Storia del Teatro Differenti. 1795: continua la grande cultura di Barga. (dodicesima parte)

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Ormai a tutti gli effetti, il Teatro di Barga ha avuto il suo nuovo avvio con un’importante inaugurazione che si è fatta notare in tutta la valle dal lucchese sino al modenese, toccando anche gli ambienti culturali di Lucca solo pensando all’allestimento del “Don Giovanni tenorio, ossia, il convitato di pietra” che solo tre anni prima, nel 1792, in quella città era andato in scena al Teatro Pubblico.

Gli Accademici Differenti ora stanno pensando a come far funzionare, il più possibile e con una certa continuità, il loro Teatro, che ancora profuma di calce, gessi colorati e scagliola, con quei quattro piccoli busti alla cima delle colonne al proscenio, immagini che inorgogliscono tutti loro ma cui devono moralmente dimostrare che l’Accademia ha meritato l’accordata benevolenza. Infatti, sono quelle immagini di granduca: Gian Gastone de’ Medici e Ferdinando III e consorti, che vollero bene all’Accademia, in definitiva a Barga. Soprattutto perché, nel proteggere l’Accademia e il suo Teatro, avevano dimostrato di aver creduto nella cultura che nella piccola Terra lontana da Firenze si portava avanti con caparbietà.

Gli Accademici, anche per non sfigurare, iniziano ora a pensare, esattamente con la seduta del 7 dicembre 1795,  di produrre ancora cultura e fare dei nuovi spettacoli al Teatro per il Carnevale 1796. Si pensò allora di contattare la compagnia di Giovan Battista Medebacche, così lo scrissero ma era Medebach, che era figlio del celebrato ma defunto attore Girolamo Medebach, un capocomico, il padre, che aveva avuto una troupe che a Pisa aveva preso con sé l’avvocato e commediografo veneziano Carlo Goldoni, con un contratto di commedie da scrivergli. Anche Giovan Battista (post 1740 – post 1798), il figlio di Girolamo Medebach, avuto con la prima moglie e brava attrice, Teodora Raffi, storicamente è ricordato come un famoso attore, forse non quanto il padre ma molto vicino. Come detto sopra, negli appunti dello scrivente il cognome Medebach è italianizzato in Medebacche, ma noi useremo l’autentico.

Giovan Battista Medebach, però, era un personaggio un poco maldestro perché aveva il vizio di praticare locande senza pagare il dovuto per alloggio e vitto. Cosicché gli fu fatto un sequestro di beni che erano della moglie Clemente Giovanna Paltrinieri, che poi furono messi all’incanto con un buon guadagno. La moglie, che pagando il dovuto avrebbe rivoluto il tutto, riebbe solo il vestiario femminile, questo perché suo marito Giovan Battista aveva altre simili pendenze a carico. (20)

I patti che l’Accademia dei Differenti intese prendere con Giovan Battista Medebach sembrano tutti a favore della sua compagnia perché non avrebbe dovuto niente alla stessa Accademia e in aggiunta gli si sarebbe dato gratis il Teatro, però, senza la facoltà di concedere dei “passi”. L’accordo, però, non si poté prendere direttamente con lui perché era estero, cioè, di fuori stato, infatti, era veneziano e allora in sua vece fece comparire “un certo Rossi Fiorentino”.

 

La compagnia di Giovan Battista Medebach era composta anche dalla matrigna Rosa Scalabrini Medebach, seconda moglie di Girolamo, e la sorellastra Clementina Medebach in arte detta Servetta, nome con cui compare anche nei ricordi barghigiani dell’Accademia, mentre lo stesso Giovan Battista, non sapendo il perché, non sarà della partita barghigiana. Vediamo allora com’era composta questa compagnia che venne a Barga, per il 1796, ai cui nomi dei soggetti, assai noti in genere, si aggiunse il valore artistico che in certi casi suona come un giudizio molto severo e dissacrante, ma allo scrivente spetta il compito dello storico e come tale deve rendere luce alle vicende e non perdersi in valutazioni sui frutti letterari del Segretario Accademico dei Differenti, anche perché lui vide e scrisse, mentre chi ora annota deve unicamente leggerli.

