Un gentleman

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Noi, sette livornesi di tre famiglie, con dipendenti SMI, uniti insieme dall’arrivo del fronte, da Fornaci sfollati a Filecchio: io con mamma e babbo, magazziniere; una impiegata con la mamma; ed un operaio con sua madre, eravamo a Bagni di Lucca dove dal Natale 1944  eravamo fuggiti per l’avanzata delle forze dell’Asse. Adesso, avendo gli Alleati rioccupato il territorio barghigiano (gennaio ’45), facemmo ritorno a casa, situata sul colle di Filecchio prospiciente il ponte della Loppora, dove abitavamo, già colpita da cannonata quando eravamo in casa; ma ora ancora maggiormente colpita e quindi inabitabile.

Allora febbrilmente cercammo una nuova abitazione, e finalmente il giorno stesso prendemmo residenza nel ‘salone’ al piano superiore del ‘dopolavoro’, moderna palazzina, ancora ben visibile per chi giunge a Filecchio, sulla sinistra, vicino alla piazza del paese. In questo  ‘salone’ sistemammo alla meglio i nostri pochi mobili a mo’ di divisorio di stanze; mentre al piano terra dell’edificio funzionava una infermeria degli artiglieri inglesi.

La guerra in Europa stava per finire, ma qui non ce ne accorgevamo perché l’attività bellica era intensissima; ed infatti ai primi di febbraio ’45 i tedeschi effettuarono un attacco più forte dei soliti, che sembrava potesse rompere le linee degli angloamericani; ma anche questa volta ciò non avvenne perché la ‘musica’ delle artiglierie degli alleati giunse al massimo di intensità, con migliaia di colpi che capillarmente colpivano le linee in movimento degli avversari, arrestandoli e facendoli ripiegare. I cannoni, gli obici i carri armati erano presenti su tutto l’arco del fronte; ed anche a Filecchio operavano sia i carri armati USA, nei campi sul retro della nostra momentanea residenza, che le artiglierie inglesi, molto numerose, dislocate a Vicari, sotto strada comunale di Filecchio, ovviamente con i cannoni rivolti verso la Garfagnana.

Ed ecco che, dopo dette doverose brevi premesse, onde capire come era allora la situazione, siamo giunti alla narrazione del fatto importante cui è dedicata questa storia:

“Un giorno un funerale procedeva sulla strada comunale, proveniente da Filecchio, verso Fornaci, per poi di lì raggiungere il camposanto, a Loppia. Il mesto corteo, a passo lento, recitando preghiere, iniziava con gli ‘incappati’ della misericordia ed il prete con i chierichetti; poi seguiva il carro funebre trainato da un cavallo bardato di nero; infine chiudeva con i familiari e conoscenti della persona deceduta. Io, di ritorno da Fornaci, ero lì presente, all’incirca nella zona dove è situata la chiesina di Filecchio (di San Nicolao), ed osservavo il triste spettacolo, quando un militare motociclista, inglese, che procedeva verso Filecchio a velocità sostenuta, sbucò da una curva, ma subito rallentò.

Non solo; ma addirittura si fermò, spense il motore e, rimanendo a cavalcioni della moto, al momento del passaggio del feretro si tolse il casco chinando la testa in segno di rispetto e di partecipazione. Questo gesto civilissimo mi colpì: si era in zona di operazioni, sotto strada erano piazzate numerose batterie di cannoni inglesi; e quel militare forse era un portaordini, dato che a bordo del mezzo vi erano delle borse con incartamenti; comunque chiaramente era esentato dal compiere certe cortesie. Ma egli antepose, a tante considerazioni contingenti, il suo alto senso etico, morale, comportandosi da perfetto ‘gentleman’, nel significato più altamente nobile di questo termine.

Uno sprazzo di fulgida luce nel buio della guerra!”.

 

 

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