Svanito il mistero degli Zampognari, i ragazzi più grandi decretavano che fosse arrivato il momento di “fare il muschio” per il presepio.
Allora, nel primo pomeriggio, ci mettevamo a risalire il corso del Rio Torbo, il quieto ruscello che passa sotto il ponte delle Case Operaie, fino a raggiungere quel posticino dove sapevamo che avremmo trovato la migliore qualità di quella morbida sostanza verde per noi così necessaria.
Delicatamente, aiutandoci col coltellino che avevamo sempre in tasca, ne prendevamo solo la quantità necessaria per la sacra rappresentazione che avevamo in mente e poi, tornati a casa, iniziavamo a stenderla sul ripiano in legno compensato che avevamo già predisposto.
Qua e là facevamo spuntare dal tappeto verde uno specchio che sarebbe diventato il laghetto, magari sormontato da un esile ponticello, dove qualche pastore avrebbe portato il gregge ad abbeverarsi e anche qualche oca avrebbe aperto le ali starnazzando nell’acqua.
Nella nostra ingenuità di bimbi degli anni sessanta ignoravamo che nella Palestina di Gesù non ci fosse l’erba ma solo un terreno arido e sassoso: noi facevamo il presepio nel modo che ci era stato tramandato per generazioni e, a dirla tutta, quel muschio ci stava proprio bene!
Un paio di fogli di carta da pacchi opportunamente piegati e messi da un lato formavano quei monti lontani e punteggiati da piccole case che, imbiancati da una spruzzata di farina perché sembrassero innevati, si sarebbero stagliati contro il cielo di carta blu notte punteggiata di stelle dorate.
Ricordo che un anno, con un colpo di genio, qualcuno s’inventò di tingere di nero un fondale di cartone per poi praticarci dei piccoli fori attraverso i quali far trapelare la luce di una lampadina di bicicletta collegata a una batteria Superpila di quelle tascabili: nella stanza semibuia l’effetto del cielo stellato risultò così suggestivo che da quel momento adottammo tutti quel sistema e alla piccola cartoleria le vendite di carta stellata calarono drasticamente.
Sistemata la capannina in modo che risultasse il punto focale della scena, era tempo di riaprire quel vero e proprio scrigno dei ricordi che era lo scatolone che conteneva le vere protagoniste della sacra rappresentazione: le statuine di gesso avvolte nella paglia.
Ma di questo se ne parlerà nel prossimo racconto.
p.s.
“Presepio” perché in quel tempo, prima che una certa cultura massificata iniziasse a fuoriuscire dal tubo catodico della televisione, nessuno diceva presepe.
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