La storia di Barga racconta: come progredì la via del Giardino

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Siamo circa alla metà degli anni ’50 del Novecento, quando un abitante di via del Giardino, quella strada antichissima che parte dal Cancellone e arriva sul retro dei campi da tennis, presa carta e penna butta giù nero su bianco lo stato disarmante in cui si trova, specialmente nel tratto che gli passa proprio davanti casa e che oggi porta dal ristorante la Pergola all’omonimo Hotel. Penso si sia subito capito che il presente articolo di memoria si riallacci all’odierno intervento che il Comune di Barga è da qualche tempo che sta organizzando e speriamo che presto si finisca.

Ebbene, chi ci porta a parlare di quella via è un cittadino di Barga di quegli anni sopra ricordati, Giancarlo Ripoli, la cui discendenza abita ancora nella solita casa in via del Giardino, appunto, nel tratto dove la strada si divide in due rami (vedi immagine). Un ramo passando in basso, il più antico e lì abita ancora la famiglia Ripoli, mentre l’altro, ben più grande, dai giorni che ricordiamo ora, circa settant’anni fa, oggi è divenuto una via carrozzabile ben delineata e molto utile alla circolazione stradale di Barga.

Giancarlo Ripoli in quegli anni che scrive sta tratteggiando il cattivo stato in cui si trovava quella strada, inserendo il tutto della sua opportuna lamentela in quel clima di positività che stava caratterizzando la rinascita di Barga nel dopo guerra 1940-45, quando la nostra cittadina stava risorgendo dopo quei continui bombardamenti di terra e cielo di non molti anni prima. Un lungo martirio, cui era stata sottoposta durante i lunghi sette mesi di fronte, che qui si era fermato nella tristissima e oggi notissima Linea Gotica, settembre 1944, aprile 1945. Ripoli sta scrivendo un vero e proprio articolo, certamente in accordo con Bruno Sereni, il direttore de’ Il Giornale di Barga che poi glielo pubblicherà. Quel giornale, una testata che è matrice di questa attuale, sin dalla fondazione avvenuta l’anno 1949 si era sempre distinta nel prendere a cuore le future sorti della Città. Infatti, il direttore Bruno Sereni ospitò lo scritto con queste parole: Facciamo nostre le istanze progettate dall’articolista, augurandoci, nell’interesse generale, di vederle quanto prima realizzate.

Noi abbiamo ripreso quell’articolo e lo sunteggeremo con l’idea di offrire ai lettori anche uno spaccato di vita locale all’indomani del conflitto bellico, quando con lentezza ma tenacia, si dette mano alla rinascita di Barga. Nel caso dei pensati interventi per favorire la rinascita, tramite quest’articolo, vi entrò anche la via del Giardino, che si presentava in uno stato deplorevole e non consono a quell’idea di bellezza cui ognuno aspirava e per il fine si adoperava senza risparmio. Così Ripoli apriva il suo articolo: In questi ultimi anni Barga è andata aggiornandosi sempre più, eliminando brutture, ostruzioni e danni procurati dalla guerra, che davano alla nostra bella cittadina un aspetto tutt’altro che grazioso e ospitale.

Andando avanti con il nostro racconto ci accorgeremo, appunto, che staremo entrando all’interno di un momento interessante di vita vissuta, quasi sentendoci portati a vivere intensamente un tempo che seppur non nostro, ci venga incontro come un ciclone pieno d’emozione e di note che ci inquadrano anche lo sviluppo cittadino. In altre parole, si apprende di quanto si era fatto nel dopo guerra in Barga. Nel 1952 il grande palazzo Rinaldi che fa angolo tra via Canipaia e quella del Giardino. Poi ancora le “Casine Fanfani”, cioè del piano nazionale INA Casa, lo sfoltimento delle piante a Largo Roma (la via del Pian Grande terminava poco prima del cedro) e così dice Ripoli: Abbiamo ammirato con piacere il nuovo panorama che si vede oggi dal Largo Roma dopo la soppressione di quelle piante che oltre ostruire il traffico cittadino davano un senso di pesantezza alla piazza. Che dire noi oggi se non dare ragione a Ripoli, perché dal Largo Roma, oggi abbiamo una visione del monte Pania che veramente ci allieta lo sguardo. 

