Storia del Teatro Differenti a Barga: tra Ottocento e Novecento (21)

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Qualcuno che ha letto il passato articolo senz’altro si sta chiedendo: una filodrammatica a Castelvecchio di Barga? Sì, la notizia si apprende dal giornale L’Eco del Serchio, un periodico nato a Barga l’anno 1880 dalla fervida e poliedrica mente di Pietro Groppi, che annota come proprio a Castelvecchio fosse attiva una filodrammatica. (38)

Ovvio inquadrare quest’iniziativa nell’alveo dei benéfici effetti prodotti dall’esistenza dell’Accademia e del suo Teatro dei Differenti, che inevitabilmente ha fatto maggiormente conoscere al territorio di Barga, sin dal lontano 1690, la bellezza che si racchiude nel genere di spettacolo teatrale sia esso della commedia dell’arte come nella successiva e settecentesca riforma teatrale di Goldoni ma anche in musica.

Così L’Eco del Serchio, sul suo primo numero del febbraio 1880, diffonde la singolare notizia che ha posto sotto il titolo: Abbiamo da Castelvecchio (Barga).

La Società dei Dilettanti di Castelvecchio ha dato un corso di recite nella stagione di Carnevale e furono eseguite le seguenti rappresentazioni:

La Foresta del Terrore (Ovvero i Quaranta Briganti Arrosto – Con Stenterello Cuoco dei Briganti e Custode delle Donne in 5 atti).

Ginevra degli Almieri. Commedia in 4 atti. (Luigi Del Buono – Firenze 1751-1832)

I pescatori del Rodano. Dramma in 3 atti. (Bartolomeo Signori)

Stenterello Cenciaiolo di Firenze. Commedia in 3 atti.

Stenterello Marito all’Antica e Geloso alla Moderna. Commedia in 2 atti.

La Malaccorta Vigilanza ossia i Polli in Terra Generazione Farsa. (Luigi Del Buono)

Il Tesoro o siano i sette Denti: Farsa.

Il Covo degli Amanti. Farsa.

I due Ciabattini. Farsa.

Stenterello fanatico per farsi bastonare. Farsa. (Augusto Bargiacchi).

Le sopradette produzioni sono state eseguite dai Signori: Luigi Mazzolini, Alessio Gonnella, Giovanni Gonnella, Giovanni Brogi, Fedele Brucciani, Giuliano Conti, Francesco Gonnella, Luigi Mariotti, Antonio Gonnella, Teodoro Palmizzi, Antonio Bertolini, Michele Bertolini.

E dalle Signore: Ildegonda Alessi, Teresa Pierotti.

 Come si può leggere, la notizia e singolare è molto affascinante e intrigante, sia perché si fanno i nomi degli elementi, la filodrammatica, soprattutto pensando alla consistenza urbana della frazione, che allora assommava meno di quattrocento persone. Peccato che seppur si dica molto nell’articolo non si citi dove si eseguissero queste rappresentazioni teatrali, allora forse perché talmente conosciuto, era quasi inutile starlo a rimarcare ma dopo molti anni non è facile per qualsiasi lettore poter riorganizzare le memorie locali e, di fatto, è probabile che in tanti rimanesse la curiosità di sapere dove fosse stato il luogo delle recite.

Dopo quasi cento anni dall’articolo apparso sul giornale L’eco del Serchio di Groppi, prototipo delle successive testate locali, ecco che Il Giornale di Barga di Bruno Sereni prende a pubblicare stralci del suo illustre predecessore ponendoli sotto il simbolico titolo: Cronache di altri tempi. L’anno di questa rubrica storica intrapresa da Il Giornale di Barga è il 1968 e, come detto, l’esercizio è puramente diretto a rinverdire i passati di Barga, sennonché, questa è la forza della pubblicità, tra i lettori ci fu qualcuno o meglio, qualcuna, che dai lontani Stati Uniti d’America, legge quella storia della filodrammatica di Castelvecchio e vede aprirsi davanti a sé una storia che aveva appreso dai suoi vecchi e che reputa meritevole di essere conosciuta.

 

Si tratta di Ada Brogi sposata con Guglielmo Donati che da Des Plaines Illinois, un sobborgo di Chicago, fece arrivare a Il Giornale di Barga una lettera molto espressiva datata 26 giugno 1968, che spiega benissimo dove fosse stato il piccolo teatro e chi erano i personaggi che lo animavano: Il teatrino si trovava nella rimessa del “Savoia”, ossia Giuseppe Bonini, il quale oltre alla bottega di commestibili, appalto e mescita, aveva anche il recapito postale. Passa poi a dire dei personaggi ricordati da L’eco del Serchio, come Luigi Mazzolini di Catagnana: del quale si tessevano tante lodi. Sembra che facesse tutto lui: primo attore, regista, sceneggiatore, suggeritore. Era una persona colta, da giovane aveva studiato per diventare medico. Aveva una grande passione per il teatro. Giovanni Brogi, un altro attore ricordato nelle Cronache di altri tempi, era mio zio, babbo di mia cugina Rosina Onesti.

