La storia di Clèmentine incanta il pubblico del Casinò di Bagni di Lucca

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BAGNI DI LUCCA – Davvero non si poteva chiedere di più: una cornice stupenda, una platea numerosa, un pubblico attento. E poi lei, Talatou Clèmentine Pacmogda, protagonista assoluta della giornata con la sua commuovente storia, raccontata – in parte – nel suo libro autobiografico Basnewende.

Al Casinò Municipale di Ponte a Serraglio l’emozione si toccava con mano. Il suo sorriso – un inno alla vita – ha conquistato il cuore di molti; una cura lenitiva, un esorcismo contro il dolore. La sua potente testimonianza di scrittrice ed attivista ha fatto breccia nell’anima dei presenti come un dardo scoccato da un abile arciere. La sua ipnotica capacità oratoria, infine, ha tenuto inchiodati gli spettatori in sala senza annoiare un solo istante.

Solo applausi. Forse conditi persino da qualche lacrima furtiva. L’Associazione Onlus Partecipazione e Sviluppo, promotrice dell’evento, può dirsi orgogliosa dello spazio concesso a questa donna-simbolo della lotta per l’esistenza. Nella settimana che il Comune di Bagni di Lucca ha voluto dedicare alle realtà volontaristiche del territorio – “Il mosaico del volontariato” -, un faro si è acceso sul mondo dell’inclusione e dell’accoglienza.

Ai saluti del primo cittadino di Bagni di Lucca, Paolo Michelini, e dell’assessore al sociale, Maria Barsellotti, si sono uniti quelli del presidente della onlus con sede a Fornoli, Alessandro Ghionzoli, il quale ha brevemente presentato le attività che l’associazione sta portando avanti a livello locale (e non solo) ed elencato i valori umani e solidaristici che contraddistinguono il lavoro quotidiano degli operatori.

Un breve video-tributo dedicato al Burkina Faso – paese di origine dell’autrice, nata in Costa D’Avorio da genitori burkinabè, ma cresciuta e laureata nel cosiddetto “paese delle persone integre” – ha aperto il confronto. Incalzata dalle domande del giornalista Andrea Cosimini, Clèmentine ha rivissuto il suo travagliato cammino – segnato da stenti e difficoltà – che dall’Africa l’ha portata in Italia grazie ad una borsa di studio universitaria per la Scuola Normale di Pisa.

“Dobbiamo pensare l’immigrazione come una risorsa, non come un problema – ha dichiarato Clèmentine -. Oggi vivo con orgoglio la mia cittadinanza italiana, perché so quanto mi è costato ottenerla. Credo che non solo i migranti abbiano da imparare dagli italiani, ma pure questi ultimi da loro. Il confronto tra culture diverse arricchisce le parti dialoganti”.

Accompagnata dalla figlia Eufrasia e dal marito Dario, stimato medico, la scrittrice ivoriana si è detta colpita dall’ospitalità della comunità termale alla quale ha promesso di ritornare. Tra abbracci, foto ed autografi, Clèmentine si è congedata dal pubblico con la conferma che il bene vince sul male. Sempre.

 

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