Chiosava ancora che in questo periodo post bellico si erano fatti diversi lavori tali da aver reso, noi diciamo da aver restituito a Barga quel ruolo di centro della villeggiatura nella Valle del Serchio. Molte le strade asfaltate e altre tra poco lo diverranno. Ed ecco ora che arriva al nocciolo del suo articolo, ossia, se tante cose si sono fatte, altre mancano, come la via del Giardino che da quella Canipaia va alle Casine Fanfani. Soggiungendo che qui, dove stava nascendo la nuova Barga commerciale, si faceva palpabile lo stato di abbandono, reclamando non solo l’attenzione alla strada ma anche alle civili abitazioni, ancora attardate ai tempi contadini che più sotto si spiegheranno.

Per la strada adduceva che da quando fu progettato l’allargamento, l’attuale piano stradale superiore che corre parallelo alla sottostante e antica via, non si era ben finito il lavoro, lasciando un poggio che scendeva in basso, così come si vede nell’immagine, sempre più dissestato. Infatti, oltre ad essere stato veramente brutto a vedersi, precario anche nella stabilità, creava dei notevoli disagi alle sottostanti case, essenzialmente nei tempi di pioggia, portando l’acqua a scorrere torrentizia nella sottostante via, priva del tutto di fognature, quindi andando ad allagare le cantine e le abitazioni a piano terra. Oltre a denunciare questo increscioso inconveniente, vera e propria emergenza, trascurata sin da quando si fece il piano stradale superiore, Ripoli poneva l’accento anche all’emergenza igienica. Difatti, insistevano ancora sulla via antica in basso delle stalle che mandavano odori non consoni allo sviluppo cittadino, invocando un intervento comunale, anche per creare una zona il più possibile civilmente urbanizzata, anche in previsione del nuovo stabile della Teti, cioè, che la nota ditta dei telefoni andava progettando, che poi fece, e oggi, dopo settant’anni, dato l’abbandono dello stabile, una vera e propria bruttura da riqualificare o eliminare, così creando un accesso alternativo al supermercato cittadino.

Come abbiamo potuto osservare si è parlato di un aspetto di Barga che allora si risolse e dopo settanta anni si è ripresentato tale e quale al passato, come dire: ogni cosa che si fa va sempre seguita attentamente. Va detto ancora che con quest’articolo si potrebbe essere aperto un filone di storia che può portare a vedere tante altre cose di Barga, magari con l’intestazione: Accadeva cent’anni fa.

Quest’idea ci porta a porre in evidenza come nel solito numero de’ Il Giornale di Barga, accanto a quest’articolo di Ripoli, ce n’era un altro firmato Serbrun (Bruno Sereni) che riguardava lo stato deprimente che aveva la posta di Barga allora in piazza Garibaldi nel centro storico di Barga, dove oggi ci sono alcuni uffici comunali. Era così malamente attrezzato da essere definito “il più scalcinato di tutta la Provincia di Lucca”, con due soli sportelli che nei momenti di punta portava la fila della gente sino all’esterno, cioè, in piazza. Sereni tra il serio e il faceto, avendo avuto come risposta dal Comune che erano cose dipendenti dal Ministero delle Telecomunicazioni, dati i presunti tempi biblici, propose di fare per quel Natale una fiera di beneficenza per raccogliere fondi a favore dell’ufficio postale di Barga, così da poter mettere mano al suo impianto elettrico datato 1910, alle antiche suppellettili e quant’altro. Quanto detto è per far conoscere ancora una volta quale fosse il piglio giornalistico di Bruno Sereni.

Pier Giuliano Cecchi

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