Anno 1779: le strade della Comunità di Barga (ottava parte). Le strade che da Porta Macchiaia vanno al passo del Saltello

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Strada che dalla Porta Macchiaia va a Sommocolonia, e da Sommocolonia ai confini dello Stato di Lucca e Modona, arrivando al Termine delle Tre Potenze, e s’imbocca nella strada detta Imperiale, che per il Saltello va allo Stato di Modona.

La prima strada con partenza da Porta Macchiaia e che portava al Passo del Saltello, uscendo, s’imboccava dopo dieci metri, andando a sinistra, l’attuale via che rasentando le mura passa ancora sotto il bastione dell’allora terziere castellano di Barga, appunto, di Macchiaia.

Andando avanti, come oggi, la strada entrava sotto l’arco dell’acquedotto, il cui passaggio era meno ampio, più angusto, così arrivando “al Portone del podere del Sig. Marchese Angeli Verospi”, l’odierno “Cancellone di Villa Gherardi”, un’area che allora si distingueva con il nome Giardino.

Il nome del luogo si estendeva a tutto il quartiere esterno alla Terra di Barga, un profilo di case insistente sull’omonima “strada del Giardino” che pressappoco iniziava sulla sponda destra del rio Fontana Maggio prospiciente Porta Macchia, così andando verso ovest sino a chiudere il profilo panoramico della stessa Terra di Barga.

Qui occorre dire che fuori dalle mura di Barga non c’era tutto quanto oggi vediamo del Giardino, ma solo il ricordato profilo di case, con un certo raggruppamento, poca roba, nella parte iniziale. Il Giardino che oggi vediamo ampio nella sua urbanizzazione, è quella parte di Barga che nacque tra la fine del secolo XIX e principalmente si sviluppò nel successivo secolo XX, sino alle attuali dimensioni. A tale proposito vedi il libro “La Nuova Barga”, edito in questo 2022 dalla Fondazione Ricci.

Riprendendo il nostro percorso stradale, giunti con la via partente da Porta Macchiaia al “Cancellone di villa Gherardi” andando verso ovest, cioè a sinistra si poteva andare alla casa di Giuseppe Chiappa, dove, passando sotto la volta, ci si dirigeva verso Albiano, dove si sarebbe incontrata la via che dal Serchio, attraversato tramite la Barca di Fiattone, portava a Sommocolonia e poi al Saltello, così come si è già descritto nei precedenti articoli, per esempio nella sesta parte del presente lavoro di ricostruzione storica.

Noi ora siamo arrivati al “Cancellone di Villa Gherardi”, ieri di Villa Angeli Verospi, da qui si va verso la parte alta di Canteo, da dove ci inoltriamo nella Rupine, trovando alla destra, la casa del podere del dott. Giuseppe Carlini, a noi ignota; in questo punto la strada si dice che sia larga Braccia 4 (metri 2,40). Il tecnico Merrighi però ci pare molto sbrigativo nel descrivere questa via, perché subito dopo ci dice che c’è una strada che sale alla Montagna, crediamo a Montebono, mentre noi, tralasciandola, dobbiamo subito prendere il ponte che è sulla Corsonna e così salire a Catagnana. Mi pare che siamo già arrivati a Catagnana Bassa e chi è pratico dei nostri luoghi, ha capito che Merrighi dal sommo di Canteo a Barga, per essere giunto già lì, abbia velocizzato assai il cammino, ma andiamo avanti. Ricordiamo solo che il ponte di Catagnana era dedicato al patrono di Barga, ossia a San Cristoforo, come nella capitale Firenze, in tutto il territorio Barga appellato San Cristofano.

Giunti all’odierna Catagnana Alta, ecco che Merrighi ci dice che qui, a sinistra, s’incontrava una fonte murata ma cosa volesse dire non è facile capirlo, se acqua che arriva nella sua bella pila o se fonte dismessa e murata, comunque la strada qui è sempre di Braccia 4 (metri 2,40). Da qui, salendo, s’incontrava una strada che andava verso la Montagna, e si dice espressamente che portasse in Valdivaiana (antico sito, anche cimiteriale, di Liguri Apuani) e questa è di Braccia 5 (metri 3). Poco sopra ecco che s’incontrava la strada che da Albiano andava a Sommocolonia, dove, poco dopo, si trovava la già rammentata chiesina di Fonti dedicata a San Rocco, già notata nella sesta parte del presente lavoro storico.

