Storia del Teatro dei Differenti: la crisi tra gli anni ’20 e gli inizi dei ’30 del Novecento (26)

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Il giornale La Corsonna, già espostosi l’anno 1924 nell’incitare gli Accademici a mettere mano al loro Teatro, che ormai ha assunto una funzione pubblica sempre più importante, ecco che proprio agli inizi del successivo 1925 torna sull’argomento e questa volta in maniera maggiormente incisiva. (69)

Per le parole usate, non si lascia adito a interpretazioni, anzi, sono molto dirette:

Veramente ci sentiamo umiliati! Barga da qualche secolo possiede un teatro, che è un modello di eleganza e di acustica per i tanti pregi che gli antichi competitori seppero conferirgli, e nessuno si cura di provvedervi. Ci sono diciotto compadroni che camuffati di parrucca e di suggolo come antichi settecenteschi, guardano, studiano, osservano … e nulla fanno.

 

Il giornale riprende osservando che pochi degli Accademici hanno ancora il cognome degli antichi che con grande slancio si fecero generosi padrini di un’Accademia per l’educazione del popolo e che forse per questo siano dimentichi dell’entusiasmo che animò gli avi.

Vero che tutto è diventato questione di affari e commercio e ciò che è poesia, sentimento per Barga sia fuori di moda, così tralasciando un primato, senza che nessuno intenda mantenerlo ma, perdio, i teatri pullulano ovunque e noi resteremo senza? Sarebbe bene invece levassero la parrucca e fossero accademici più moderni e attenti ai tempi e alle esigenze della popolazione.

 

Intanto, come nota dell’allora società, va rilevato che gli abitanti del Comune continuano a salire, seppur molti abbiano già lasciato la terra in cerca di fortuna all’estero, specialmente in America; nel 1923 erano 10.431 mentre l’anno successivo sono saliti a 10.701, e continueranno ad aumentare.

Nonostante i mancati restauri al Teatro per il 1925 ci saranno ancora i veglioni per i giorni otto, quindici, diciannove di febbraio e il primo marzo. Questo è un segno evidente che di là dai rimproveri lo stabile fosse ancora utilizzabile, ma non lo sarà ancora per molto o meglio, per qualche anno ci si barcamenerà, per poi chiudere i battenti sino al dopo guerra 1940-45.

 

Comunque in quest’anno 1925, il 27 giugno, ci sarà una serata artistica incentrata su Giovanni Pascoli, con la compagnia del commendatore Salvini, che dovrebbe essere Gustavo figlio di Tommaso, nato a Livorno nel 1859 e morto a Marina di Pisa nel 1930. Entrambi i Salvini, di più il padre Tommaso, furono dei grandi attori, per Gustavo si dice che fosse il maggiore tragico del suo tempo. Maria Vittoria Stefani, nel suo opuscolo sulle rappresentazioni al Teatro dal 1903 al 1931, ci ricorda che proprio il 27 giugno di questo 1925 si dette di nuovo, dopo la prima del 1901, Il Sogno di Rosetta di Pascoli e Carlo Mussinelli.  È questo l’anno che Barga tributa un grande omaggio dal carattere nazionale al “suo” Poeta e nell’importante programma delle cerimonie si nota proprio la Compagnia Salvini che sarà impegnata a Teatro.  (70)

 

In questo 1925 al Teatro, allestita dalla compagnia Mannozzi – Cardinali si dà anche la commedia La Nuova Barga, scritta ancora da Alfredo Stefani e Mario Mazzoni. Quest’ultimo recitò ancora la poesia Vecchia Barga tratta dall’omonima commedia ma, certamente, nella definitiva versione. La Nuova Barga, da non confondersi assolutamente con il clima politico del tempo, è il sogno che Barga può farcela a uscire dal suo stato di malata, pensata sempre più inguaribile nella sua perdita di un primario ruolo in valle, mentre ora ha ripreso visivamente a crescere e si sente già meglio. Un sogno che va realizzandosi grazie agli emigranti di ritorno, che hanno portato con sé quei soldi che ora investono, con reali benefici in loco, nei loro tanti Villini Liberty che si fanno costruire nel piano dirimpetto all’antico castello, dando proprio l’idea di un nuovo e altro paese che si fa antagonista, materiale e mentale, al vecchio racchiuso nelle sue mura e nelle sue ansie e paure. Gli emigranti stavano imprimendo a Barga un nuovo aspetto e una diversa concezione di vita. Nelle varie scene della commedia Nuova Barga, nei momenti in cui occorreva della musica ecco l’apporto di validi suonatori locali, come Enrico Redini al violino, Corrado Sighieri dell’omonima tipografia che suonava il mandolino e poi, con altri a noi ignoti strumenti, Giuseppe Da Prato che sarà anche maestro della Banda Cittadina, Sandrino Castelvecchi e Vittorio Cardosi. (61)

