La foto più bella

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Una delle immagini più belle che avrei mai potuto catturare con la macchina fotografica mi si è presentata, d’improvviso, la mattina del primo novembre ma me la sono lasciata sfuggire per sempre.
Per i Santi, come diciamo da queste parti, come di consueto mi sono alzato di buon’ora per fare il “giro dei cimiteri” iniziando da quello di Loppia. Essendo abbastanza presto non ho avuto difficoltà a parcheggiare proprio davanti al cancello, cosa che solo un’oretta dopo sarebbe stata impensabile.
Dopo aver pregato, controllato che le tombe dei miei cari si presentassero in ordine e aver scambiato qualche parola con persone che non vedevo da tempo, ho messo in moto alla volta del cimitero di Barga.
Appena uscito dal parcheggio, mi si è presentata una scena che non dimenticherò mai.
Nella tenue luce mattutina, due ragazzine, vestite in modo decoroso e perfettamente intonato allo spirito della giornata, si stavano prendendo cura della madonnina che è posta ai margini della strada che porta alla salita del Solco.
La più grandicella, salita sopra il basamento, sistemava alcuni fiori mentre l’altra, con le mani giunte, partecipava in devoto raccoglimento.
Colpito nel profondo, sono rimasto ad ammirare quella scena mentre dentro di me, silenziosamente, prendeva forma la parola “Pietas” nel suo originale significato latino che significava devozione, misericordia e rispetto.
Stavo lì, trattenendo il respiro, mentre due idee lottavano per prendere il sopravvento:
scattare una foto per immortalare un momento così magico, oppure rimanere immobile per paura di rompere il fragile incantesimo che mi si parava davanti agli occhi?
Mentre aveva luogo questo conflitto interiore, il fotoamatore che sono stato calcolava in automatico tempi e diaframmi per trovare l’esposizione più adatta a rendere giustizia a ciò che stavo vedendo.
I secondi diventavano minuti ed io ero ancora lì, sospeso nel dilemma che mi bloccava.
Poi, infine, la decisione di non turbare la magia di quel momento.
Con un paio di scatti rubati difficilmente sarei riuscito a renderne con pienezza l’atmosfera e, magari, avrei interrotto un così prezioso momento di intima devozione .
«Imprimiti bene nel cuore questa scena, perché sarà uno dei ricordi più belli e puri che avrai!» mi sono detto.
E così ho lasciato che la scena si svolgesse sotto i miei occhi senza intervenire ma, dentro di me, quella foto esiste ed è bellissima: l’esposizione, perfettamente bilanciata, è riuscita a rendere con fedeltà l’intima atmosfera di raccoglimento e il controluce è venuto così perfetto che si distinguono anche gli obliqui raggi del sole che perforano gli ultimi residui della bruma mattutina.
Si, quella foto esiste, e il suo titolo è C’È ANCORA SPERANZA.

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