Dopo il lungo Inverno è finalmente arrivata la Primavera e, come ogni anno, sul web è tutto un fiorire di immagini tese a magnificarne la bellezza: alberi che esplodono di gemme, fiori dai colori sgargianti che punteggiano prati verde smeraldo e cieli azzurri pieni di rondini che, tornate dall’Africa, li arabescano di ardite traiettorie.
Secondo me, invece, la vera grandezza della Primavera andrebbe cercata nelle piccole cose alle quali non prestiamo mai la dovuta attenzione, come quel fiore giallo dall’apparenza così ordinaria che abbiamo sempre dato per scontato perché fiorisce spontaneamente ogni dove e si chiama Tarassaco ma che, a causa delle sue qualità diuretiche, una volta veniva volgarmente chiamato “Piscialletto”.
Per la verità questo fiore cambia nome a seconda delle fasi della propria vita, infatti nasce spoglio e nudo come un neonato, diventa giallo e splendente come la giovinezza (Dente di Leone), per poi diventare bianco come la vecchiaia fino a morire lasciando al vento le sue spore (Soffione) affinché la sua specie possa perpetuarsi ancora.
Chi di noi, specialmente da ragazzi, non si è divertito almeno una volta a soffiare su questo fiore per vederlo esplodere in minuscoli semi che un refolo d’aria portava via con sé?
Pensiamo per un attimo ai luoghi in cui questo fiore è capace di nascere contro ogni avversità e a come riesca a crescere e vivere anche in situazioni impossibili.
Quale incantesimo c’è voluto per farlo sbocciare dentro quella piccola fessura tra asfalto e marciapiede o in quel minuscolo interstizio tra due mattoni a tre metri di altezza?
Quale magia ha fatto arrivare nella crepa di quel vecchio muro scalcinato i pochi granelli di terra che hanno, poi, accolto il minuscolo seme arrivato proprio lì sulle ali della brezza?
Quale piccolo grande prodigio ha fatto arrivare in quel minuscolo pertugio le poche gocce di pioggia che hanno nutrito il seme?
E, infine, quale misteriosa forza ha tenuto le sue esilissime radici aggrappate così tenacemente a quei pochi granelli di terra che nemmeno il vento più teso è riuscito a strapparle?
Credo che, al di là dei fenomeni più vistosi ed eclatanti, l’immensa forza di questa stagione che ogni anno ci riapre alla vita sia da ricercare proprio nelle piccole cose e nella capillarità con cui essa pervade tutto il mondo fino nei suoi meandri più nascosti e remoti.
Lascia per primo un commento
Lascia un commento