Oltre alla violenza primaria (per esempio di natura fisica, psicologica ed economica) esiste anche la violenza secondaria: ovvero quelle situazioni in cui le donne diventano vittima una seconda volta: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media e nel contesto sociale. Ritenere la vittima di un crimine o di altre sventure parzialmente o interamente responsabile di ciò che le è accaduto è violenza secondaria.
Prendere coscienza di una violenza subita e decidere di denunciare è un processo delicato e complicato, e come se non bastasse, una volta deciso di denunciare, “essere creduta” diventa un percorso difficilissimo. Le Survivor (così si chiamano le donne che hanno subito uno stupro e che sono sopravvissute a questo evento tragico) vengono spesso interrogate sui propri comportamenti e sulle proprie abitudini, minimizzando l’esperienza traumatica e deresponsabilizzando in questo modo le azioni dei violenti; spostando la colpa dall’aggressore alla vittima.
A parlare sono i dati Istat (2019); il 39,3% pensa “se davvero lo vuole, può evitare lo stupro”, il 23,9% pensa “se l’è cercata, guarda com’era vestita”, il 15,1% pensa “se era ubriaca o drogata, è anche colpa della donna”, il 10,3% pensa “spesso le accuse di violenza sessuale sono false”.
La principale conseguenza di questi comportamenti, e di queste frasi ripetute troppo spesso, è quella di scoraggiare le donne a sporgere denuncia o di portarle a ritirarla. Si alimenta così la cultura dello stupro cioè quella che promuove e normalizza la violenza di genere: una donna è paragonata a un oggetto e per questo fruibile da tutti.
Il Centro Antiviolenza “Non Ti Scordar di Te” con sede al Ponte di Campia e Castelnuovo di Garfagnana è reperibile per avere aiuto o anche solo un consiglio. Segreteria attiva h24 allo 0583 766094.
Numero nazionale antiviolenza e stalking: 1522 gratuito anche da cellulare e attivo 24 h su 24. Rispondono operatrici specializzate.
La Commissione Pari Opportunità
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