Visto che la sera prima eravamo andati in chiesa per la suggestiva veglia, il giorno di Pasqua non era caratterizzato da precetti religiosi da seguire obbligatoriamente o da particolari usanze da ottemperare.
“Ormai Gesù è risorto, quindi il più è fatto!” Questo era il pensiero inespresso che determinava l’atmosfera di questo giorno dedicato principalmente alla gioia dello stare insieme.
Il personale maschile della casa si svegliava sbadigliando e stiracchiandosi nei suoi pigiami a righe mentre le donne, tornate dalla chiesa dove di buon’ora avevano fatto benedire le tradizionali uova sode colorate, spentolavano già a pieno ritmo per preparare il pranzo che, secondo la tradizione, doveva comprendere almeno i tortellini in brodo e l’arrosto di agnello con contorni vari oltre, naturalmente, ai tradizionali dolci pasquali vanto di ogni cuoca.
Mentre la cucina andava a tutto vapore, il capofamiglia e i figli maschi uscivano per fare un po’ di baldoria con gli amici prima di pranzo.
Sotto lo sguardo bonario dell’Aladino, che col suo eterno gilè bordò dirigeva i festeggiamenti da dietro il bancone, il bar Centrale era un allegro carosello di vestiti eleganti, capelli imbrillantinati, baffi curati, cravatte impeccabili e scarpe talmente lucide da far male agli occhi.
A uno sguardo più attento solo le mani parlavano del lavoro duro e onesto col quale, in un’Italia che si stava rialzando dalle miserie di quella guerra che era ancora ben presente nei loro ricordi, quegli uomini dovevano confrontarsi ogni giorno.
In bella mostra, come ogni anno, c’era un gigantesco e scintillante uovo di cioccolato che fungeva da premio della tradizionale lotteria e che, come ogni anno, sarebbe stato vinto “da uno di fuori” che nessuno conosceva…
Rientrati in famiglia, in un clima di allegra operosità e con stuzzicanti aromi che aleggiavano nell’aria, gli uomini si sedevano alla tavola apparecchiata con la tovaglia bella e il servito buono, orgoglio delle donne di casa che si erano date un gran daffare affinché tutto fosse perfetto.
Mentre il pranzo andava avanti tra scherzi e risate, si avvicinava il momento dell’apertura dell’uovo di cioccolata e l’attesa di scoprire quale sorpresa contenesse si faceva palpabile.
Noi bimbi speravamo in qualche piccolo gioco, mentre le ragazze più grandi sognavano di trovarci un braccialettino o un anellino messi dentro con furtiva abilità dal fidanzato.
Intanto, nel buio del garage, una piccola Fiat Cinquecento color antracite scalpitava nell’attesa della tradizionale gita dell’indomani.
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