L’arte di Luigi Paolini conquista il Monferrato Astigiano

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ALBUGNANO (ASTI) –  L’Abbazia di Vezzolano (XI sec.) autentico gioiello di architettura tardo romanica, situata nel comune di  Albugnano (Asti) nel cuore del Monferrato, ha ospitato nei primi tre fine settimana del  mese di giugno, la mostra “Mercurio e Vulcano”, la bellezza della diversità – sculture in legno di Luigi Paolini e Isabella Corni.

Coltivavo da anni un duplice sogno: portare le opere di Luigi nella mia terra, il Monferrato Astigiano e rendere omaggio ad Isabella Corni, artista poliedrica, scomparsa prematuramente nel pieno della sua attività feconda e super creativa. Pur nella diversità, le loro opere mi avevano colpito fin da subito per la potenza emotiva, l’umanità, la sensibilità, l’empatia, l’estro creativo, segni distintivi del carattere dei loro autori.

La conoscenza con Luigi risale a molti anni fa, ed è dovuta al mio andare per funghi che mi ha portato e spero mi porti ancora tante e tante volte a frequentare le selve che sovrastano Barga. Avvenne a casa di un amico, sorseggiando un bicchieretto di rosso sull’altana, all’ombra di un castagno secolare. Di quell’omone mi colpirono subito due aspetti contrastanti, la corpulenza e la dolcezza dello sguardo.  Le sue sculture le conobbi più tardi, dapprima attraverso internet, poi dal vero. Alcune le incontrai andando a funghi… Mi apparvero “all’improvviso, nel bosco, girando attorno ad un albero, oppure camminando lungo un sentiero…”. Le vidi emergere “dalle fibre nodose di un tronco di castagno…con una forza silenziosa e inesorabile.” Personaggi i cui volti sembravano osservarmi  “…apparentemente distratti, saggi e bonari, oppure arcigni e contorti, sofferenti o severi, con una intensità tale da far credere che fossero lì da tempo immemore…”. (Le frasi tra virgolette le ho rubate all’amico comune Simone Togneri  e fanno parte dell’introduzione alla mostra).

Isabella la conobbi una dozzina di anni fa, grazie alla frequentazione con il papà Francesco, maestro nel disegno manuale a china e pennino dei luoghi dell’architettura e della storia. All’epoca ero un artigiano  stampatore tipografo (ora in pensione)  e Francesco Corni mi affidò il compito di stampare alcuni libri con le riproduzioni dei suoi disegni. Isabella ne curava sapientemente l’edizione. Fu un’esperienza esaltante da cui scaturì una sincera amicizia. Ciò che mi colpì subito di Isabella fu il suo luminosissimo sorriso che sprigionava simpatia e grande gioia di vivere. Scoprii in seguito che aveva due lauree, in Architettura e in Ingegneria, e una immensa capacità di plasmare la materia e di darle espressività. Le opere di Isabella raccontano con forza e maestria il vissuto del tempo, la fragilità, la vulnerabilità, la rinascita.

Non essendo un critico d’arte, né un curatore di mostre di professione, mi interessava attingere alle esperienze vissute direttamente con gli artisti piuttosto che avventurarmi in analisi estetiche asettiche, spesso poco comprensibili, che non sono in grado di svolgere. Mi intrigava l’idea di accostare due artisti così diversi, ma entrambi capaci di suscitare grandi emozioni, così come li conoscevo io, per offrire al pubblico un’immagine il più possibile genuina, diretta, non “incasellata” in clichés estetici scontati.

“Sono troppo diversi” – obiettò qualcuno quando azzardai l’idea. Mi parve un buon incoraggiamento a proseguire, e proprio la “diversità” sarebbe stato il tema da sviluppare. Ne parlai con Elisabetta, sorella di Isabella, fondatrice della casa editrice Ink Line, che porta avanti e diffonde il patrimonio artistico di famiglia, stessa energia, stessa simpatia, stesso DNA, e la convinsi.

Il titolo è suggerito dalle Lezioni Americane di Italo Calvino: Mercurio e Vulcano rappresentano la rapidità, e la lentezza, che, secondo l’autore sono due cardini della comunicazione poetica in ogni sua forma. Isabella e Luigi, in un creativo gioco delle parti, interpretano vicendevolmente, ora l’immediatezza e l’intuizione di Mercurio, ora la “concentrazione costruttiva, la maturità del pensiero che allontana dall’impazienza e dall’effimero di Vulcano”. (da Italo Calvino, Lezioni americane).  Questo gioco è stato reso ancor più evidente dalla disposizione alternata delle sculture dei due autori, e impreziosito da un sapiente fil rouge ottenuto abbinando ciascuna opera a pannelli riportanti testi dedicati (di Pessoa, Hesse, Rilke, Thoreau, Terzani, Ungaretti, Ferrarotti, De André …) insieme all’illustrazione dell’essenza del legno utilizzato, la cui realizzazione si deve all’estro e all’acume intellettuale di Elisabetta Corni.

L’inaugurazione, tenutasi il pomeriggio del 4 giugno, ha registrato, tra il numeroso pubblico intervenuto, la graditissima presenza di un significativo gruppo  di barghigiani.

Il notevole afflusso di visitatori, molti gli stranieri, attenti ad ogni minimo particolare, ha decretato   un unanime apprezzamento, al di sopra delle migliori aspettative. Numerosissimi ed entusiastici i commenti raccolti in un quadernetto predisposto ad hoc dove si elogiano gli artisti, le opere, l’allestimento, i profumi dei legni, il contesto architettonico e paesaggistico.

Per Luigi Paolini un brillante esordio in terra monferrina.

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