Un cippo ducale sulla strada di Loppia

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Percorrendo in salita la strada di Loppia, rigorosamente a piedi e con molta accortezza al traffico automobilistico, potremo anche accorgerci di piccole curiosità stradali. A circa 400 mt prima della chiesina delle Palmente potremmo notare (oramai giacente al suolo) uno strano cippo kilometrico. Quando era in piedi era alto circa 90 cm, cuspidato ad arco. Il cippo reca sulla facciata stradale una lettera e un numero romano M/I. Incuriosito da queste incisioni, Tommaso Giannini (fotografo) ha cercato nel suo ampio archivio fotografico se vi fossero stati cippi somiglianti a questo. Bisogna tener presente che l’età media delle pietre incise, sia kilometriche che di confine di stato, si aggira sui 200 anni nella nostra Valle del Serchio. In molti casi le pietre sono state traslate, o perché ingombranti nel luogo di origine o per dare più visibilità ad altri luoghi dato che, in generale, la lavorazione di queste pietre è sempre assai elegante.

Sorpresa delle sorprese, il nostro cippo aveva una grafica incisoria e una dimensionalità del tutto uguale ai due cippi kilometrici rimasti lungo la strada ducale di Foce a Giovo che collegava Bagni di Lucca con Fiumalbo valicando l’Appennino a 1670 m di quota fra il Monte Rondinaio e l’Alpe delle Tre Potenze. La strada porta l’appellativo di “Ducale” perché frutto di un accordo politico fra la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone e Francesco IV d’Este, duca di Modena. La duchessa ordinò la sua costruzione con un decreto emanato da Bagni di Lucca nel settembre 1819 per quei 27 kilometri che dividevano il ponte di Chifenti al Passo di Foce a Giovo. Il 31 luglio 1823 i due sovrani si vennero incontro con cortei carrozzati alla sommità degli Appennini, volendo così certificare che gran parte dei lavori di questo valico erano già stati realizzati apponendo a questa arteria un vero sigillo ducale. Il duca di Modena era un instancabile camminatore, ottimo cavaliere e amante della montagna. Lei era, invece, di salute cagionevole con scarse qualità fisiche per i viaggi in montagna. Le sue malattie si aggravarono così rapidamente e non le dettero tregua così da portarla alla morte l’anno successivo a soli 42 anni. La strada sul versante modenese restava in quota per diversi kilometri, fatto che ne causò la chiusura per troppo innevamento in diversi mesi dell’anno, mentre sul versante lucchese sbagliate valutazioni geologiche la resero friabile e franabile in diversi punti, cosicché nel giro di pochi anni la strada si trovò priva di investimenti di manutenzione, passando in uno stato di declassamento, da via Ducale a semplice strada locale – vicinale di montagna.

Il cippo è esattamente collocato 400 m prima di raggiungere la chiesetta delle Palmente, sulla destra, salendo a Barga. La pietra ha un’altezza di 90 cm con una larghezza della faccia incisa di 40 cm e uno spessore del pilastrino di 20 cm. Il manufatto è oramai adagiato sul pendio di scarpata, avendo ceduto ai continui dilavamenti dell’acqua piovana. Queste misure sono identiche a quelle dei due cippi rimasti sull’attuale strada ducale di Tereglio, collocati fra la località di Ponte di Bussato e il fatiscente palazzotto della dogana di Campo a Buriano. Anche la lettera “M” è incisa sul cippo barghigiano con le stesse caratteristiche dei cippi tereglini, numerati XVI e XVII.

La strada di Foce a Giovo possiede a tutt’oggi una ricca bibliografia, ma purtroppo non siamo riusciti a trovare nessuna notizia sul periodo di collocazione dei cippi di distanza e più precisamente su quelle distanze miliari sulle quali si basava il progetto iniziale dell’ingegnere Giacomo Marracci, che si componeva di quattordici cartelle, sette topografiche e sette inerenti alla suddivisione dei lotti di appalto, spese per le infrastrutture (ponti, caditoie, zanelle) e altre spese logistiche e di manodopera; tutto basato e calcolato con le unità del miglio e della pertica (che nel territorio lucchese corrispondevano a 1 miglio = 1771 m e 1 pertica = 2,95 m). Sconosciuto ci resta anche il motivo della traslazione di questo cippo “numero uno”, e la data del trasloco. Forse l’ignoto trasportatore avrà pensato di voler dare anche alla strada di Loppia un tocco di regalità e nobiltà, affiancandolo all’antica importanza della Pieve, dando così anche un po’ di lustro alla località agricola delle Palmente, dato che sul caseggiato a fianco una piccola targa marmorea rammenta che l’edificio fu fatto costruire nel 1959 da una certa signora Teresa Poli, che il 5 giugno di quell’anno la dotò di acqua corrente, energia elettrica e impianto telefonico fisso, risultando così essere la prima casa delle Palmente ad avere tutti e tre questi servizi essenziali

Foto Tommaso Giannini

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