La Nuova Barga, commedia che allora ebbe un lusinghiero successo, fu proposta nuovamente e sempre al Teatro dei Differenti nel venticinquesimo dalla morte di Alfredo Stefani. Era l’anno 1955 e di quegli attori, ne abbiamo sentito uno che è ancora vivo. Si tratta del novantenne Giorgio Brogi che nella commedia ebbe una parte minore, quella del giovane Memmo, e ricorda che lui stava scenicamente seduto a un tavolino che raffigurava l’esterno del Caffè Capretz, sotto la sua loggia, ragionando con una donna, mentre innanzi a loro si muovevano le figure degli emigranti che parlavano a loro modo circa i propri interessi scenici. Il modo espressivo del parlare era quello proprio di chi tornava dall’estero, dagli stati anglofoni, volutamente recitando anche con un linguaggio italianizzato di quella lingua o meglio, “barghgianizzato.”  Giorgio Brogi possiede ancora il libretto dell’intera commedia, che fu recitata dalla compagnia organizzata dall’associazione Pro Loco di Barga che aveva come regista il vecchio attore locale Vincenzo Gonnella (Barga 1905-1988) che sua volta aveva esordito sul palcoscenico del Differenti nel 1921 con la Zia di Carlo. Gli attori, quasi tutti al debutto, furono Manlio Giannotti nella parte di Giorgio, Ottavio Marchetti nelle vesti del signor Giuseppe, Maria Guidi in Miss Doll con altre signorine che furono Anna Malfatti, Alfredina Rossi, Angiolina Galletti, Antonietta Renucci, inoltre, vi ebbe parte Carlo Salvi con il figlio Romano, Giancarlo Ripoli e Marchetti Carlo. Il Teatro era affollato e il cronista del Giornale di Barga, certamente Bruno Sereni, annotò ancora che fu ottima sia l’interpretazione della commedia come l’esecuzione.(72)

Abbiamo fatto, gioco forza, un repentino passo in avanti, saltando molti anni da dirsi della storia del Differenti e allora torniamo indietro. Torniamo allora al 1925, al giorno di San Cristofano patrono di Barga, il 25 luglio, e La Corsonna esce con un articolo che ben inquadra lo stato culturale del Teatro dei Differenti a Barga, con spunti che si rifanno alla sua storica presenza tra la nostra gente e ci dà ancora uno spaccato sulla vita del tempo. Sunteggiarlo non renderebbe la potenza del messaggio che nell’incredulità elogia culturalmente gli Accademici, lo fa con un incipit esclamativo che non lascia dubbi e allora ridiamogli vita a quello scritto, almeno in parte. Un documento che ben ci raffigura quel tempo, il modo di pensare e di vedere il Teatro:

L’opera al Differenti. Riavremo una stagione d’opera al Teatro! Quasi ci sembra di sognare e se non fossero i manifesti che portano l’elenco delle opere da eseguirsi, resteremmo ancora nell’incertezza di questo grandioso avvenimento artistico, seppure superato negli annali fastosi, quando veramente il nostro teatro era centro e splendore di tutto il movimento artistico di Val di Serchio. Allora qui convennero artisti di grande valore e si diedero spettacoli che sono rimasti celebri.

Ogni anno per San Cristofano – la festa che diventava unica per celebrazioni di riti solenni, per feste civili, per illuminazioni fantasmagoriche – s’iniziava al Differenti la stagione di opera e si sceglieva nel repertorio vasto della produzione gioiosa alla fine del settecento e il principio dell’ottocento.

I nostri vecchi canterellano ancora per la campagna, certi motivi imparati da bambini dai loro nonni e che non sono altro che ritmi di opere date nel tempo ormai lontano.

La nostra popolazione è sensibilissima alla musica e sa apprezzarla e ne riporta un tanto vivo compiacimento che non dimentica più.

Sono trascorsi quasi venticinque anni dall’ultimo spettacolo teatrale veramente eccezionale con la Norma di Bellini e chi vi assistette parla di quelle serate indimenticabili come se fossero trascorse da pochi mesi.

