Zampognari

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Passata l’Immacolata Concezione l’aspettativa per la nascita di Gesù Bambino iniziava a crescere, ma perché si potesse cominciare sul serio a parlare del Natale bisognava che accadesse un evento che, benché si rinnovasse ogni anno, manteneva intatto il suo alone di suggestivo mistero: dovevano arrivare gli Zampognari!
In genere apparivano all’imbrunire e le note dei loro strumenti si libravano nel crepuscolo annunciando che il Natale era alle porte e che bisognava prepararci alla nascita del Redentore.
Nessuno sapeva chi fossero né da dove venissero e le poche parole che ogni tanto pronunciavano a mezza voce suonavano straniere alle nostre orecchie di bimbi che li seguivano, non troppo da vicino, con un misto di reverenza e timore.
Poi, com’erano venuti, sparivano… lasciandosi dietro una struggente melodia che, lenta, sfumava in lontananza in un’indefinibile atmosfera di arcana sacralità.
Qualcuno azzardava che fossero lombardi ma, considerato che a quei tempi il concetto di Lombardia iniziava subito al di là dall’Alpe per estendersi indefinitamente verso nord, la cosa era alquanto vaga e, quindi, ancora più misteriosa.
Il problema dell’origine venne risolto brillantemente da uno dei più grandi che, con la solida logica dei bimbi di quel tempo, disse con fare autorevole
«Vengono dal Paese degli Zampognari!»
E tutti annuimmo convinti che in Lombardia, cioè da qualche parte dietro l’Alpe, ci fosse un paese popolato solo da questi personaggi ammantati di mistero.
Passati questi oscuri araldi del Natale, come obbedendo a una magia, il paese si animava, le vetrine dei negozi iniziavano a brillare di addobbi luccicanti, regali e panettoni facevano la loro comparsa, mentre la gente veniva invasa da un’allegra frenesia che cresceva di giorno in giorno.
Era lo Spirito del Natale che s’insinuava anche nelle vie più strette, rimbalzava sui muri e penetrava ovunque, dipingendo sorrisi sui volti di grandi e piccoli.
Ricordo che la sera, uscendo dal doposcuola, lo potevi annusare nell’aria che era diventata frizzante e carica di un’energia nuova e contagiosa.
A casa, uno sguardo al calendario di Frate Indovino appeso alla parete della cucina ci confermava che, ormai, era tempo di fare il presepe.

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