Storia del Teatro Differenti a Barga: il Novecento (23)

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Si lascia l’Ottocento e si entra in pieno nel Novecento e come si può non dire niente di un mondo tutto suo che con il Teatro, specialmente Differenti, parrebbe aver poco se non niente da spartire salvo la generica ma fondamentale idea di rappresentare “scenicamente” una storia, ora non su tavole polverose tra palchetti e bei vestiti, tra dolci profumi di donna in grado di emozionare ognuno. Si è accennato a volte ad altri luoghi di Barga dove si faceva teatro: il teatrino della Società Angelio, poi Pio X al Giardino, come dalle Suore di Santa Elisabetta, nel cortile del Palazzo Balduini e così dicendo ma ce n’era anche uno itinerante, quello del Maggio.

Ecco, si è capito, che desideriamo parlare un poco di un mondo ben diverso ma certamente collaterale nella solita idea di fare spettacolo e di andare ad ascoltarlo, appunto, a sentire una storia e tra queste ce n’è una che piace moltissimo, rimasta celebre a Barga: La Pia dei Tolomei, ma non è l’unica vicenda che conquista così forte questa gente che forse non sono mai entrate all’interno del parente, pensato maggiore, il Teatro di Barga. Infatti, ce ne sono altre come Francesca da Rimini, oggigiorno è tornato alle conoscenze “Il Maggio di Alessandro”, testo che fu ritrovato a Barga dal compianto Antonio Nardini e in questo 2023 proposto nella riduzione di Pier Giorgio Lenzi. Risale alla fine del Settecento e questo ci fa capire quanto possa essere ed è antico il canto del Maggio.

Nei tempi andati il palcoscenico potrebbe essere stato un campo circondato spesso da alberi, magari castagni. L’area di rispetto, cioè, dove entreranno gli attori poteva essere un prato delimitato da un ideale circolo, ma lo erano anche delle piazzette, aie e altri luoghi. Un lenzuolo poteva fare da sipario al cui aprirsi apparivano gli attori. Erano uomini che, travestiti, facevano anche le parti da donna prima che la stessa, evolvendo con il tempo l’organico della compagnia, interpretasse il suo ruolo. Sono vestiti gli uni con mantelli variopinti, anche larghi da sventolare alle gesta dell’eroe di turno. Quasi tutti hanno in testa un elmo piumato. C’è chi mostra uno scettro per rappresentare un Re, altro ha una spada al fianco che spesso mostra sguainata a modo si sfida contro l’astante, e gliela rotea anche in fronte con un tono di voce che canta spesso una minaccia. A questi principi guerrieri si deve porre attenzione perché s’intuisce siano loro gli attori principali di un dramma che inizia con il loro racconto, ognuno fiero di sé perché interpreta la parte del difensore di una verità, spesso una donna ingiustamente oppressa, oppure un principio da tramandare sano ai posteri.

I cantori è tutta gente con poca istruzione, ma nonostante questo c’è chi conosce Dante e della sua Divina Commedia, in qualche caso, recitandone brani a memoria. Sanno chi fosse l’Ariosto, il Tasso e di tutti quei maggiori, anche di Omero e di altri antichi, che hanno raccontato fantastiche storie in poemi. La palestra culturale del loro sapere è stata il Maggio, dove recitano cantando. Hanno già interpretato varie storie e in un ipotetico oggi, una la stanno rappresentano: Rinaldo Appassionato.

Il cantore ha una voce il più possibile squillante o comunque forte che tutti possano sentirla, accanto ai recitanti si muove una persona vestita normale o quasi che ha in mano dei fogli su cui è scritta la storia. A turno la legge a chi dovrà cantare, anche a voce alta, perché spesso il chiacchiericcio tra gli spettatori si fa notevole a seguito di un’inaspettata sorpresa scenica. È questi il suggeritore che a teatro non si vede, ma si può sentire parlare dalla sua buca che sta all’inizio del palco, nascosto dietro un cupolino, quasi fosse uno spirito che ricorda le battute, lì al Maggio è uno della compagnia che par sia di scena e va di qua e di là seguendo chi deve prendere la parte e gli ricorda le parole che al momento deve cantare. Poi c’è anche chi suona un violino, un mandolino, una fisarmonica o altro strumento che su una solita o poco variata melodia accompagna a suo modo tutta la sceneggiata.

Le nostre parole certamente hanno poca forza, anche perché non hanno visto tutto quel mondo, e allora diamo la parte a uno che con scienza e conoscenza descrisse e ricordò quei momenti di teatro popolare. Si tratta del canonico Pietro Magri che così ricorda quel tipo di teatro nel suo libro Il Territorio di Barga del 1881. Siamo al capitolo IV che si apre a pagina 255 sotto il titolo: Il Maggio. (46)

 

La strada e la piazzetta brulicavano di popolo desideroso di assistere alla rappresentazione del Maggio.

