Il suo nome deriva da Marte, dio della guerra perché, nei tempi antichi, proprio in questo mese si preferiva iniziare le guerre che, poi, si protraevano nella stagione in cui il bel tempo favoriva le manovre degli eserciti che non rischiavano di restare impantanati nel fango o nella neve.
In questo racconto, però, invece dell’aspetto militare mi preme parlare di quello meteorologico e per farlo chiedo ancora aiuto a un personaggio che, ormai, avete imparato a conoscere.
«Marzo dalle sette berrette, una se la leva e l’altra se la mette!» diceva la nonna Anita che aveva un proverbio per ogni occasione e lo calava dall’alto come una sentenza inappellabile.
Tra quelli del suo vasto repertorio, solo per Marzo ne aveva almeno altri tre, questo mi piaceva in modo particolare perché, usando l’allegoria delle diverse berrette per indicare sole, pioggia, vento, grandine, neve, ghiaccio e brina, mi sembrava che descrivesse bene la variabilità climatica di questo mese non a caso definito “pazzerello”.
E, poi, mi divertiva immaginare Marzo come un ragazzaccio (l’anno è ancora molto giovane) dispettoso che cambia berretto di continuo, cioè clima, facendo sberleffi a noi mortali costretti a spogliarci dai panni invernali per poi, magari, imbacuccarci come esquimesi il giorno dopo.
Altri tempi, nei quali gli anziani venivano rispettati per la loro saggezza e si accettava di buon grado che ci facessero da guida nel nostro progressivo affacciarci al mondo.
Li prendo sul serio, i proverbi, perché se hanno resistito al vaglio di molte generazioni di gente semplice e concreta, devono per forza avere un’indiscutibile validità che sfida il tempo.
In questi tempi bulimici, nei quali le cose nascono e acquistano subito un valore sproporzionato per poi venire velocissimamente cancellate dalla memoria comune, li considero come fari la cui luce penetra le nebbie del tempo per offrirci sicuri punti di riferimento nelle tempeste della vita.
Ecco!.. volevo scrivere solo un paio di parole ma, ancora una volta, m’è scappata la penna e ho finito per dilungarmi troppo…
Scuotendo il suo capo di capelli bianchi, la nonna Anita avrebbe detto «Brodo lungo sa di poco!».
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