Sono della nostra generazione Il Barbiere di Siviglia e Don Pasquale, offerti al pubblico plaudente in un’edizione di grande valore per il nome degli artisti, molti dei quali sono diventati celebri nel mondo teatrale. Ed altre opere sono state date saltuariamente nel corso di questi ultimi anni, ma sempre ad edizione … ridotta – se si eccettui il “Sogno di Rosetta” del Maestro Mussinelli, su libretto di Giovanni Pascoli.

Poi a poco a poco tutto questo splendere di suoni si è andato affievolendo fino a spegnersi del tutto.

Non è ben chiara cosa, ciò che si sia dato al Teatro ma seguendo la traccia di Maria Vittoria Stefani, il testo già censito, quest’anno 1925, oltre alle commedie ecco che a settembre si ricorda Boheme, Il Barbiere di Siviglia e si nota ancora il Trovatore, Rigoletto, Cavalleria Rusticana e altri titoli ma per quest’ultime è probabile si trattasse di esecuzioni a concerto. Ci furono anche diverse rappresentazioni, come La Pianella perduta fra la neve, settecentesca farsa tra prosa e musica di Ferdinando Rutini, oppure quelle del fiorentino Augusto Novelli: Acqua Cheta, L’Ascensione che pensiamo fossero le commedie. (73)

 

In quest’anno 1925 gli Accademici Differenti avevano ordinato al muratore di Barga Giuseppe Paini, di eseguire degli ignoti lavori al Teatro, come già rilevato, probabilmente al tetto, e l’informazione si apprende da una contravvenzione emessa dalla Polizia Municipale a carico dello stesso Paini. Questi si era reso colpevole di aver lasciato dei calcinacci lungo la strada sul retro del Teatro, rendendo incomodo ai cittadini il transito o comunque fosse, andavano tolti. Chi firma la denuncia è il capoguardia, probabile Paolo Guidi e l’esposto è diretto al sindaco di Barga cav. Morando Stefani. I lavori furono eseguiti nel giugno di questo 1925 ed è molto probabile coincidessero con le straordinarie cerimonie di Barga alla memoria del poeta Giovanni Pascoli, che in parte, come visto, ebbero luogo anche nel Teatro. (74)

Il Teatro, pensiamo sia chiaro, non è messo in buone condizioni, però si continua a utilizzarlo, come per il Carnevale 1927, avvertendo che il 30 gennaio sarà fatto un unico Veglione. In questo frattempo, siamo al febbraio, il Comune di Barga affida l’incarico al geometra Giuseppe Santini, che ha occupato il posto di capo Ufficio Tecnico che era dell’ingegner Raffaello Cantella, morto da non molti giorni, di eseguire una “visita tecnica” al Teatro dei Differenti e di questa farne una relazione circa i suoi bisogni. Ovvio rilevare che ci siano dei problemi da osservare e non solo di natura muraria ma anche sanitaria, questo perché Santini è accompagnato dal medico sanitario Dott. Ettore Sacchi. Con loro anche un assessore del Comune, che fu Celestino Cardosi.

Il geometra Santini, nella sua relazione dichiara che il Teatro si possa usare per il Carnevale, essendo staticamente “in ottime condizioni statiche ed igieniche”, mentre per le rappresentazioni teatrali suggerisce dei provvedimenti assai consistenti. Il testo integrale della relazione lo faremo conoscere con la pubblicazione di un libro sul Teatro.

Stando sul generico si parla di lesioni e senz’altro, oltre alla vetustà, probabile si trattassero dei danni causati dal terremoto 1920. Per i necessari lavori, il loro inizio, si danno sessanta giorni di tempo dal primo marzo 1927.

Il giornale La Corsonna, importante traccia per ricostruire queste storie, ecco che nell’edizione estiva 1927, in cui, simpaticamente si diverte a tratteggiare i personaggi di Barga o di essa villeggianti, anche con delle vignette che ne mostravano la singolarità dei tratti, ecco che si sofferma senza alcun indugio sul Teatro che è chiuso, mentre, nei passati anni, era il centro dell’estate barghigiana. Lo fa con la vignetta che abbiamo qui pubblicato, che è tutta un programma di espressività, ovviamente diretta agli Accademici, dove si vede che il Teatro ora è preda dei topi che vi organizzano la loro estate musicale a Barga, con i ragni che hanno organizzato con le loro tele le scene e sotto tutto uno scritto divertente e notevole nel contenuto, incitante a porre rimedio: “Una rappresentazione eccezionale al Differenti”, tutto firmato da “Il topolino cronista”. Nell’angolo della solita pagina ecco un breve inciso, con cui, forse, si capisce quale sia il nodo dolente del Teatro, la cosa più difficile da porvi rimedio da parte dell’Accademia: il tetto. Questo si capisce dal tipo di sfottimento che contengono le parole che seguono:

