Un amico invisibile

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Il gruppo dei camminatori era in sosta nella piazza grande, quella della chiesa, nel centro del paese. Quel giorno era un venerdì, quindi di mercato come di regola; e perciò sia nella piazza che nelle strade adiacenti c’erano tante bancarelle, fra le quali circolava una moltitudine di potenziali acquirenti. Uno del gruppo stava parlando:

“Come farà Carlo a trovarci, in questa confusione? Cerchiamo di vederlo…”.

“Chi è questo Carlo? – chiese Camillo – Io ho saltato diverse marce, causa lavori che dovevo fare in casa; ed oggi, finalmente, sono ritornato con voi”.

“Qualche settimana or sono – gli rispose Mauro, un magro settantenne in piena forma -, durante una camminata sulle alture sopra Bagni di Lucca, ci fermammo a San Gemignano e, nella bottega del villaggio, fummo interpellati da detto Carlo, un omone alto e grosso, simpatico, da poco in pensione, con il quale facemmo subito amicizia; ed egli chiese di unirsi a noi, anche perché, disse, gli abbisognava camminare onde snellire. Cosicché quel giorno partecipò con noi al compimento dell’escursione prestabilita, ed in seguito, dietro appuntamento, è tornato con noi per due o tre volte. Oggi deve venire qui a Fornaci: lo stiamo aspettando”.
“Eccolo che viene!”, gridò un altro.

Saluti, colpi di gomito come di abbraccio, dato le norme anticovid; infine al nuovo arrivato gli fu chiesto:

Con questo affollamento, con tante macchine che occupano tutti gli spazi disponibili, chissà quanto lontano avrai dovuto lasciare la tua!”.

“Niente affatto, eccola là – e la indicò -: è quella celeste”.

“Perbacco – fece Giovanni, un baldo artigiano anziano, ancora in attività lavorativa -: hai avuto fortuna!”.

“Beh, sì – replicò Carlo -; ma per merito di Demetrio, che certamente mi ha fatto giungere nel momento che una macchina, lì parcheggiata, stava andando via”.

“Demetrio? E chi è?”, insisté l’altro.

“Si tratta, e vi prego di credermi, che parlo seriamente, del mio angelo custode”, precisò costui.

Al che un coro di espressioni d’incredulità; ed intervenne lo spassoso Mansueto:

“Tu credi ad una cosa del genere? Dici questo per fare una battuta? – ed aggiunse, sorridendo ironicamente -: Te lo ha detto Lui, questo nome?”.

“No; diciamo che l’origine di detto nome è questa – precisò Carlo -: Un giorno, mentre pregavo il mio angelo custode, pensai che dovesse avere un nome, come tanti angeli citati nella Bibbia; ed allora mi concentrai in meditazione, finché pronunziai un nome: Demetrio, appunto, nome che non conoscevo ad alcuna persona, come è anche al presente”.

Visto che il parlare su quell’argomento poteva andare alle lunghe, Silvia, una ancor giovane mamma, sulla quarantina, esclamò decisamente:

“Basta, con le chiacchiere: ne riparleremo quando saremo a pranzo dalla Clelia! Adesso è l’ora di partire per la camminata!”.

“Ben detto!”, le fecero eco gli altri.

Il gruppo si mosse in marcia, camminando per sentieri verso il capoluogo; indi passandoci appresso, ma proseguendo in forte salita verso una frazione del comune dove, come programmato, si fermarono alla trattoria rurale gestita da Clelia, esperta in arte culinaria. Il pranzo, consumato fuori del locale per le norme anticovid, fu gradito da tutti i convitati, che infine cominciarono a conversare; ed allora Silvia si espresse a voce alta, rivolgendosi a Carlo:

“Ed ora il nostro nuovo compagno di camminate ci parlerà del suo amico invisibile, che stamani gli ha fatto trovare il parcheggio…”.

“Non solo il parcheggio .- rispose volentieri l’interpellato -, ma tante altre cose mi può risolvere: un oggetto smarrito, un nome che non veniva in mente, decidere di compiere una data azione nel modo migliore, un lavoro che non riuscivo a farlo…E mille altre cose che, concentrandomi sull’aiuto del mio angelo custode, si risolvono: certamente le richieste debbono essere per fini buoni, anche se semplici; poi dipende dal Signore se verranno esaudite o no. Vedete: so che così affermando vengo considerato un visionario, un debole di mente, e spesso vengo deriso e canzonato; ma disconoscere dette realtà arcane mi farebbe sentire di essere un vigliacco, ed allora le affermo, senza paura, Per il resto, come vedete, conduco una vita normale, come tutti. Ed a tutti voi rivolgo l’invito di convincervi che Gesù, la Madonna, i Santi, gli Angeli, le anime dei vostri defunti, mediatori fra voi e Iddio, sono sempre presso di voi e vi ascoltano, perché otteniate ciò che, per vostro bene, vi serve”.