Proseguendo la salita che continua dopo la chiesina eccoci arrivati a Sommocolonia, dove, lasciando a sinistra la Porta d’ingresso al Castello, si proseguiva andando a destra sino alla casa di Jacopo Marchetti, dove la strada era di Braccia 3 (metri 1,80). Andando ancora avanti, come ancora oggi, si arrivava alla Piazza di Sommocolonia, dove a sinistra c’è la chiesa di San Rocco, che allora assommava quasi cento cinquant’anni dalla sua edificazione, in fatti fu terminata nel 1633 e voluta al tempo della terribile peste di Milano.

Poco sopra la chiesa ci narra Merrighi che ci fosse la Fonte dell’acqua che fu resa di bell’aspetto e maggiore utilità pubblica, solo dopo settant’anni, prima, nel 1858, iniziando i lavori, il Gonfaloniere di Barga Marcello Cardosi Mazzolini, mentre il successivo sindaco Francesco Marchini li terminò nel 1863.

Andando avanti ecco incontrarsi la chiesina di Colle di Serra, possibile sia Santa Margherita, che è distante dal passaggio stradale Braccia 35 (metri 21) e qui la strada è di Braccia 3 (metri 1,80), da qui si arriva al termine di Pratoscello, che sta sul Rio di Treppignana, indicante il confine tra lo stato fiorentino e il lucchese, in pratica i limiti fra Treppignana e Sommocolonia. Da qui si arriva al Colle di Calabaia e poi alla Croce di San Giorgio, dove la strada è larga Braccia 2 (metri 1,20). Dopo si arriva al colle dell’Uccelliera per scendere alla Foce di Ceserana o Foce, luogo già ricordato nel precedente articolo, infatti, qui c’era il termine delle Tre Potenze, infine la strada, imboccando quella Reale che sale dalla stessa Ceserana, va al Saltello e quindi nello stato di Modena.

Qui termina la descrizione della via letta nell’esposizione delle strade attuata l’anno 1779 dal nostro tecnico Francesco Merrighi, però crediamo sia interessante definire un poco cosa fosse il Passo Saltello, quale sia stata la sua importanza. Nel passato articolo, tramite Dusolina, abbiamo parlato di quali misteri si circondasse, ma ora vediamo di dire qualcos’altro, così come merita il sito.  Per farlo ricorriamo agli storici in genere che ci indicano questo passo montano molto antico, assai facile da raggiungere, posto a un’altezza di circa 1680 metri, che per chi salendo da Lucca o dal territorio limitrofo a Barga, avesse voluto attraversare l’Appennino per raggiungere il Frignano, restava il più comodo.

Questo passo per ciò che abbiamo già detto nel precedente articolo, restò politicamente scomodo praticarlo quando Barga, passando a Firenze (sec. XIV), rese il posto non più cerniera tra due potenze confinanti: Lucca e Modena, bensì tre, appunto, con l’aggiunta di Firenze. Questo stato delle cose si pensa finisse anche con lo incoraggiare il banditismo, che in queste aree fu molto presente, con personaggi che nei secoli successivi, toscani ed emiliani, addirittura arrivarono ad avere al loro comando non una brigata di soli malfattori ma addirittura quasi un esercito con tanto di cannoni. I nomi Moro e Morotto, storicamente, ancora oggi ci dicono molto e chissà quanti altri di minore portata, prima e dopo, hanno solcato le nostre contrade seminando il terrore.

La più precaria sicurezza del luogo senz’altro contribuì a dirigersi verso passi, che una volta raggiunti, dessero la certezza, almeno in teoria di un “tranquillo” valico. Pare ancora secondo certe fonti letterarie, che già il Sacro Romano Impero avesse nella pratica il Saltello quale collegamento tra l’Adriatico e il Tirreno (Luni). Ovviamente, forse per una scarsa manutenzione delle strade che conducevano al Saltello, dovute anche a quanto già detto, lo stesso passo avesse finito per cedere ad altri luoghi il valico transappenninico.