Il Maggio è una specie di commedia in versi barocchi e vien cantata sempre in un medesimo tono, che contribuisce a renderla anche più barocca, monotona e noiosa. Tutta questa rappresentazione fanatizza i nostri campagnoli, e non c’è spettacolo che li diverta al pari del Maggio.

Per alcuni luoghi della nostra campagna è una vera passione, e studiano il Maggio con un ardore incredibile. Famosi in questo genere sono i Fornaciai, i Filecchiesi, quei di S. Piero in Campo e di Castelvecchio, i quali tutti hanno formato le compagnie di dilettanti, e non passa anno che o l’una o l’altra non dia delle pubbliche rappresentazioni. Tutti gli attori sono uomini e disimpegnano anche le parti di donne.

 

Poi si perde Magri nel descrivere un Maggio, cioè, cosa raccontava in Rinaldo Appassionato con dei passaggi da romanzo elaborato in mille rivoli dove compaiono maghi, re, giullari, giovani ragazze e che al fine tutto si risolve come lo spettatore immagina, cioè, bene o quasi. I testi del maggio sono di diversi autori, per la Pia de’ Tolomei si ricorda un copione rielaborato nel Novecento da Giuseppe Bernardi di Barga e che anni fa lo scrivente vide eseguire ma, come disse Magri, anche allora noioso per la difficoltà a esser seguita la trama, perché il solito approccio al canto e l’uguale colore musicale rendevano le scene tutte simili. Ovvio rilevare che l’opera lirica abbia reso queste storie molto più affascinanti e comprensibili.

Da questa forma di teatro popolare itinerante che doverosamente andava citato, torniamo sui nostri passi ed entriamo così un poco a vedere cosa si dava al Teatro di Barga quando ha inizio il Novecento. Lo facciamo sulla scorta di una lista di rappresentazioni eseguita da Maria Vittoria Stefani negli anni ’70 di quel secolo, frutto di un’attenta consultazione dei due giornali locali: Il Corsonna, poi cambiato per l’intervento letterario di Pascoli in La Corsonna, che iniziò le sue pubblicazioni l’anno 1903 e La Gazzetta di Barga, che visse dal 1905 sino circa all’anno 1921. (47)

 

Siamo a dire del Novecento al Teatro dei Differenti a Barga ma purtroppo dobbiamo iniziare il racconto facendo osservare che nei primi tre anni di questo secolo non ci può sorreggere la nostra fonte informativa consistente nella stampa locale, per il fatto, come sopra si vede, che il primo numero di un giornale risale al 1903. Questo dato ci priva di avere cronache locali di ciò che si rappresentò al Teatro nella sua prima il 14 agosto 1901 e che ebbe una risonanza nazionale, si allude al Sogno di Rosetta di Giovanni Pascoli musicato da Carlo Mussinelli di La Spezia, che riprenderemo a suo tempo parlando del Poeta al Differenti.

Dal 1903 in poi, seguendo la nota di Maria Vittoria Stefani, si vede che ogni anno ci sono essenzialmente due stagioni teatrali, una è quella estiva che scemava con l’Autunno e l’altra è per il Carnevale, dove, oltre ai Veglioni che si protraevano sino all’alba, si rappresentavano anche delle commedie.

Il Differenti, tramite la sua Accademia, divideva le sue rappresentazioni tra compagnie professionistiche di buona levatura e i dilettanti locali, questi ultimi molto attenti ai bisogni delle istituzioni locali, come l’Ospedale, la Banda, la Scuola di Disegno della Fratellanza e così dicendo. Si davano commedie ma non mancava la musica come si nota per l’anno 1903, quando a settembre fu eseguito un concerto di violino, pianoforte e canto. Poi è arrivata anche l’operetta e noi a questo proposito ricordiamo che, forse nella sua prima, al Differenti si portò in scena La Pianella del barghigiano Pietro Brani, che ebbe luogo dopo la stagione di Carnevale, cioè, ai primi d’aprile del 1904. Terminate le rappresentazioni di quest’operetta il Teatro fu chiuso per degli ignoti restauri. Comunque altre furono le operette date nel Teatro nei primi quindici anni di questo secolo, come Venere e Cupido, La Geisha, Stenterello in Mare, ecc. Il Teatro fu pronto per il successivo 1905, quando nell’estate si dette un’opera detta commedia in musica di Carlo Pedrotti: Tutti in Maschera, rappresentata più volte, con una serata di gala, solenne ed elegante, per il 15 agosto.