Si dice che l’Accademia degli … Indifferenti voglia costruire al posto del tetto una colossale cupola di vetro, girevole, per le grandiose rappresentazioni estive. (75)

 

Comunque pare che a seguito di questi duri incitamenti, successivi anche alla rilevante relazione Santini del 1927, qualcosa si facesse al Teatro, perché l’anno 1928, in aprile, si riparte alla grande con l’operetta comica Crispino e la Comare dei fratelli Ricci, di cui resta anche una foto di tutti i protagonisti, in questo caso, la filodrammatica locale.

In questo 1928 ci fu anche uno spettacolo straordinario, fatto dalle scuole elementari di Barga, e si tratta della messa in scena di Pinocchio, sì, il classico che tutti conosciamo e che immediatamente ha la forza di riportarci indietro ai sogni veramente vellutati. Si tratta di un testo con riduzione in tre atti di Urbano Saint-Pierre e musica del Maestro Paolo Malfetti che commosse tutti per la vivacità dei bambini. Lo spettacolo fu preparato in accordo con il direttore didattico Prof.ssa Nardi, del maestro Colognori e il musicista Stefano Diddi nel ruolo di direttore e concertatore del tutto, anche dell’orchestra a corda.

Nel momento che stiamo ricostruendo una storia del Teatro, in una sorta di una tantum, dedichiamo due righe a coloro che da bambini calcarono quelle tavole, magari oggi sono i nonni o i bisnonni di qualche persona e allora iniziamo: Pinocchio era Vittorio Lucchesi, con vere movenze da burattino, Talia Pia la Fata Turchina dalla dolce voce, Endro Pedrigi un ottimo Geppetto e direttore del circo, Bertino Giannotti Lucignolo, Righetto Nardini Oste del Gambero Rosso, Giannina Da Prato la Volpe zoppa, Vittorio Francini il Gatto cieco, Roberto Marchi Mangiafuoco, Giulio Chiesa il Corvo, Fernando e Fernanda Colognori il Grillo e la Civetta e tutti gli altri partecipanti che sul palco “erano come a casa loro”. Il maestro di tutto, come già detto, fu il direttore della Banda Comunale di Barga, Stefano Diddi, che non si risparmiò nel compito assunto e con lui al pianoforte, oltre agli strumenti a corda, la signorina Rita Serafini. (76) (continua)

 

 

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69) La Corsonna – 4 gennaio 1925 – A. XXV – n. 1.
70) La Corsonna – 28 giugno 1925 – A. XXV – n. 24-25. Gustavo Salvini (Livorno 24 maggio 1859 – Marina di Pisa 6 luglio 1930) fu molte volte al Teatro di Barga e qui veniva anche a villeggiare a Villa Libano e così lo ricordò La Corsonna al momento della sua morte: L’Artista fu ripetute volte anche fra noi e come ospite estivo per vari anni e come interprete acclamato al Differenti. Egli prediligeva Barga e il suo bel Teatro. L’ultima volta vi fu per rappresentarvi la “Morte Civile”, che era il suo cavallo di Battaglia. Serate indimenticabili per i Barghigiani. Ed anche per lui!
A noi che lo accompagnavamo all’autobus, e che nell’attesa insieme passeggiammo a lungo sul Fosso, ricordiamo che ebbe ad affermare la sua entusiastica riconoscenza. Sono appena tre anni. Gustavo Salvini è morto settantaduenne. Gloria alla sua grande memoria.
71) Antonio Nardini. Storia del Teatro dei Differenti. Tip. Gasperetti: 1983 e 1998 a cura de’ La Fondazione Ricci.
72) Il Giornale di Barga, 25 febbraio 1955.
73) La Corsonna – 25 luglio 1925 – A. XXV – n. 20.
74) Arch. Com. Barga: Polizia Urbana e Rurale – Restauro Edifici, 13 agosto 1925.
75) Barga Estiva. Supplemento a La Corsonna – 28 agosto 1927 – A. XXVII – n. 18.
76) La Corsonna – 2 e 16 dicembre 1928 – A. XXVIII – n. 24 e 25.

 

 

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