Ancora oggi si fa letteratura l’importanza che avrebbe, basti pensare all’idea che nacque negli anni ’80 del Novecento, quando pareva realizzarsi quel tracciato stradale asfaltato che dal fondovalle di Barga, passando però dalla montagna di Renaio, avrebbe raggiunto il Passo del Saltello. È questa l’ultima di una delle tante volontà che specialmente in Barga iniziarono a circolare in seno al Consiglio della Terra in questi anni che andiamo descrivendo e che, però, vedremo con il prossimo articolo, dicendo che l’annuncio che ci si era dati, ossia, che questo fosse stato l’ultimo scritto della serie, non sarà rispettato.  D’altronde quando lo scrivente compone uno scritto, gli vengono alla mente tante cose e le vuole scrivere con la speranza che servano ad altri e mi confortano certi indizi colti e diretti in questa direzione.

Con il prossimo articolo parleremo un poco delle volontà locali circa la via del Passo del Saltello, un proponimento che purtroppo rimase non solo di Barga, ma ne fu assai interessato anche il nascente Regno d’Italia, però, lo sviluppo stradale è ancora da venire e di questo, ovviamente, non solo storicamente se ne sente la mancanza. Passiamo ora a vedere l’ultima strada che in quei 1779 da Porta Macchiaia ci porta ancora alla montagna di Barga.

 

Strada che dalla Porta Macchiaia va a Tiglio e di lì alla Chiesa di Renaio e alla Macchia dell’Alpe e giunge al confine dello Stato di Toscana. 

Questa strada partiva dalla Porta Macchiaia e scendeva a dritto verso la Fornacetta per poi risalire alla chiesa di Santa Maria Assunta che si trova quasi a parare la strada che lì si apre in due rami. Se uno avesse preso a destra, andava verso Bugliano, Buvicchia e poi scendeva verso Loppia ma questa strada non la considerò il nostro tecnico Merrighi, forse perché ritenuta interna al territorio di Barga e, quindi, da non collocarsi tra quelle finora osservate e censite.

Noi, allora, se fossimo giunti alla chiesa della Fornacetta, così come oggi, si prendeva a sinistra, e si saliva verso Gragnana. Qui si fa un primo punto per dire che salendo ancora a dritto si andava a incontrare lo incipit di una strada abbastanza importante, sino a cinquanta anni fa, all’inizio anche ben lastricata, oggi disastrata, che saliva a una delle solite chiesette e seguitando s’immetteva sulla via per Renaio e all’alta montagna. Era questa la via che da ragazzi si faceva a piedi salendo, appunto, alla montagna di Barga. Nella carta che abbiamo già osservato in altro articolo e che citeremo ancora qui sotto a seguire, la troviamo esistente e perché Merrighi la taccia potrebbe risiedere nel fatto che in definitiva era una strada interna al territorio di Barga. Abbiamo anche il sospetto che avesse fatto parte di una ben più importante viabilità, quella della Via dei Remi, che come avremo occasione di osservare, resta un capitolo sottaciuto, allora, come detto, prevale l’idea della sua natura di tragitto interno alla Comunità di Barga.

 

 

Si era rimasti al punto che dalla chiesa della Fornacetta la strada saliva, andando a destra, verso Gragnana e da qui ecco che continuava scendendo verso la Serra, dove alla sinistra, così ci ricorda Merrighi, c’era una chiesetta. Da qui la strada andava verso Giuncheto, prima passando sopra “un Ponticino Murato” che stava su di un rio che per nome aveva Loppora, uguale al successivo torrente di cui era affluente, però a noi è giunto l’appellativo Lopporella. Da questo ponticello sulla Lopporella si vedeva a monte, a Braccia 20 (metri 12), il Mulino del Sig. Arcidiacono Carlini (prete del capitolo del Duomo di Barga), più avanti, a sinistra, la casa del podere del Sig. Pieracchi. Dopodiché la strada andava per l’Orta sino ad attraversare il torrente Loppora e poi arriva a San Rocco.

A questa citazione della località San Rocco o San Rocchino va detto che ora, seguendo l’indicazione del nostro Merrighi, saremmo arrivati a Tiglio Basso, nome già esistente nel solo Tiglio, ma su certe carte non osservato come tale, per esempio in quella che abbiamo già citato del secolo XVIII, attuata tra i 1700 e 1750.  Perché San Rocchino è facile capirlo, infatti, qui c’era una chiesetta, probabilmente edificata nel corso del sec. XVI o inizi del successivo, dedicata al culto del Santo, che come oggi era molto venerato nel territorio di Barga sin dal 1479, anno di peste. Vedi su questo sito: Storia del culto di S. Rocco a Barga – Anno 1479 – Sancti Rochi Festivitatis Veneratio, 2008.