L’anno 1906 ci fu un vasto programma di drammi e commedie rappresentate dalla Compagnia Cortini, si dette anche un’operetta: Don Pasticcio e pare che si desse nel maggio anche Boheme di G. Puccini. Nell’estate fu la volta della Compagnia Restaldi che oltre a La Signora delle Camelie di Alexander Dumas, nel settembre, poco dopo la morte avvenuta il 1° di quel mese, si commemorò Giuseppe Giacosa con almeno due sue commedie: Una Partita a Scacchi e Trionfo d’Amore. La Gazzetta di Barga racconta, così si può capire, che almeno la sera in cui fu rappresentato il Trionfo d’Amore, fu organizzata, in accordo con l’Accademia, dai villeggianti con il fine di celebrare Giacosa, però, lasciando l’incasso a favore dell’Ospedale di Barga. Negli intervalli ci fu un concerto musicale per pianoforte in cui la signora Nistri, suonando Aida di Verdi ridotta da Fumagalli, forse dei brani, ottenne un buon successo, si dice anche di una certa signorina Napoli, dalla voce rotonda, che accompagnata al pianoforte dalla signora Francolini cantò delle arie d’opera. Inoltre un certo tenore Nistri cantò “Voi lo sapete mamma” dalla Cavalleria Rusticana e “Giunto sul passo estremo” da Mefistofele. Pare che tutti fossero dei forestieri dilettanti che gentilmente si prestarono per la preziosa opera di carità.

Questo è anche l’anno in cui, con la commedia data dalla filodrammatica locale, Dal Nord al Sud di Piccioli, emergono delle figure di Barga che lasceranno un segno, diremo indelebile, nel nostro panorama teatrale che ancora si ricordano come pietre miliari di una lunga stagione che vide diversi giovani prendere parte a recite di commedie. Si sta parlando di Sofia Salvi ed Enrico Nardini, celebrati allora come il massimo dell’espressività tra i nostri attori. Per chi volesse conoscere chi furono tra il 1900 e la Seconda Guerra Mondiale, gli attori delle varie filodrammatiche di Barga, si rimanda il lettore al libro di Gualtiero Pia Momenti Barghigiani, al capitolo Polvere di palcoscenico. (48)

 

Ricco il programma dell’anno 1907, sempre organizzato con l’assenso e volontà dell’Accademia dei Differenti, che accettò la Compagnia Farnesi, però si tenga presente che ogni anno non mancheranno anche i dilettanti locali. Dilettanti che dalle righe de’ La Corsonna del marzo 1908 si presentano ai barghigiani. Una piccola cronaca che riporta i nomi di coloro che la costituiscono, definendosi, la Nuova Filodrammatica di Barga, leggiamola: Cecchini Saverio, Equi Antonio, Piacentini Vittorio, G. B. Rocchiccioli, Stefani Italo, Ugo Bertagni, Colognori Umberto, Emilio Nardini, F. Marchetti, Alfredo Bonaccorsi e Italiano Capretz. Il primo impegno a Pasqua a favore delle filarmoniche di Barga.

 

Siamo al 1908 e tra le varie cose rappresentate al Teatro, ci soffermiamo su una beneficiata organizzata per la Scuola di Disegno della Fratellanza Artigiana e Patronato Scolastico di Borgo Mozzano. Questa avvenne nell’estate, esattamente sabato 25 luglio San Cristoforo patrono di Barga, rappresentando al Teatro Crispino e la Comare, recitata da bambini diretti dalla borghgiana maestra e pianista Palma d’Olivo. L’iniziativa, senz’altro promossa dal provveditorato agli studi di Lucca, che poi aveva messo in diretto contatto le due realtà paesane, Patronato del Borgo e Scuola della Fratellanza di Barga, era stata annunciata tramite un pubblico manifesto. Chiosa il giornale La Corsonna, che leggendo quel manifesto, pareva che il successo fosse scontato proprio per l’eccezionale richiesta della popolazione che volle lo spettacolo teatrale arrivasse qua da noi. Certamente qualcuno di Barga aveva saputo del bel successo che Crispino e la Comare aveva già riscosso a Borgo a Mozzano e quanto scrisse su quel manifesto non fu una bugia pietosa per cercare di portare gente al teatro, perché il Differenti fu veramente strapieno: Il pubblico affollò la sala e ornò i palchi elegante e numeroso, quanto mai non si era veduto che per eccezione.  Tutto per merito della giovanissima e brava maestra signorina Palma d’Olivo, che diresse, istruì e raccolse con affettuosa pazienza i piccoli artisti i quali dimostrarono un affiatamento e una disinvoltura raro nei più vecchi cantori. (49)

Qui va ricordato che al termine della rappresentazione salì sul palco del Differenti la Scuola di Disegno Barga con il Prof. Colognori che ringraziando, scrive La Corsonna, attuò: la consegna di un’elegante bandiera che fu ricamata dalle signorine Nadia Corrieri e Nilda Menconi, con eleganza e precisione, mentre il sig. Bruno Cordati dipinse in basso gli stemmi dei due comuni stretti da così intimi vincoli di vicinanza e d’ideali. A proposito dei pittori locali, più avanti vedremo qualcosa che ce li presenta impegnati in scene teatrali per rappresentazioni della filodrammatica di Barga.

