L’utilizzo civico del bosco. Che fare? domenica si è svolto l’incontro organizzato dai Custodi degli Alberi e del suolo

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BARGA – Organizzato dal gruppo Custodi degli alberi e del suolo si è svolto domenica sera a Barga, presso la Sala Colombo,  un incontro sul valore e sull’utilizzo dei boschi. Vi hanno preso parte una trentina di persone presenti. Grazie agli esperti intervenuti – Cinzia Lenzarini, agronoma forestale e Jacopo Simonetta, laureato in scienze naturali -, moderati da Maria Elena Bertoli e alle domande e considerazioni dei presenti, si è messa a fuoco l’importanza generale dell’ecosistema forestale affrontando anche il tema peculiare del bosco di uso civico che caratterizza la storia sociale ed economica di Barga

A parlarne è per i Custodi, Maria Elena Bertoli, una delle principali organizzatrici. Ecco il suo punto di vista.

 

“Le grandi faggete che ricoprono la nostra montagna a partire dai 1000 m di quota sono il frutto di una lunga semplificazione delle più varie specie vegetali presenti in origine e del sostanziale abbandono della montagna avvenuto negli ultimi 70-80 anni: i faggi, non più oggetto di interesse per fare legna e carbone, sono ricresciuti e il bosco è diventato di alto fusto. Come riallacciare oggi un nuovo rapporto fra la comunità e il bosco che metta in equilibrio i due aspetti di uso da parte dell’uomo e di conservazione del patrimonio boschivo? Qui il dibattito ha subito messo in luce che un’azione di taglio invasiva, con i grandi mezzi oggi disponibili e per soddisfare una richiesta industriale è il primo grande fattore di rischio. Tali drastici interventi di taglio, soprattutto se condotti su larga scala, sono infatti dettati da una visione puramente economica del bosco, dunque pericolosa e certo non a vantaggio delle generazioni future. Il bosco, guardando oltre al suo legname, è un ecosistema complesso: da salvaguardare prima di tutto per la produzione di ossigeno, capacità di assorbimento di anidride carbonica, protezione dei suoli dall’erosione, prevenzione del dissesto idrogeologico, tenendo anche conto del fatto che i cambiamenti climatici in corso rendono sempre più difficile la ricrescita delle piantine matrici e che certamente il tasso di accrescimento del bosco nei prossimi cinquanta anni sarà inferiore a quello dei cinquanta anni passati (e i piani di taglio dovrebbero cominciare a tenere conto della crisi climatica in corso). Se oggi ci ritroviamo di fronte ad una relativa abbondanza di foreste, non bisogna certo tralasciare il valore della loro recuperata complessità ecosistemica, che anzi va considerata come un baluardo contro gli eccessi climatici prodotti dal riscaldamento globale e, sicuramente, componente significativa del paesaggio della nostra valle, così attraente per il turismo.

Una lungimirante gestione di queste faggete potrebbe, a detta degli esperti e di chi, fra il pubblico, riconosce il significato dell’Asbuc, prevedere tagli di diradamento finalizzati a ripristinare il diritto di legnatico a favore dei cittadini di Barga come avveniva in passato, basati dunque su una concezione di ricambio e durabilità di quei boschi, cosa che, invece, non sarebbe garantita dal prevalere di una logica industriale depredativa, incentrata sul guadagno immediato.

Questo incontro, in sintesi, sembra aver ridestato, in modo costruttivo, il dibattito sul tema del bosco (se ci pensiamo bene però, per quanto poc’anzi detto, ogni bosco è un bene collettivo comune) e con tale rinnovato interessamento verso i boschi di uso civico si guarda con maggiore fiducia alla prossima assemblea ordinaria che è stata indetta da ASBUC Barga sulla base di una richiesta supportata dalla firma di cento residenti del comune per il prossimo 29 settembre. La gestione delle foreste della montagna barghigiana deve tornare, auspicabilmente, un tema di dominio pubblico e coinvolgimento della comunità.”

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