Il giro delle sette chiese. Tra sacro e profano

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Un bel ricordo della Pasqua di una volta nel racconto come al solito brillante e ben scritto, di Claudia Bilia. Ci ricorda come si viveva una tradizione dei riti pasquali, quella del “giro delle sette chiese”, del Giovedì Santo.

Stasera mi tocca! Pronta per la tradizionale visita a sette delle nostre chiese. Per l’occasione non si indossano abiti e scarpe comodi, magari! È giovedì, da domani le campane non suoneranno più a distesa e saremo tutti tristi per Gesù, ma oggi è festa e ci si veste come la domenica.

Per me è un bel sacrificio. Odio le scarpe di pelle lucida e gli abiti da femmina, gonne ingombranti, stoffe svolazzanti che impediscono i movimenti. Dovrò stare attenta a non sporcarli quindi non sedermi a terra, arrampicarmi, giocare. Dopo varie mie proteste sulla coda di cavallo e sul fiocco che non gradisco ma subisco, mi passano sulle suole, lisce come una pista di ghiaccio, una patata. Dicono che eviterà di farmi scivolare con conseguenze disastrose. Ecco🤨, è sottinteso e d’obbligo che non potrò nemmeno correre, figuriamoci in Barga vecchia tra le carraie ripide e scoscese dalle pietre antiche ben levigate! Non mi fido certo di una patata! Il risultato è che per non rovinare le scarpe nuove, devo camminare come una di quelle bambole a pila che si spostano senza piegare le gambe.

Mi specchio e non mi riconosco. L’abitino bianco a pois blu contrasta con le ginocchia crostose, effetto di scapestrate passeggiate nei prati e nei viottoli di campagna. Ho la borsetta di rafia rosa uscita dall’uncinetto di mamma, rigorosamente dotata di fazzolettino ricamato e monetine per l’elemosine. Sono proprio buffetta! Il babbo mi guarda e ride, devo avere una espressione disperata. Anche lui è tutto agghindato, ha la cravatta e la spilla dell’A. S. Barga appuntata all’occhiello della giacca, i capelli lisci e ribelli ben imbrillantinati e lucidi. Almeno lui fa un figurone! Partiamo, io in mezzo mi appendo alle loro braccia e mi dondolo come sull’altalena.

“Prima tappa Sacro Cuore, poi gelato”

dice mamma allegra mentre controlla che i miei piedi non le smaglino i collant.

Ammetto, mi piace uscire ogni tanto con i miei genitori. Ogni tanto però!

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