Siamo giunti sul piccolo piazzale della chiesa di San Rocco a Tiglio Basso e si narra che anche qui l’abitato fosse recinto di mura come il successivo Tiglio Alto ma andiamo per ordine. Infatti, il nostro settecentesco tecnico ci dice che, giunti a San Rocco, s’incrociava la strada che dalla Porta Reale portava alla parrocchiale di San Giusto di Tiglio e che abbiamo osservato nella terza parte del presente lavoro, adesso, però, Merrighi illustrata meglio e vediamo.

A San Rocco la strada è Braccia 4 (metri 2,40), passa di fianco alla casa Giorgetti che resta alla destra, poco sopra s’incontra una chiesina, proseguendo, si svolta a sinistra si sale per giungere alla Parrocchiale di Tiglio, poi la strada s’inoltra nella Portaccia, dove è larga Braccia 3 (metri 1,80), “tergiversando” arriva alla Fossa, dove a destra c’era un tronco di strada che porta in Fraia, quindi si passa da Montale e si arriva alla Madonnina Bianca (abbiamo già potuto osservare che questa Madonnina, detta della Bianca, fosse presente anche a Barga). Qui la strada era di Braccia 2 (metri 1,20) e proseguiva dalla Piana di Carletto, in cima cui era Braccia 1 (Metri 0,60), poi andava verso Focetta dei Santi, dove tornava a metri 1,20, così salendo fino alla Focetta di Bebbio, un luogo che oggi è facile da ravvisare, anche perché siamo sull’attuale via che va a Renaio.

Dopo quest’arrivo, ecco, che andando avanti si trovava la Tana, alla cui sinistra partiva una strada per Barga, e qui la nostra via era di Braccia 6 (metri 3,60). Sono tutti luoghi ancora ravvisabili, come questo successivo, ossia, La Rocchetta e qui si viaggiava su delle strade larghe 1,80  che arrivando alla chiesa di Renaio che era a destra, si allargava a metri tre. Indi, “passa dagli Scalocchi” e sopra si trovava la chiesina di Sasso a Perchio che restava distante dalla Strada Braccia 8 (metri 4,80). La via poi passava, probabilmente ancora oggi, dal Grotto del Cavallo e qui si faceva larga 3 metri. Poi c’era l’arrivo alla Farniaccia, dove al piede della macchia, partiva un tronco di strada largo tre metri diretto a Fiumalbo. La nostra via andando ancora avanti passava da Ajola per arrivare, seguendo il piede della macchia, a Capo Corsonna, la cui larghezza era di metri 0,90, quindi si entrava nella macchia e salendo si poteva vedere a sinistra “il vestigio della Capanna de’ Remi” e continuando sempre dentro la macchia si arrivava a Romecchio, dove poco avanti c’era il confine dello Stato di Toscana e … poi il Saltello.

Siamo giunti al termine della nostra cavalcata che ci ha portato a riflettere sulla viabilità importante che attraversava il territorio della nostra Comunità. Credo si sia capito che molti tracciati, se non tutti, grossomodo siano ancora ravvisabili, lasciando una certezza, ossia, che dove non c’è stato sviluppo stradale moderno, quelle vie sono rimaste di sola utilità a chi nei pressi vi abita, per chi viaggia a piedi, ieri per bisogno primario oggi per svago.

È stato piacevole fare tutta questa virtuale cavalcata, anche perché, si è scoperto delle cose che oggi non sono più in essere o tenute lì come cimeli. Allude lo scrivente a luoghi e alle varie e ignote chiesine che erano disseminate sui percorsi, facendoci riflettere che in quei tempi la fede, forse non poteva che essere così, a fronte di una società che per vivere gli uomini dovevano solcare strade a piedi e il conforto a quel bivio o a quell’altro di una chiesina, senz’altro li aiutava moralmente, specialmente dopo una preghiera e, purtroppo,  la mitissima offerta a sconto dei peccati che mai mancava.

Qui si termina ma resta ancora un capitolo che è quello della viabilità montana, principalmente di questa viabilità, che vedremo la prossima volta esaminando dei documenti storici. Intanto diamo nota delle scritte che accompagnano questa descrizione delle Strade della Comunità di Barga, poi forniamo l’indice che si compone di sedici voci, su cui lo scrivente ha studiato l’argomento. Vedremo che ci sono due aggiunte, una del 1803, l’altra del 1824. Segno questo che il Campione Merrighi fu tenuto osservato per almeno quasi cinquanta anni.