Detto questo Carlo si mise a sorseggiare il caffè che stava raffreddando, mentre interveniva Mansueto, chiedendogli:

“Ma allora, all’angelo, si può chiedergli di farci vincere alla lotteria? Più bene di così…”.

Qualcuno sorrise a questa battuta, mentre Mauro prese a dire:

“Sarà anche vero quel che dice il nuovo amico; ma non credo che il Cielo si muova con siffatti presunti miracoli, per cose di così poco conto…”.

“Eh, no – gli risponde la vecchia insegnante Adele -: per piccole o grandi cose è sempre l’intenzione che conta, per cui uno è ladro tanto se ruba qualcosa ad una bancarella, o se va a svaligiare un’abitazione. E proprio Gesù, su richiesta di Sua Madre, compì il primo miracolo, a Cana, ad un banchetto di nozze dove, durante il pranzo, era finita la scorta di vino, trasformando l’acqua di alcuni grandi recipienti in buonissimo vino. In seguito, come certamente sapete Gesù operò tanti altri miracoli eccelsi, come ridare la vita a morti, a guarire malati gravissimi, a sanare infermi…Ma questo, molto importante perché primo, fu fatto onde evitare il disagio di un pranzo nuziale senza più vino, con figuraccia del capo di quella casa! Ma ognuno – proseguì l’anziana -, ogni singola persona ha il suo angelo, che non serve solo per minimi aiuti materiali, ma che ci trasmette ciò che il Signore vuole da noi, per nostro bene: basta sintonizzarsi sul suo Essere, in ogni azione del proprio vivere, come ci si sintonizza su un dato canale televisivo onde riceverlo. Ma c’è pure il male – e qui la signora parla con voce più grave -: il maligno che, per contro, si da da fare, cercando di ingannarci, per spingerci a compiere male azioni: bisogna quindi saper discernere le ispirazioni buone da quelle cattive, come si valuta un frutto se è sano o malato”.

A questo punto Silvia spontaneamente esclamò:

Non mi piace sentir parlare del diavolo: mi fa paura, e preferisco pensare che non esista..”.

“Ma, cara giovane – le replicò Adele -, la realtà del demonio è certa perché, in questo mondo, combatte contro Dio, sommo bene, sommo amore, per impossessarsi di anime a Lui destinate, ma che, liberamente di propria volontà, possono percorrere la via che vogliono scegliere”.

Al dire della donna seguì un breve tempo di silenzio; poi, titubante, leggermente impacciato, si decise a parlare Giovanni, l’artigiano falegname:

