commedia di Goldoni: Le smanie per la villeggiatura. (85)

Sino agli inizi della guerra 1940-45, il Differenti è chiuso, resta in funzione il Teatro-Cinema Roma, poi su Barga arriva anche la catastrofe della Linea Gotica, preceduta dalla distruzione dei due ponti, il nuovo e il vecchio. Barga resta nel mezzo sotto il tiro costante delle forze dell’Asse, ora il teatro, quello realmente drammatico, è la stessa Barga, il suo Comune e quelli limitrofi che salgono al monte Pania, l’unica che resta impassibile a tutto e ieraticamente dà il senso che tutto, quando non si sa, ma passerà.

Qui anticipiamo che quando passeremo al dopo guerra 1940-45, non faremo un lavoro come sinora ma andremo via molto più veloci sino al novembre 1998, quando finalmente, dopo un ennesimo restauro, molto importante, si riaprì il Teatro. Naturalmente uno spazio lo lasceremo a Giovanni Pascoli che qui al Teatro salutò formalmente l’Italia e la sua cultura con “La grande proletaria si è mossa” e con lui non potremo scordare chi lo ebbe nell’intimo come il Poeta più vicino al suo cuore: Giacomo Puccini. (continua)

 

 

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77) La Corsonna – 8 ottobre 1929 – A. XXIX – n. 20.
78) Pier Giuliano Cecchi. Alfredo Bonaccorsi (1887 – 1971), Barga, la cultura e la musicologia (prima parte e seconda parte), 11 Aprile e 15 aprile 2021 – Il Giornale di Barga e della Valle del Serchio Online.
79) Per Italo Meschi vedi internet la sua voce su Wikipidia, l’enciclopedia libera.
80) La Corsonna – 31 agosto 1930 – A. XXX – n. 18.
81) La Corsonna – 26 aprile 1931 – A. XXXI – n. 8.
82) Il Teatro Puccini a Fornaci di Barga, oggi Cinema, fu realizzato nella prima parte degli anni ’20 del Novecento da un emigrante di ritorno, tal Giuseppe Magri emigrato negli USA. – A quel tempo, qui vi dette la prima della sua commedia “Gallina nuova nel pollaio” il poeta Mario Mazzoni (Fornaci 1898 – Città Guatemala 1940).
83) La Corsonna – 8 luglio 1934 – Anno XXXIV – n° 14.
84) La Corsonna – 31 gennaio 1937 – Anno XXXVII – n° 2 .
85) La Corsonna – 30 luglio 1939 – Anno XXXIX – n° 9.
Il Carro di Tespi erano teatri viaggianti di guitti che allestivano ogni cosa dal palcoscenico coperto alle sedute, anche gli effetti luminosi.
 

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