Una lettera autorevole

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Squilla il campanello di casa di Adele: la figlia, Marisa, si affaccia alla finestra e le dice:
“Mamma, ci sono i tuoi amici, sono tanti!”.
“Falli entrare”, le risponde, mentre si posiziona più correttamente sulla poltrona.
Ed ecco che l’appartamento di Adele, dov’ella vive con la figlia e la di lei famiglia, viene invaso dai festanti suoi compagni di tante e tante camminate:
“Non è da te, agile come sei, cadere in casa e prodursi la distorsione ad una caviglia…”, le disse uno, scherzando.
“Eh – fece lei -, ho inciampato nel tappeto, che era fuori posto e, cadendo col piede lì impigliato, mi si è prodotta la slogatura”.
“E’ come quel celebre equilibrista – aggiunse un’altra -, che scivolando su una buccia di banana, cadde fratturandosi una gamba!”.
Tutti risero: già da subito si era creata un’atmosfera di serenità; e incominciavano le domande dei nuovi arrivati, con le risposte della invalida:
“E per quanto ne avrai?”.
“Un mesetto: ora devo cominciare la riabilitazione”.
“ Come passi le giornate?”.
“Letture, televisione, giocare con i due nipotini, e computer…”.
“Eh, ma allora passi bene il tempo! Ed ora proponi tu un argomento da discutere, come normalmente facciamo nelle nostre camminate, nei nostri incontri”.
Nel contempo giunge Marisa con un vassoio di varia biscotteria e tè: gli astanti prendono a gustare quella dolce merendella; indi Adele inizia a parlare:
“Sì: si può parlare dell’incredibile guerra che, purtroppo, da alcuni giorni sta sconvolgendo l’Ucraina, con la popolazione civile colpita duramente con morti, feriti, esodo verso altri paesi europei, come anche nel nostro. Un dramma; una tragedia collettiva: la guerra è la negazione dell’uomo, nel suo essere intelligente, sapiente, civile. Ma l’invocazione alla Pace si eleva da tutte le parti: dalla gente comune fino ai governanti di tante nazioni. Ed il Papa, per questa intenzione, ha indetto, in occasione dell’inizio della quaresima ’22, nella giornata delle ceneri di mercoledì prossimo, quindi fra tre giorni, particolari preghiere e digiuno, implorando al Signore la Pace. Giorni fa, al computer, da internet, ho letto l’interessante lettera enciclica sociale “Fratelli Tutti”, di Papa Francesco copiando, sintetizzati, alcuni paragrafi di detta lettera, che calzano a pennello con il nostro argomento in questione. Ecco – continuò la saggia vecchia, prendendo un foglio – : ve li leggo: Paragrafo 258: ‘…oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile guerra giusta. Mai più la guerra!’. Paragrafo 247: ‘La Shoah non va dimenticata. E’ il simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo…Mai più, Signore; mai più!’. Paragrafo 248: ‘Non vanno dimenticati i bombardamenti atomici a Hiroshima e Nagasahi…Non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto…’”. Qui la signora tacque, e subito il discordo lo riprese Camillo:
“Tutti sappiamo della ‘Shoah’, che giustamente viene ricordata di continuo; cioè il nefasto operare per uccidere tutti gli ebrei, praticamente un genocidio, messa in atto fra gli anni ’30 e ’40 dai tedeschi, sotto la spinta di estreme teorie razziste del partito nazionalsocialista di Adolfo Hitler. Mentre mi ha stupito la citazione, fatta in un documento ufficiale del Vaticano, di altre deprecabili stragi di civili, eseguite esattamente dagli USA; sorpreso perché così platealmente non ne ho mai sentito parlare: infatti chi vince le guerre fa la storia a modo suo, addossando tutte le colpe ai perdenti, minimizzando, dimenticando le proprie e prendendosi tutti i meriti possibili. Onore quindi al Santo Padre che, in suddetta sua enciclica, ha evidenziato questa verità storica, umana. Voglio precisare – proseguì il vecchio Camillo -, come contro il Giappone gli statunitensi hanno vinto la guerra non combattendo in terra, esercito contro esercito; bensì con soli due aerei, sganciando due bombe atomiche su quelle due città giapponesi, ammazzando, ferendo e contaminando innumerevole gente del popolo e obbligando, con questo inumano ricatto, il nemico ad arrendersi. Un’ altra osservazione: gli Stati Uniti hanno partecipato alle due guerre mondiali determinando, nella seconda, la vittoria degli Alleati distruggendo le città nemiche, anche ovviamente colpendo la popolazione. E da notare che, mentre le città europee degli Stati in guerra, nella seconda guerra mondiale, hanno subito tanti bombardamenti, gli USA, nelle loro città, non hanno subito nessun attacco aereo, non hanno avuto neppure un vetro rotto!”.