“Quest’oggi abbiamo intrapreso a trattare un argomento su fenomeni ultraterreni; ebbene, anch’io avrei qualcosa da dire in merito – e tacque, ma gli altri lo invitarono a proseguire – Ecco: qualche anno fa un mio amico, più anziano di me, molto religioso, mi chiese se lo conducevo in macchina all’eremo di Calomini, antico, bellissimo santuario garfagnino, per avere una benedizione da un frate del convento, molto noto per il suo saper scrutare nell’animo dei pellegrini. Il frate in questione, francescano, Padre Maurizio, se ben ricordo il nome, impartì una particolare benedizione, accompagnata da apposite preghiere, sia al mio amico, che a mia richiesta pure a me. Poi, visitando l’eremo, parlammo con il frate di invasamenti, di ossessioni, ed io gli chiesi se queste cose potessero veramente avvenire; ed egli spiegò: ‘Certamente, da sempre ne accadono; ed allora bisogna ricorrere all’esorcismo: partendo da Gesù che , descritto nei vangeli, liberò tanti indemoniati, la Chiesa, nel suo bimillenario cammino, ha sempre istituito degli appositi sacerdoti atti a svolgere gli esorcismi. Da notare che gli operatori di dette fatture, definiti stregoni, maghi, uomini o donne che siano, spesso vengono ritenute persone per bene, mentre sono al servizio del maligno ed operano riti sacrileghi con i loro nefandi poteri, che si trasmettono da uno all’altro, da una generazione all’altra’. Poi Padre Maurizio prese da un vecchio scaffale-libreria un vecchissimo libro, contenente testimonianze su episodi di indemoniati, e ce lo consegnò, invitandoci a leggere un dato capitolo riguardante uno di questi fatti, e ci lasciò mentre noi seduti presso ad un tavolo ci mettemmo a leggere. O meglio, era il mio amico che leggeva ad alta voce, ed insieme commentavamo le fasi del racconto; ma qui debbo dire che, a distanza di anni, non ricordo bene i particolari della storia; perciò dirò solo l’essenziale. Ecco: una ragazza era stata oggetto di una fattura satanica e, ammalata di un misterioso male che la consumava, facendola soffrire ed andare in tremende crisi ossessive, doveva morire quando sarebbe morto un rospo che era stato sepolto, vivo, dallo stregone alla messa in opera della fattura.. Questo emerse dalle varie sedute di esorcismi cui la ragazza veniva sottoposta finché, finalmente, fu scoperto il luogo dove il rospo era sotterrato, Era ancora vivo, ma sarebbe campato ancora per ben poco tempo: fu rimesso in libertà, e subito la giovane stette bene ed in breve ritornò alla sua vita normale”.

Dal gruppo si levarono alcune voci che chiedevano spiegazioni all’artigiano:

“Perché quella ragazza era stata colpita dalla fattura, che motivo ci può essere stato?”.

“Magari era ammalata di epilessia o di chissà quale altra malattia neurologica…”.

“Sembra il racconto per bambini di una novella di antico stampo”.

“E’ da visionari mentali, credere a certe cose”.

Giovanni, seccato da detti commenti, riprese a parlare decisamente:

“La ragazza in questione può essersi messa in concorrenza con un’ altra ragazza per fidanzarsi con un dato giovane, vincendo la gara; e l’altra, perdente, si è vendicata commissionando allo stregone il maleficio..Questa è una ipotesi possibile; poi, se mi considerate visionario, allora considerate altrettanto, e più ancora, quei frati che hanno descritto il fatto, ed anche il vescovo che dette il permesso per fare l’esorcismo…Infine dovete sapere che la Chiesa, prima di decidere di fare gli esorcismi, vuole sentire il parere dei medici specifici, riguardo alla persona con disturbi che potrebbero avere origine naturali; e talvolta sono gli stessi medici che vogliono assistere ai riti di esorcismo onde studiare più a fondo ciò che, durante lo svolgersi dei quali, può accadere. Infine – concluse con forza -, sappiamo bene come chi sta per morire non si appella alla scienza, alle filosofie, alle ideologie umane, né ad alcun personaggio, illustre che sia; ma a Cristo, alle realtà ultraterrene della fede: questo ci faccia riflettere!”.

Dopodiché, ma con calma, ben ponderato, prese la parola il vecchio Aristide:

“Voglio aggiungere che la realtà del demonio, con il suo nefasto potere di cercare di asservire le anime al suo volere, è verità della nostra fede di cristiani; ed infatti all’atto di ogni battesimo viene chiesto ai fedeli presenti: ‘Rinunziate a satana e alle sue opere?’ Ed ognuno risponde: ‘Rinunzio!. Quindi si può concludere che questo specifico racconto che ci è stato proposto può essere vero; ed io lo credo, anche considerando in che ambiente è stato scritto, ed in quale si trova. Ed inoltre, perché no? Anche noi potremmo andare a consultarlo, in quell’eremo: molto probabilmente è ancora là, anche se attualmente non ci sono più i frati cappuccini a risiederci, ma religiosi di una congregazione di recente costituzione”.

“Giusta proposta – commentò Mansueto –, possiamo programmare, per una delle nostre scarpinate, la visita a quel monastero, e con pranzo al cenacolo di quei monaci!”.

Ormai era l’ora di prendere la strada del ritorno, e Carlo chiese:

“Rifacciamo il medesimo percorso dell’andata?”.

“No – gli fu risposto -: scendiamo su Mologno, poi il Frascone, e quindi Fornaci…Ma bisogna muoversi subito, per rispettare i tempi stabiliti”.

E quei baldi escursionisti si misero a camminare speditamente, agevolati dal percorso in discesa; serenamente; anche canticchiando.

 

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