 

Sul finire di questo 1908, l’ultima domenica che era il ventinove novembre, fu accettata da parte dell’Accademia un’assoluta novità, una singolare proposta per il Teatro Differenti. Infatti, si aprirono i battenti per un corso di spettacoli cinematografici di Arturo Rota con il suo modernissimo cinematografo Edison Parigi, che attuerà programmi divertenti, variati e di grande effetto: Le grandi manovre navali 1908, Giordano Bruno, Gran concorso ippico Roma, Cuor di tigre, Figlio infedele, Le due guide, Specchi meravigliosi, Le Disgrazie di un gendarme e L’amico dei cani.  

 

Nel maggio 1909 il Teatro Differenti ospita la Filodrammatica di Bagni di Lucca ma oltre ciò non ha altre notizie. Per il resto si procede come per il passato con un buon programma che investe quasi tutto l’anno, con la compagnia Rossi- Di Fura- Girola, che dall’estate sino all’ottobre mette in scena ben diciannove titoli di commedie o similari. Meno spettacoli per il 1910, con la solita Compagnia che si è detto di sopra, che portò sole tre commedie per l’estate e altri titoli per l’ottobre e novembre. Interessante sapere che nell’anno 1911 si dette La Cena delle Beffe di Sem Benelli, poi concerti e in ottobre l’operetta con Angelo Del Sarto.

 

In questo 1911 si fece anche un bel Carnevale al Teatro Differenti, forse uno dei migliori di sempre, che merita, essere ricordato. I Compadroni Accademici consegnarono il Teatro su richiesta, per tutto febbraio 1911, all’Impresa Capretz. Teatro che da lì a non molto, avrebbe visto Giovanni Pascoli calcare quelle tavole del palco per pronunciare il suo memorabile discorso “La Grande Proletaria s’è mossa”, che avverrà il successivo 26 novembre.

Secondo la tradizione barghigiana dell’uso del Teatro a Carnevale, questo si svolse tra palchi, corridoi, con la platea libera dalle sedie per il ballo e altri giochi a tema. Nei diversi appuntamenti, l’organizzazione non fece mancare niente alle serate, come il pronto calzolaio nella persona del mestierante Giuseppe Corsi e la Sala da Toilet del parrucchiere Umberto Colognori. Inoltre c’era il guardarobiere Luigi Salvi. Le chiavi dei palchetti si potevano prendere a pagamento presso il Caffè Capretz oppure si potevano acquistare al momento dell’ingresso a Teatro, oltre al costo del biglietto che era di 50 centesimi, oggi circa due Euro. Simpatico anche il prezzo delle varie consumazioni, per esempio il caffè costava 15 centesimi, che oggi sarebbero 60 centesimi di Euro. Nell’atrio del Teatro era in funzione anche un ristorantino, chiamato “Il piccolo Rebecchino”, dall’ebraico Rebeca, luogo che unisce, con cucina casalinga che serviva cene di tre prezzi. (50)

Questi anni procedono assai tranquilli per il Teatro sino a che non sopraggiunge la drammatica Guerra Mondiale, per l’Italia la IV Guerra per l’Indipendenza, questo sino alla Caporetto del 1917. (continua)

 

 

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46) Pietro Magri. Il Territorio di Barga. Albenga; Tipografia T. Craviotto e figlio – 1881.
47) Maria Vittoria Stefani. Rappresentazioni al Teatro Differenti dal 1903 al 1931.
48) Gualtiero Pia. Momenti Barghigiani. Pagg. 10-25, Polvere di palcoscenico. Tipografia Gasperetti, 1993.
49) Pier Giuliano Cecchi.  Passeggiando tra aspetti pubblici di Barga: arte e memorie collettive. La Fratellanza artigiana e la Scuola di Disegno. (ottava parte) – Il Giornale di Barga e della Valle del Serchio Online – 16 Gennaio 2022. 
50) Pier Giuliano Cecchi. Barga e un suo Carnevale di centoundici anni fa. – Il Giornale di Barga e della Valle del Serchio Online – 26 febbraio 2022. 

 

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