BARGA – E’ mancata la presenza della nostra Graziella Cosimini alla sua serata dedicata alla “memoria di Barga”, ma di sicuro la Graziella c’era nell’affetto che tutti noi proviamo per lei e che non è mancato anche a questo nuovo appuntamento con il ricordo della Barga d’altri tempi, della vecchia Barga, della Barga che è rimasta viva nel ricordo anche grazie alle pagine del giornale di Barga, agli scritti, ai libri dedicati a Barga, alle poesie barghigiane.
Così sabato sera 7 agosto nella serata tra ricordo e musica che è andata in scena nella piazzetta San Felice, organizzata da tanti anni grazie alla spinta dell’Arciconfraternita di Misericordia di Barga. Graziella non c’era, è dovuta restare a casa, ma era come se ci fosse ed anche quest’anno il “reading” dei ricordi di Barga è stato affidato a Sara Moscardini e Valeria Belloni che ci hanno portato a ricordare le feste di Barga Castello del 1978, il San Cristoforo di una volta, le cronache dell’estate del 1984, il trofeo del Muletto, la piazzetta e le piazzette nel racconto inedito di Paul Moscardini e poi l’amarcord di Barga nello scritto proprio di Graziella Cosimini.
La musica ed il canto sono stati invece affidati alla giovane, ma talentuosa voce del sempre più lucente soprano Celeste Nardi che quest’anno è stata affiancata da due artisti che ad ogni esibizione ci regalano grandi emozioni, il baritono Bruno Caproni ed il pianista Julian Evans. Insieme a Celeste hanno arricchito di tanti momenti e melodie intense la serata che ha visto una bella presenza di pubblico (tutti con il green pass) accolto ovviamente con tutti i distanziamenti e le misure che ci impone questa situazione, che forse lo scorso anno non avremmo mai immaginato di vivere ancora e di soffrire forse anche in maniera più amplificata rispetto all’estate 2020.
Musica e ricordi ci hanno fatto comunque per un’ora e mezzo dimenticare il presente e vivere nel più bel passato che ci sa ogni volta regalare Barga quando andiamo a guardare indietro nella sua memoria.
Una bella serata insomma, dedicata alla memoria di quello che eravamo; di quello che, guardando al bello che ci viene dal nostro passato, possiamo ancora essere.
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