Nell’estate barghigiana della ripartenza manca Opera Barga

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BARGA – In una Barga che sta rifiorendo di tantissime iniziative estive che in questi due anni passati erano mancate o erano state fortemente ridimensionate, spicca molto l’assenza nella programmazione degli eventi del festival Opera Barga. Dal 1967, l’unica volta in cui questo festival internazionale non si era tenuto era il lontano 1984, anche se stavolta potrebbe forse essere anche scritta la parola fine…

Nicholas Hunt è il presidente dell’associazione Opera Barga e dal 1995 ha preso in mano dalla sua famiglia, dai suoi genitori Peter Hunt e Gillian Armitage, la redini della importante manifestazione barghigiana.

Perché questa scelta e, soprattutto, è davvero definitiva?

“Ancora al cento per cento non lo so, vedremo nei prossimi mesi come procedere; di certo il festival non ci sarà questa estate e vi assicuro che è stata una decisione sofferta. Il festival fa parte di me, fa parte della mia famiglia, fa parte della nostra storia. Puoi immaginare quanto sia stato difficile prendere questa decisione”.

Ma allora perché fermarsi?

I motivi sono tanti ma soprattutto direi che c’è stata una riflessione: manifestazioni come queste devono continuare a crescere, a stabilire nuovi obiettivi, nuovi slanci e questo spirito negli ultimi anni, complice anche la pandemia, è venuto meno.  

Sono cambiate tante cose da quando iniziai a guidare il festival nel 1995. Anche Barga è cambiata radicalmente.  Tutti gli anni, tutte le estati le ho passate qui, ma è cambiato tanto. Prima l’intero centro storico era un palcoscenico ideale per il festival, ogni piazza un angolo per proporre musica classica. Il paese si è trasformato, è cresciuto, ed ora ogni angolo è occupato dai locali. Non mi fraintendere: questo è importantissimo per Barga ma indubbiamente diventa più complicato proporre il nostro programma come facevamo in passato.

E’ mancato poi il ricambio della programmazione, l’arrivo di forze nuove e questo è un problema che si lega anche a un budget che, nonostante i finanziamenti ministeriali, si è ridotto al lumicino.

A parità di budget, come potere di acquisto, oggi abbiamo la metà di soldi di quelli di cui disponevamo nel 2000. Come si fa a continuare a produrre  allestimenti operistici di qualità, che poi erano il vero marchio di fabbrica di questo festival, in queste condizioni.

Diciamocelo onestamente. In questi anni il Festival ha tenuto grazie soprattutto alla presenza di grandi artisti, ma soprattutto di grandi amici che più che per un compenso sono venuti grazie all’atmosfera di Barga, al tipo di rapporto con la produzione operistica che abbiamo instaurato nel tempo: Sardelli, Bernardini, Prosseda… Ora era arrivato il momento di cambiare, ma per cambiare, come detto, ci vogliono forze nuove. Sono venute a mancare le prospettive. Non vedevo più la possibilità di crescere, o almeno non vedevo l’energia necessaria per proporre nuove idee. Ne abbiamo portate avanti tante negli anni; tanti progetti anche a livello internazionale come la collaborazione con l’Università di Cardiff, tutte cose che ci siamo inventati noi, ma tutte queste iniziative di crescita si sono poi scontrate, in vari momenti, con tagli ai fondi ministeriali, regionali e locali. Una situazione ingestibile”.

E’ mancato anche qualcosa da Barga?

“Non saprei. Se guardi sul sito del Ministero non ne trovi tanti di paesini come Barga che organizzano addirittura due festival musicali finanziati dal Ministero. Vuol dire che questo paese il suo valore ed il suo ruolo ce l’ha. Però in certi momenti, quando abbiamo lanciato registi come Davide Livermore, oggi regolarmente alla Scala, o musicisti come appunto Federico Sardelli e Simone Bernardini,  o scenografi come Nicolas Bovey, l’amministrazione comunale non ha forse capito che valesse veramente la pena investire in questo filone musicale, dove includo certamente anche Barga Jazz. Non è stato predisposto un luogo deputato per concerti, il teatro non è stato ammodernato, non abbiamo mai avuto una vera sala prove. E noi come festival non siamo riusciti a innescare un vero interesse per la musica classica all’interno della comunità. L’unico musicista formato in parte dal Festival è stato William Moriconi che però ora vive in Scozia e fa anche un altro mestiere…

Ma sono ben cosciente delle difficoltà che un’amministrazione di una cittadina come Barga incontra e visti i tempi che corrono credo che sarebbe stato complicato in ogni caso.”

Quindi ci si ferma?

“Sì, ci prendiamo un anno sabatico, poi si vedrà…”

Commenti

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  1. Ho letto l’intervista di Nicholas Hunt, con grande rammarico e tristezza. Tutti i punti che cita – in particolare i cambiamenti nel centro storico di Barga e la crisi angosciante nel mondo della musica classica – risuonano con le mie opinioni molto pessimistiche. Molti dei punti di riferimento più straordinari della nostra civiltà stanno crollando e coloro che comprendono le implicazioni di quel declino sono sempre meno numerosi.

    Come il Sig. Hunt giustamente nota, l’Opera Barga ha portato nella nostra piccola città musicisti, direttori d’orchestra e compositori di grande talento, un risultato straordinario sotto ogni punto di vista. Ci mancherà profondamente.

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