Tradizione e cambiamento. Keane e la mostra “Spiritum”

-

BARGA – Presso la Oxo Collection – The Gallery, in via di Borgo, dal 12 giugno scorso è ospitata una nuova interessante mostra di Keane, l’artista irlandese di nascita ormai naturalizzato barghigiano: dopo aver lasciato Londra e poi anche la Francia arrivò in Valle del Serchio nel 1985 a bordo del suo sidecar russo; da allora non è andato più via. Innamorandosi prima della Garfagnana e poi di Barga dove ha scelto di vivere.

Una bella e insolita esposizione che colpisce  anche per il suo allestimento oltre che per le opere che alla fine mettono insieme un percorso artistico durato un anno e che ci invita a riflettere sulla tradizione, le mestaine della Garfagnana e della Valle del Serchio, e il cambiamento, i fiori di plastica al posto di quelli freschi e poi l’abbandono di questi luoghi; ma che apre la riflessione su tanti altri aspetti: i rosari lasciati sulle immagini prima come segno di preghiera, sostituiti ora da oggetti personali, segno di una voglia più che di pregare, di lasciare il segno della propria presenza….

Keane, ci puoi spiegare questa mostra?

“Una esposizione non si può spiegare con le parole, è fatta di immagini, sensazioni, emozioni. Sono quelle a spiegare una mostra.”

Pareti nere, cornici scure, luci soffuse; una mostra molto dark la tua…

“Come sopra:  non devo dare io la risposta. Chi visita questa mostra deve cercarla. Non servono le parole, solo le immagini e le emozioni.”

Come nasce questo progetto?

“Sono anni che lavoro sulla cultura locale (le suore, il biroldo, i pennati…) cose che si vedono ogni giorno, ma delle quali non ci accorgiamo più e diventano dunque invisibili. L’idea mia è quella di guardare anche il contorno; quello che circonda. Insomma, il cosiddetto “pensiero laterale” coniato da Edward De Bono.

Stavolta la mia ricerca riguarda le mestaine che si trovano in Garfagnana, che fino a poco tempo fa ogni mattina qualcuno adornava di fiori. Ora invece si trovano solo fiori di plastica, il segno di una attenzione che ormai manca per queste immagini. Non c’è più l’anima, il cuore di qualcuno dietro a queste mestaine, solo del fiori di plastica. Un po’ il segno dei tempi dove tante cose si danno per scontate, si è portati a risolverle con il minimo sforzo e senza pensarci troppo; appunto con dei fiori di plastica.”

Questi fiori li hai anche usati per la tua mostra…

“Devo dire che questi fiori di plastica sono anche molto belli, sono fatti molto bene. Li ho usati per realizzare le opere sulle mestaine ed alla fine di un anno di lavoro ho sminuzzato, diviso i fiori, petalo per petalo, foglia per foglia e con questi ho concluso il mio percorso con un trittico realizzato e colorato appunto con i fiori di plastica”

 

Certo questa plastica è ovunque…

“Sì anche questo è un aspetto su cui riflettere forse, ma del resto più si entra dentro questa mostra e più emergono altre storie e riflessioni. Come le immagini sacre che si trovano anche negli ospedali o in altri luoghi piene di rosari intorno. E’ una cosa che mi ha affascinato e nel quale ho notato anche un cambiamento. Per esempio al Lago Santo, sotto il Monte Giovo, ci sono una serie di mestaine ed anche lì la gente ha cominciato a lasciare i propri oggetti. Non sono però solo rosari o oggetti religiosi in segno di devozione o preghiera, ma anche braccialetti, elastici per i capelli, perfino un cucchiaio… insomma un po’ come i lucchetti che si trovano sui ponti di Parigi. Mi pare che in questo cambiamento ci sia la voglia della gente di partecipare; ognuno mette la sua roba per dire: “io sono qua”. Un cambiamento culturale indubbiamente.

Io del resto ho sempre ricercato questo da quando sono a Barga: “tradizione e cambiamento nella piccola comunità” il sottotitolo di Barganews.com. E devo dire che alla fine è bello questo cambiamento continuo. Ed è affascinante il fatto che è un cambiamento che va avanti, ma che noi che lo viviamo non si nota. Non si nota fino a quando non ti fermi, non lo fissi questo cambiamento;  come ho cercato di fare io. Il mio lavoro è proprio su questo. L’idea è di far fermare qui un minuto le persone, di far loro guardare tutto questo  e basta; senza voler in qualche modo giudicare o polemizzare su niente e meno che mai sul cambiamento. E’ semplicemente un modo per fermare in una immagine diversa questo momento che stiamo vivendo.”

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.