 

  • Prima Donna Pierina Fava. Buona, era veneziana.
  • Seconda Donna Rosa Medebacche. Buona assai per essere vecchia. (Questa era la seconda moglie del defunto Girolamo Medebach.)
  • Altra Donna Maria Lelli veneziana. Scelerata.
  • Servetta Clementina Medebacche. Sofribile. (La sorellastra di Giovan Battista.)
  • Primo amoroso Bartolomeo Fava. Mediocre.
  • Caratterista assai bravo Domenico Lelli Bolognese.
  • Altro Caratterista Gio: Battista Giachi. Assai buono per le parti da Stentarello.
  • Altro Uomo Rossi Fiorentino. Scelerato.
  • Per i servitori un di Castelnuovo detto il Bacchino. Scelerato
  • Rammentatore Canepa Genovese. Bravo.
  • Copista ed altro Rocchiccioli.

In quattro provarono la parte di Arlecchino ma di loro nessuno riuscì. Di Barga vi recitò il dott. Bonanni e il Galgani nel Torquato Tasso. Il Pietro Turrini nel Cavalier di Spirito, ed il Tista Talinucci in molte, non avea vestiario almeno che fusse buono (forse era chi fornì i costumi di scena). Questa partecipazione barghigiana la dice lunga circa le filodrammatiche locali.

Così fu composta e ampliata la Compagnia, presa dall’Accademia per il Carnevale 1796 che però iniziò gli spettacoli sul finire del mese di dicembre 1795. In totale furono allestite 42 recite e la parte del leone la fece Camillo Federici assieme a Carlo Goldoni, quest’ultimo, come si è già notato, era stato molto sodale con Girolamo Medebach, padre defunto di Giovan Battista, il titolare della Compagnia. Di tutte le rappresentazioni abbiamo i titoli, seppur non sempre molto chiari per la brevità dell’appunto curato dal presunto segretario dell’Accademia. A fianco ci sono anche gli introiti che rispetto a circa sei mesi prima, ora non sono più descritti in Filippi ma in Lire.

Quest’elenco delle 42 rappresentazioni lo metteremo nella pubblicazione del libro e qui ne faremo solo un veloce stralcio di alcune cose. Già che ci siamo, possiamo anche dire che nel libro andranno anche i Capitoli con cui si definisce ogni impegno per la costruzione del Teatro e altro ancora.

Tornado all’elenco delle rappresentazioni, va detto che nella stesura c’è un modo di descrivere che non sapremmo dire con precisione cosa voglia effettivamente dire, perché, per esempio, si nota l’esecuzione di una commedia e a fianco si nota che non incontrò ma cosa? Il favore del pubblico o l’incasso sperato? Questi appunti di cui si parla, comunque, si chiudono con un introito che in genere non ci pare di poco conto, cosa riscontrabile anche nel resoconto giornalistico che ne fece la Gazzetta Toscana e che vedremo più avanti.

Come programma vediamo che nelle 42 serate molte furono le commedie ma non mancarono anche le opere giocose, con alcune rappresentazioni ripetute. Di una fu chiesto addirittura il bis per la sera successiva. La prima recita fu per Santo Stefano del 26 dicembre 1795 con “Gl’innamorati” di Goldoni, che rese £ 51 e soldi 8. L’ultima rappresentazione si ebbe la domenica detta grassa del  7 febbraio 1796.

È questo il tempo, cioè gli anni, in cui già si sente già nell’aria un sempre più pressante profumo francese. Là in Francia la Rivoluzione è iniziata dal 1789 con la presa della Bastiglia e sin dal 1792 ha contro le monarchie europee e così anche il Granducato di Toscana ma ora che siamo ai primi dell’anno 1796 si prefigura, anzi, è vicinissima la Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, un clima che è presumibile renda questi appuntamenti del Carnevale Barghigiano un poco apprensivi. Pare allora che ci si stia organizzando culturalmente a rendere meno impattante l’arrivo dell’ondata dalla terra transalpina che si prefigura molto gravosa per gli eserciti insistenti in Italia, tra cui quello austriaco. Infatti, forse non è un caso, che nel programma degli spettacoli concordati con la Compagnia comparissero Voltaire e Mercier, due intellettuali, commediografi e molto altro, che, in qualche misura, per la loro qualità di appartenenza all’illuminismo francese rientravano nell’atmosfera rivoluzionaria.

