All’interno del paese di Corsagna è dipinto un murales che altro non è che una specie di cartina dei sentieri e delle mulattiere attorno al paese stesso. Uno di questi conduce con un vario zigzagare ad un sito denominato “San Giusto di Puticiano”. Questo edificio sacro era intitolato a San Giusto e Clemente; oggi è un pezzo di Medioevo oramai senza il tetto e con i muri perimetrali sull’orlo del collasso. L’abside porta ancora in alto formelle decorative che sorreggono archetti pensili. Imponenti tralci di edera hanno oramai abbracciato l’edificio, quasi avessero voglia di abbatterlo. Le acacie attorno aiutano le edere in questo tentativo. Solo di recente una misericordiosa mano ha tolto la voracità del bosco da questi muri. Fino a pochi anni orsono gli abitanti di Anchiano erano soliti organizzare una volta all’anno una passeggiata gastronomica il cui fine era quello di dare una ripulita a questo angolo di bosco: portavano con sé vino e baccalà ed altri contorni e davano vita all’opera di ripulitura. Fatto il tutto, il parroco di Corsagna celebrava una messa in quel giorno festoso. E’ stato questo l’ultimo evento della vita terrena della chiesa di Puticiano.
Questa chiesa esisteva già nel 1181 quando il prete di allora (un certo Giovanni) convalida la vendita di alcuni terreni in quel di Valdottavo, appartenuti a Suffreduccio di Anchiano e ai suoi familiari, sottoscrivendo il documento proprio da questo luogo. Siamo nel cuore del Medioevo e la famiglia che qui domina sono i Suffredinghi che sono anche signori di Domazzano, Pescaglia, Diecimo, Oneta, Rocca, Cerreto, mentre su altra sponda appartenevano a questo feudo Casabasciana, Sala, Lugliano, Fornoli, Chifenti e Anchiano; per cui questa chiesa sembra quasi essere il baricentro di questa territorialità.
Nel periodo della Contessa Matilde questo feudo aveva attorno a sé altri importanti latifondi. La Controneria, sulla sponda destra della Lima, era un territorio dove si era imposto un signorotto chiamato Pagano di Corsena che con il tempo amplierà il suo dominio anche nella Piana lucchese e più precisamente nel territorio di Porcari, dando inizio alla fortuna territoriale della casata dei Porcaresi. La Controneria era stata frammentata in concessioni e livelli affidati a piccoli proprietari locali. Pagano la riunisce sotto un solo controllo feudale, probabilmente con l’aiuto di Matilde di Canossa. Per 10 anni (1070-1080) seguirà sempre la contessa nei suoi viaggi in Toscana e in altre località padane, controfirmando oltre venti regesti sotto il monogramma della Contessa. Un vero governatore della Toscana di altri tempi, questo signore era molto legato anche al vescovato di Lucca e nel 1061 elargisce al vescovo Anselmo I da Baggio le sue vaste proprietà in quel di Porcari. Anselmo era stato vescovo a Milano dove aveva combattuto la simonia con la rivolta della “Pataria”, in particolare nell’area urbana chiamata Baggio, esistente tutt’oggi. Con il termine “patarini” si indicano, a volte, ancora oggi, i milanesi. Matilde e Beatrice lo vollero a guida della città più importante della Toscana che all’epoca era Lucca; poi, con un leggero appoggio politico, raggiunse il soglio pontificio nel 1062 prendendo il nome di papa Alessandro II, senza però lasciare la carica di vescovo di Lucca, dirigendo in parte il proprio pontificato dalla città toscana. Il successore di Alessandro II al controllo della diocesi di Lucca fu Anselmo II. Quest’uomo fu il più fidato consigliere spirituale e politico della “gran Contessa”, al punto che trascorse gran parte della sua vita nel castello di Canossa, malgrado fosse in primo luogo vescovo di Lucca. Il legame fra i signori di Canossa e le terre della Mediavalle del Serchio fu sempre strettissimo, quasi a confermare che il capostipite di questa potente famiglia, un certo Sigisfredo, provenisse proprio dalla nobiltà feudale di questi paesi.
Anche la chiesa di Puticiano, che probabilmente esisteva già nell’XI secolo, avrà avuto di certo in quel periodo un suo particolare splendore religioso.
Nel 1602 imperversò nella Valle del Serchio una rabbiosa pestilenza e le case di Puticiano furono fra le più colpite. Per le persone che vi abitavano non ci fu altra soluzione che allontanarsi al più presto da quel luogo. Puticiano si ammalò così di solitudine e col passare dei decenni e dei secoli rimase sperduto ai piedi delle Pizzorne, forse un po’ invidioso della maggiore visibilità che ebbero altri luoghi situati sulla sponda opposta del fiume, come la chiesetta di San Martino in Greppo, il forte del Bargiglio, il romitorio di San Bartolomeo e la pieve matildica di Cerreto. Fra tante difficoltà la chiesa di Puticiano poté resistere fin verso gli anni ’80 dello scorso secolo. Successivamente, priva di ogni minima manutenzione, cominciò a crollare e franturmarsi.
Foto Tommaso Giannini
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