Il grido delle Apuane. L’incontro con Alberto Grossi.

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Da parte del Circolo Laudato Si di Barga riceviamo il seguente comunicato che pubblichiamo così com’è arrivato.

 

Il grido delle apuane e degli apuani

“Venerdì 24 settembre scorso, presso l’Aula Magna dell’Istituto Superiore di Istruzione di Barga, il Circolo Laudato si’, la Caritas e il CAI di Barga, in collaborazione con il Podere ai Biagi e l’ApsLo Sterpaio Onlus, hanno organizzato un incontro con Alberto Grossi, scrittore e documentarista di Forno di Massa.

I presenti hanno potuto visionare e commentare con l’autore il suo ultimo cortometraggio “Cave Cavem” che contiene una fortissima denuncia della devastazione in corso sulle nostre Alpi Apuane.

Oggi, lavorare nel lapideo vuol dire abbattere ogni anno seimilioni di tonnellate di Apuane.

La moderna tecnologia del filo diamantato taglia la montagna e i posti di lavoro. Si è passati da 50 a 1500 tonnellate di produzione pro capite, da 10.000 addetti a un migliaio. Ciò comporta la distruzione irreversibile del territorio (negli ultimi 40 anni è sparita più montagna che nei 1512 precedenti) e la caduta occupazionale, quindi economica e sociale, accentuata della vendita diretta del materiale di cava all’estero.

Questa situazione si fa ancora più assurda se si pensa che più del 75% del materiale estratto viene sbriciolato e trasformato in carbonato di calcio usato come additivo per alimenti o per la produzione di cosmetici, dentifrici, stanghette per gli occhiali eccetera: le montagne sbriciolate per il nostro consumismo.

Questa estrazione aggressiva crea profitti enormi per pochi ed enormi danni alle comunità locali: basti pensare che in 20 anni Carrara ha dovuto subire otto alluvioni che dipendono in gran parte dall’attività estrattiva, oltre che dalla crisi climatica in atto.

Ma un danno altrettanto e forse più temibile viene dal fatto che questo tipo di escavazione mette in pericolo le sorgenti. Infatti, i fanghi di lavorazione, la cosiddetta marmettola prodotta dalle lame diamantate, ottura e cementifica i canali carsici e inquina fiumi e falde. Dalle cartine mostrate in “Cave Cavem” ci si rende conto di quanto spaventosamente si sia ridotto, col passar del tempo, il reticolo idrografico delle Apuane.

Dalla serata del 24 settembre è emerso che l‘impegno di tutti noi comunità dell’alta Toscana, con tutte le istituzioni locali e regionali, deve essere quello di elaborare insieme un nuovo modello di attività economiche che non siano fondate esclusivamente all’attività estrattiva, che permettano un aumento dell’occupazione sul territorio apuano e un maggior ritorno e distribuzione sul territorio dei profitti.

Insieme si può, anche speriamo con il sostegno del ministero della transizione ecologica, nato proprio per proteggere clima ed ecosistemi.

Come ribadito più volte nel corso della serata anche da Alberto Grossi, è urgente agire ora perché noi e i nostri figli non potremmo vivere nella nostra terra fra dieci anni: occorre intraprendere un’azione corale per difendere nella nostra terra, l’acqua, le montagne, il nostro lavoro (che si assottiglia sempre di più), i nostri paesi e l’unità delle nostre comunità.

Comunità e politica non possono esimersi da questo urgente compito.”

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