 

A dì 18 Aprile 1779

Alli verbali in presenza dell’Ecc. mo Sig. Cancelliere della Comunità di Barga Pietro Sanetti, sotto il dì 11 Aprile 1779 ed insieme a requisizione dei riguardevoli Sig. Gonfaloniere e Priori componenti il Magistrato Comunitativo di detta Terra, fu fatta pubblicare ed affiggere una generale notificazione alla Colonna solita alla Piazza maggiore di Barga, contenente la destinazione sovra descritta delle strade Comunitative di Barga e suo Vicariato passata dal Magistrato predetto a relazione del Perito Sig. Francesco Merrighi; ed un’assegnazione di termine giorni trenta a chiunque avesse motivo, ed occasione di reclamare contro di quelle strade, che in avvenire dovranno essere considerate in linea di strade Comunitative, ad avere avanzato il suo ricorso giustificabile: altrimenti passati i detti giorni trenta, non saranno più attesi reclami.

Bandì ed affisse Antonio Serbolini, messo della Corte.

Lì 11 Aprile 1779, come appare al repertorio generale e dal quale.

 

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Ecc.mo Sig. Cancelliere della Comunità di Barga.

Avendo io il compito d’esaminare il presente Campione delle strade Comunitative del Vicariato di Barga, che VS Ecc.ma si compiaqque in voce e preventivamente accennarmi essere stato lavorato con piena approvazione del riguardevole Magistrato Locale, di che pur anche ne ha avuti riscontri dal Magistrato stesso a bocca, e non avendo trovata alcuna difficoltà né ricevuta Istanza alcuna in contrario alla destinazione di quelle né per parte del popolo, né per parte d’alcun privato; io non posso negare in forma economica e di Lettera responsiva a VS Ecc.ma l’approvazione conveniente al dettaglio sovra descritto ed alla forma di quello.

E con veri sentimenti di stima e di rispetto passo a dichiararmi,

di VS Ecc.ma. Dal Tibunale di Barga, 27 settembre 1779,

devotissimo servitore obbligatissimo, Gaspero Scaramucci Vicario.

 

Indice di tutte le strade contenute nel presente Campione:

 

  • Strada che dalla Porta Reale va a Ponte all’Ania.
  • Strada che dalla suddetta Porta va a Loppia e da lì alla Chiesa di Tiglio.
  • Strada che dalla Porta di Borgo va in San Piero in Campo.
  • Strada che da San Piero in Campo va all’Arsenale e di lì alla Barca.
  • Strada che da San Piero in Campo va alle Fornaci.
  • Strada che dalla Porta di Borgo va a Castelvecchio.
  • Strada che dalla chiesa di Castelvecchio va alla Chiesa di San Piero in Campo.
  • Strada che dalla Chiesa di Castelvecchio va alla chiesa d’Albiano.
  • Strada che dalla Porta di Borgo va ad Albiano e sua Chiesa.
  • Strada che dalla Chiesa d’Albiano va a Treppignana.
  • Strada che dalla Chiesa d’Albiano va a Sommocolonia.
  • Strada che si dirama da quella d’Albiano e sbocca in quella di Sommocolonia.
  • Strada che dalla Porta Macchiaia va a Sommocolonia e di lì al Confine dello Stato.
  • Strada che dalla suddetta Porta va a Tiglio, a Renajo sull’Alpe al Confine dello Stato.

 

AGGIUNTA

  • Strada che da San Rocchino di Tiglio conduce alla Fossa o sia la strada di (Testia?) stata nuovamente accampionata a forma del Partito del 27 dicembre 1803 dal Generale Consiglio e dall’altro del 30 maggio 1804.

NUOVA AGGIUNTA

  • In quanto alle dimensioni delle strade Comunitative al nuovo Statuto del dì 8 febbraio 1772. Libro Partiti di detto anno cfr. 72 – Più il Partito Magistrale dei 13 Luglio 1824 cfr. 94, cui segui l’Editto Pretorio dei 12 agosto detto in ordine all’autorizzazione di S. E il Governatore di Pisa.

(fine della ottava parte – continua) 

 

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