Chiusa questa pagina che ha per noi dello straordinario e, come a suo tempo vedremo, non sarà l’unica, ora siamo arrivati con il nostro racconto all’anno 1881 e su L’Eco del Serchio vediamo un’altra cronaca che riguarda il Teatro dei Differenti, dove, la sera di San Giuseppe, il 19 marzo, c’era stata una rappresentazione curata dai filodrammatici di Barga. Dalla cronaca di questo spettacolo ci possiamo rendere conto di ciò che si è già detto, ossia, che si trattò di una beneficiata, ora non più a favore di un singolo o più attori di una compagnia di fuori che stava recitando al Teatro ma l’incasso diretto alla locale Fratellanza Artigiana e la stessa Filodrammatica.

 

Cronaca Locale (Festa di San Giuseppe a Barga) … Nella sera i nostri filodrammatici rappresentarono al teatro dei Differenti “Lo Zingaro Pittore” e una farsa intitolata “Il Bacio”. Il numero degli spettatori fu rilevante, e quindi anche l’introito, che doveva andare per una metà a benefizio della Fratellanza Artigiana, e per l’altra della società Filodrammatica, fu discreto. I nostri giovani dilettanti portarono bene le loro parti, e si può dire che hanno fatto dei progressi nell’arte. Dunque coraggio e seguitare, per poter dire, si va di bene in meglio. (39)

 

Da queste brevi cronache che appaiono su L’Eco del Serchio in questo 1881, si hanno piccoli accenni molto interessanti e chiarissimi circa aspetti del Teatro. Specialmente leggendo di una rappresentazione descritta sotto il titolo: Varietà – Un accidente al Teatro dei Differenti, dove, in modo ironico si parla di uno spettacolo che aveva visto un gran concorso di pubblico di Barga e dalle frazioni e tutti avevano scolpito la gioia nel volto e nel racconto, appunto, si possono cogliere due notizie interessanti circa il Teatro.

 

Nella serata già si era avuta della musica e ora occorreva che il sipario si alzasse per una recita ma quello non si muoveva. Tutti volevano vedere i filodrammatici ma il telone non saliva. Prima notizia interessante sta nel particolare di come si aprisse il sipario, ossia, che non era a scorrimento orizzontale ma saliva sino a scomparire in alto. Andando avanti si legge che tutti erano eccitati dall’idea di vedere lo spettacolo tantoché i presenti scoppiarono un fragoroso battimano, poi urli e uno strepitio indiavolato, ma il sipario non saliva. Tutti a urlare al povero macchinista, si dice in possesso di una forza erculea: tira, tira! Tira molla e tira! Il telone però non si muoveva e non ne voleva sapere di “andarsi a nascondere alla soffitta per scoprire il palco scenico”. Dalla cronaca di questa involontaria farsa si apprende ancora che dopo i vari evviva diretti ironicamente agli accademici: “W l’Accademia”, dopo oltre dieci minuti e più, “il telone teneva il posto che da anni aveva conquistato e non voleva abbandonare la sua comica posizione”. A queste parole che abbiamo or ora letto, si ha la seconda notizia interessante circa il Teatro, ossia, che molto probabilmente da qualche anno non si erano date rappresentazioni, perché si nota che il telone da qualche tempo avesse conquistato la chiusura. Invece, in una piccola nota dell’ottobre di questo 1881, si apprende che si era messo mano al Teatro per alcune ignote riparazioni e che l’Accademia ora aspetta con ansia un’altrettanto ignota compagnia filodrammatica.

 

Per il 20 novembre di questo 1881 ci fu al Teatro una “Rivista Teatrale”, in omaggio a Regina Margherita per il suo trentesimo compleanno. Per attuarla si erano mossi tre cittadini, il dott. Luigi Stagi, Giuseppe Rocchiccioli e Niccolao Antonini, i quali attuarono una sottoscrizione tra i cittadini che consentì di avere in un Teatro ben illuminato, una buona compagnia, parrebbe la “Mugnaini”, che dette un dramma e altre cose. Altro appuntamento fu organizzato, con la solita compagnia, per il 24 novembre, dove ci fu l’occasione di confrontarsi tra professionisti e filodrammatici locali: giovedì 24 ci fu la serata dei Benedetti col bozzetto marinaresco Giorgio Gandi. Molto bene eseguito dal Pompili, dalla Signora Pompili, dalla Mugnaini e dal filodrammatico Sig. Dario Nardini che eseguì con molta spigliatezza il lepido Michelino … La farsa “Il Maestro del Signorino” sostenuta dal giovane Barghigiano Italiano Capretz, fece sbellicare dalle risa il pubblico e per merito precipuo del citato nostro concittadino, che quantunque in mezzo ad artisti provetti, seppe far sparire quella distanza che per solito si raffigura fra dilettanti e comici di professione e noi ci auguriamo di vederlo più sovente calcare le nostre scene e mietere nuovi plausi. (40)