Elisa, giovane ventenne, universitaria, si esprime:
“Questa guerra, testé iniziata in Ucraina, imprevista, da subito ha colpito la popolazione civile di quella nazione, determinando una fuga di massa di profughi che vengono accolti da tutti gli stati europei, fortunatamente anche dal nostro. Dalle brutture della guerra è sorta questa corale fraterna ospitalità, che prima con i migranti che giungavano in Europa dal mediterraneo non si verificava totalmente: c’era infatti chi erigeva barriere per non riceverli. Ecco – concluse la ragazza -, soffermiamoci su detta benefica solidarietà che vince sulle brutture delle armi che sparano, facendo vergognare chi le usa”.
“Brava Elisa -. esclama l’anziana Iole -: fa piacere sentire parlare così una giovane, dando speranza per un mondo migliore nel prossimo futuro; anche se il male delle guerre non verrà estirpato completamete, perché sempre il bene ed il male aleggiano entrambi nell’animo umano”.
Tutti i presenti erano attenti a seguire il dire di chi parlava; ed a questo punto prende la parola il vecchio Aristide:
“Sapete certamente che un secolo fa la pandemia, detta’ spagnola’, si diffuse in Europa e nel mondo, al tempo della prima guerra mondiale: ebbene, anche adesso, con la pandemia covid-19, ancora in atto, si ha la guerra in Ucraina, quindi in Europa: la storia si ripete!”.
Un po’ di silenzio, indi Umberto, da poco pensionato, interviene:
“Si dice che le guerre siano inevitabili, dato che nel mondo sempre ci sono state, e che nessuna nazione ne sia esente; invece ci sono nazioni, pure in Europa, che sono riuscite a rimanere neutrali, anche in difficili momenti, in intricate situazioni. Come valido esempio voglio citare la Svizzera, che ben conosco, perché vi abita un mio parente, a Chiasso, nel Canton Ticino, dove più volte mi sono recato. Detta civile nazione è storicamente transitata, nei tempi delle due guerre mondiali, pur situata geograficamente in mezzo ai contendenti, rimanendo però del tutto neutrale; eppure la Svizzera è composta da tre etniè diverse: di lingua italiana, francese e tedesca che allora, nelle proprie nazioni, erano in guerra fra loro. Un’altra cosa: la Svizzera, a differenza di tanti stati europei, non ha mai avuto colonie, diventando un paese pacifico per eccellenza; e non ha un vero esercito, ma una milizia, armata modestamente. Perciò, a differenza di altri stati europei, che spendono un’enormità di denaro per armanenti sempre più costosi, la Svizzera, neutrale per sua natura, li risparmia quei soldi, e fa star meglio la sua gente!”.
Un coro di approvazioni corona il dire di Umberto:
“Viva la Svizzera, viva la Pace!”.
Ormai era l’ora del commiato, e Adele si rivolge agli altri::
“Carissimi amici, grazie per la visita che mi avete fatto; mi avete riempito il cuore di serenità: moralmente sto meglio… Alla prossima!”.
“Certo, alla prossima – le rispondono -; ma non qui, bensì a passeggiare per il paese, lentamente, perché tu procederai con le stampelle!”.

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