In questi frangenti di guerre imminenti, dalla presidenza del Buongoverno del Granducato di Toscana arriva una lettera al vicario regio di Barga dott. Francesco Zannetti, entrato in carica il 1 giugno 1796, quindi missiva di poco successiva a tale data, dove si dice che lo stesso Vicario comunicasse agli  Accademici che per il futuro resti chiuso il Teatro: “che non sarà permesso nella corrente stagione e nella prossima estate l’apertura del teatro perciò tralascino di fare preparativi a tale effetto.” (21)

 

Intanto, la stagione appena conclusa del Carnevale 1796 ebbe il suo importante riscontro anche su la Gazzetta Toscana n. 8 del febbraio di quell’anno, dove si dice che la Compagnia presente a Barga fosse diretta da Domenico Rossi, però noi sappiamo che, comunque, in realtà era di Giovan Battista Medebach, ma leggiamo:

 

Barga 9 febbraio.

Nella scorsa stagione del Carnevale in questo Nobil Teatro abbiamo avuto la soddisfazione di sentire belle e interessanti Comiche Rappresentazioni dei più accreditati moderni Autori.

Tutti gli individui componenti la Comica Brigata condotta e diretta dall’abilissimo Capo Comico Sig. Domenico Rossi di Castiglion Fiorentino stimolati da nobil gara si sono particolarmente distinti nelle diverse parti a ciascuno di essi spettanti nel proprio loro carattere.

Il Teatro poi di vaga e nobile architettura e dipinto dal celebre Sig. Cav. Fontanesi continuamente arricchito di graziose e analoghe decorazioni formava sempre un colpo d’occhio sorprendente, talché si è veduto seralmente frequentato e ripieno di spettatori, che non hanno cessato di applaudire con sincero gradimento non solo alla predetta Comica Compagnia, ma di più al prefato Sig. Rossi che nell’eseguire colla seconda Donna un grazioso Duo in Musica si distinse con agilità di voce non meno che con pari bravura e eleganza.

 

Prima si è detto dell’invito granducale, databile almeno al giugno di quest’anno 1796, a non allestire altre stagioni. Quando, però, questa volontà fu a conoscenza degli Accademici, questi avevano già deliberato di allestirne una per l’imminente estate. In pratica, il 20 aprile si era adunata l’Accademia proprio per affidare nell’estate il Teatro a Giovacchino Piombanti, impresario di Firenze e capo-comico di una società, cioè, compagnia, con il solo obbligo di pagare alla stessa Accademia Paoli 5 per ogni recita. Ovvio che quando arrivò la lettera granducale, con la quale si diceva di non dare il via a stagioni teatrali, per Barga erano già in essere tutta una serie di spettacoli. Questi, poi, furono anche eseguiti e non sapremmo dire come si risolse la questione tra il Buongoverno e l’Accademia ma forse fu accettata l’idea, “obtorto collo”, perché decisa precedentemente all’avviso.

 

Si dice che furono eseguite opere in prosa e farse in musica. I cosiddetti Attori, cui segue il giudizio a cura del segretario l’Accademia, furono:

  • Donne: Anna Taffani, buona e Rosa Galantini, mediocre.
  • Serva: Margherita Gamba, brava e voce buona.
  • Per le madri: Baldassini ma non venne.
  • Uomini: Benedetto Lidarti, ottimo per primo amoroso. Giuseppe Vannetti, mediocre. Francesco Pini. Ugostino Marcucchi, Arlecchino non buono ma bravo caratterista. Giuseppe vaccari, mediocre per cantare. Giuseppe Giachi. Pietro Goretti. Giovanni Taffani, mediocre per alcune parti. Un fiorentino Giusti, mediocre per i servitori.
  • Giuseppe Matassi, suggeritore.
  • Piombanti, non val nulla (sic!).
  • Il Bonaccorsi di Lucca per il contrabbasso.

Così si chiude la lista degli Attori. Gli spettacoli furono ben 48 e l’ultimo andò a beneficio della Società o Compagnia. In queste rappresentazioni si parla anche della presenza di soldati, segno evidente che il pericolo napoleonico fosse ormai alle porte e con quest’ultima nota ci diamo appuntamento al prossimo articolo. (continua)

 

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20) Rasi Luigi. (1897) I comici italiani: biografia, bibliografia, iconografia “I comici italiani – article” pp. 118-120
21) Antonio Nardini: “Storia del Teatro dei Differenti”. Giornale di Barga, 1983 e Fondazione Ricci, 1998.

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