 

Certamente la cosa più simpatica ed emozionante che si rappresentò al Teatro in questo 1881 fu L’Assedio di Barga dell’avv. Gaetano Tallinucci (Barga 1819-1879), che oltre alla professione si dilettava a scrivere commedie, questi era fratello del celebre dott. Pietro (Barga 1820-1884), entrambi patrioti mazziniani. Come vediamo dalla data di morte, l’avv. Gaetano Tallinucci da due anni era scomparso e, forse, questa sua opera teatrale dal forte impatto sociale in Barga, già data al Teatro Differenti in qualche anno a noi sconosciuto, probabilmente, in suo ricordo e memoria, tornò a essere rappresentata. Comunque, va aggiunto, che questo è l’anno dell’uscita al pubblico di un libro unico per Barga: Il Territorio di Barga del canonico Pietro Magri, uno dei massimi lavori storici che riguardano la stessa Barga. Questo per dire che entrambe le cose rammentate probabilmente concorsero a far sì che si rappresentasse di nuovo il dramma di Tallinucci. (41)

Così il giornale annuncia la messa in scena dell’opera di Tallinucci: Questa sera la Compagnia darà una strepitosa rappresentazione L’ASSEDIO DI BARGA, scritto dall’avvocato Gaetano Tallinucci e da molti anni non più rappresentato a Barga. Qui preme un inciso, ossia, che nel presente lavoro abbiamo posto in chiara evidenza quale forza avesse sul Barghigiano la storia del luogo che si trova a vivere. Più volte si è rimarcato quale tipo di spirito animasse le idee di questa gente che sentiva venirgli incontro, dai tempi remoti, come un monito diretto far sì che Barga mai soggiaccia remissiva ai corsi storici, non è nel suo Dna. Ecco allora che in questo particolare momento, quasi come un messaggio a tutti, si rispolvera una delle pagine più eroiche della sua storia. Serve a chi vive il paese e, si badi bene, a chi dovrà lasciarlo, sempre più giovani hanno bisogno di farlo, per trovare lontano quella fortuna che qui non c’è. Non suono retorico dire che quel nome Barga, che scalda il cuore, si vuole scritto anche su cose loro, là lontano in lande che quasi non sanno cosa sia l’Italia.

Prima di andare avanti occorre dire a quale preciso fatto storico si riferisce il dramma L’Assedio di Barga. Barga ha subito nei secoli molti assedi, l’ultimo dall’ottobre 1944 all’aprile 1945, periodo della Linea Gotica, quando fu incessantemente cannoneggiata, ma l’assedio di cui parliamo risale a secoli addietro. Esattamente all’anno 1437, quando Barga, perse le sue difese esterne costituite essenzialmente dai castelli di Sommocolonia e Tiglio, ora aveva intorno alle sue mura le milizie capitanate dal celebre e temutissimo Niccolò Piccinino. Era l’8 febbraio di quell’anno 1437, quando, dopo un lungo assedio, uomini, donne e i bimbi già ometti, tutti alla guardia delle mosse del Piccinino, ecco che dagli spalti del Castello videro nuvole di fumo là sulle cime dei colli, e così scorgere che finalmente il sopraggiunto esercito di Francesco Sforza, qua venuto al soldo di Firenze, dato un ultimo sguardo alla disposizione delle truppe dell’amico e nemico Piccinino, decise di sferrare il suo micidiale attacco. Fu allora che le porte del castello di Barga si aprirono e nella furiosa mischia si gettarono, con un rauco grido liberatorio, anche le milizie barghigiane e non solo quelle. La Battaglia di Barga è raffigurata in un piatto d’argento eseguito l’anno 1587dal fiorentino Cabriello Ciullo che aveva bottega a Ponte Vecchio.

Continua la presentazione: Siamo certi che il pubblico accorrerà numeroso ad applaudire un dramma patrio che sostenuto da una brava Compagnia acquisterà un nuovo pregio. Sappiamo che alcuni nostri egregi filodrammatici prenderanno parte gentilmente allo spettacolo e che la Compagnia fa di tutto il suo meglio per corredare il dramma di tutto e di apparato scenico; siano almeno coronati i suoi sforzi di un buon esito morale e materiale: lo auguriamo ad essa di tutto cuore. (continua)

 

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38) L’Eco del Serchio. Domenica 22 febbraio 1880 –Anno I – N° 1
39) L’Eco del Serchio. Domenica 27 marzo 1881 –Anno II – N° 13
40) L’Eco del Serchio. Domenica 27 novembre 1881 –Anno II – N° 48
41) Ibidem.

 

 

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